Fabio Licari, La Gazzetta dello Sport 8/6/2014, 8 giugno 2014
RIZZOLI, FISCHIETTO D’ITALIA
Se il Brasile domina per coppe vinte, nessuno ha «qualificato» tanti arbitri al Mondiale come l’Italia. Non c’è gara: Nicola Rizzoli è il 20° della storia, staccate Germania e Inghilterra (17), Spagna (15), Brasile e Argentina (14). Nel passato recente c’erano Collina e Rosetti, nel 2018 non avrà l’età: insomma questa per Rizzoli è l’unica edizione della vita. «E non posso sbagliare: una squadra può perdere la prima partita e andare in finale, agli arbitri non è permesso». A giudicare dagli allenamenti al centro Zico, fuori Rio, il percorso dei fischietti – superallenati – almeno in campo sarà velocissimo.
Quali sono le linee guida per i 33 arbitri mondiali?
«Saper leggere le partite e le situazioni tattiche: per essere sempre preparati e non farsi prendere di sorpresa. Noi europei siamo fortunati: col lavoro di Busacca alla Fifa e Collina all’Uefa non abbiamo problemi».
Che cosa chiede a Brasile 2014?
«Allegria, tecnica, velocità, spettacolo. E una lotta decisa contro ogni forma di razzismo e discriminazione».
Sarà anche il Mondiale dello spray per barriere e della tecnologia.
«Aiuti importanti. Lo spray serve più a squadre e tifosi che a noi: sarà più facile rispettare le distanze, lo spettacolo ci guadagnerà. Mentre in meno di un secondo l’orologio segnalerà se la palla è entrata o no».
Nel 2006 Blatter disse: «I sudamericani sono i migliori perché abituati a battaglie in campo». Oggi le gerarchie sono capovolte.
«Con Collina noi europei abbiamo migliorato condizione mentale, fisica e tecnica: non basta più saper gestire una guerra. Il calcio è sempre più tecnico e veloce, devi conoscere le squadre».
Nel 2010 l’inglese Webb ha diretto la finale: difficile che tocchi ancora a un europeo.
«Vediamo. È talmente lunga da qui alla finale…».
Sarebbe bello se ci fosse l’Italia più che un italiano…
«Prima viene l’Italia, ci mancherebbe. La storia di un arbitro al Mondiale è vincolata a quella della sua nazionale».
Domanda che le hanno fatto mille volte: perché rende meglio in Europa che in Italia?
«Non sono diverso, è solo una questione di numeri. Su 180 partite di Serie A quanti errori avrò fatto? Una decina? E allora? Il problema è che sono Rizzoli, dirigo gare importanti e lo sbaglio fa più rumore. Ma non è questione di pressione né di concentrazione: se dirigi 6 partite internazionali all’anno hai anche più tempo per prepararti. In campionato la routine non sempre te lo permette».
Cosa c’è nel futuro di Rizzoli?
«Altri tre anni di calcio italiano ad alto livello. L’Euro 2016. Superare quota 200 partite in campionato. E poi una partita che vorrei fare: la finale di Supercoppa. Mi manca».
Perché?
«Perché gli atleti hanno sempre bisogno di stimoli e obiettivi. Magari non ce la farò, però la sola idea mi dà forza».
E dopo Rizzoli?
«L’imbarazzo della scelta. Rocchi aveva tutte le qualità per essere qui. Ci sono Orsato e Tagliavento. Poi Mazzoleni, che è cresciuto tanto, e Valeri. E i giovani Massa e Guida. La nostra scuola è tra le migliori al mondo».
Chi la «designerà» la prossima stagione?
«Dopo quattro anni di un grandissimo motivatore, capace di comprendere le esigenze del gruppo, oggi ci vuole una persona che tecnicamente tiri fuori i giovani più bravi e più in sintonia con filosofia e linee guida Uefa».