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 2014  giugno 13 Venerdì calendario

VELOCE

«Se sono più veloce io o Usain Bolt? Palla al piede vinco io. Correre con la palla è del tutto diverso: i passi che puoi fare col pallone non sono quelli che fai senza. Specie se hai le leve lunghe come Bolt. Sì, io in una sfida potrei batterlo» (Gervinho).

CINGHIALE «È vero, mi chiamano “il cinghiale”. Ma è dovuto alla stazza, mica al carattere. Che poi, boh, io mi sento piccolino. Farò quest’impressione con la tuta» (Romano Fenati).

SINISTRA «Se parliamo di divertimento, meglio stare a sinistra perché ho più alternative. Posso andare sul fondo e crossare col piede mancino o rientrare col destro. Dall’altra parte del campo sono più limitato ma non posso dire di starci male: sono un destro naturale» (Mattia De Sciglio).

STUPIRE «Dopo il Mondiale lascerò Fabio e accetterò un altro lavoro all’estero, ma prima dobbiamo stupire il mondo qui in Brasile» (Italo Galbiati, assistente di Capello, ct della Russia).

CUCCIA «A Vent’anni me ne sarei dovuto andare via dall’Italia, fare esperienza di vita e di calcio all’estero. Avrei giocato più Champions e forse più finali. Allargato i miei confini, e i miei confronti professionali. Ma io solo non ci sono mai stato, sono sempre andato a pranzo da mamma e papà, che abitano a tre minuti da me. Stavo nel brodo, molto coccolato, molto figlio. Difficile cambiare una cuccia comoda, più facile che te la aggiusti» (Daniele De Rossi).

AFRICA «Ho avviato una paio di situazioni importanti con nazionali africane: è solo una questione di tempo per l’accordo. Allenerò in Africa. Bisogna sempre accettare le sfide» (Giovanni Trapattoni).

RISTORANTE «A San Antonio mi trovo bene, ma ovviamente non è la stessa cosa per quanto riguarda divertimenti e quant’altro. Per fare un esempio credo non ci sia nemmeno un ristorante italiano» (Marco Belinelli).

RINUNCE La cosa che meno mi piace del ciclismo... sono le rinunce a tavola. Io mangio di tutto, e vivrei di pasta e di pizza. Però se voglio arrivare a certi risultati, so che non posso concedermi sgarri» (Fabio Aru).

FIORETTI «Prandelli? Un maestro umano e tecnico. Durante la Quaresima ci faceva fare un fioretto: rinuncia a qualcosa, dolce, caffé, sigarette. Era un modo di misurarsi con le proprie debolezze» (Lorenzo Minotti).