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 2014  giugno 09 Lunedì calendario

ILVA GNUDI AL COMANDO (IL GOVERNO SUGGERISCE) QUEL DUELLO TRA I DUE CONSULENTI


Enrico Bondi ha trascorso le ultime settimane da commissario straordinario dell’Ilva accentuando le caratteristiche che ha nel dna: barricato nei suoi uffici, insensibile alla necessità di confrontarsi con il mondo della siderurgia piuttosto che con le banche creditrici, intenzionato a sparare fino all’ultima cartuccia in difesa del piano industriale presentato poche settimane fa e accolto da uno scetticismo piuttosto generalizzato. Tanto che la richiesta di una svolta è arrivata dagli ambienti più diversi, dal presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, al presidente della Regione Puglia (nonché di Sinistra ecologia libertà), Nichi Vendola.
Scelta
Alla fine il dado è stato tratto venerdì scorso, con la scelta del consiglio dei Ministri di sostituire Bondi con Piero Gnudi, commercialista bolognese dal curriculum prestigioso. Non si può dire, per una volta, che il governo Renzi abbia puntato sui giovani, dato che Gnudi ha soltanto quattro anni in meno del quasi ottantenne Bondi. Ma è altrettanto vero che la situazione dell’Ilva è di assoluta emergenza e in situazioni del genere, come commenta un banchiere molto preoccupato di quanto sta accadendo, «l’usato sicuro è quello che dà le garanzie migliori».
Non solo. La scelta di Gnudi, che ha recuperato piene energie dopo qualche problema di salute e resterà consigliere di Federica Guidi, il ministro per lo Sviluppo economico, ha il significato di un segnale chiaro: l’assunzione piena di responsabilità del governo in una vicenda molto complessa e intricata, in cui la soluzione va trovata mediando tra interlocutori straordinariamente assortiti, con interessi a volte contrapposti.
Al tavolo siedono la magistratura (con inchieste a Taranto, sui danni ambientali, e a Milano, sui reati fiscali e societari dei Riva), le parti sociali (non solo i dipendenti che rischiano il posto di lavoro ma l’indotto di quella che rappresenta l’acciaieria più grande d’Europa), la famiglia Riva (che rimane l’azionista di controllo), le banche (la più esposta è Intesa Sanpaolo, seguita da Unicredit e Banco popolare). Roba da far tremare i polsi. Sotto questo aspetto Gnudi, di cui si può dire senza timore di smentita che ne ha viste di tutti i colori, ha le carte in regola per tentare l’impossibile. È stato presidente e amministratore delegato dell’Iri a cavallo degli anni Duemila, portandolo alla chiusura delle attività come presidente del comitato dei liquidatori. Ha guidato l’Enel dal 2002 al 2011 vivendo i mesi convulsi della scalata alla spagnola Endesa, su cui inizialmente aveva espresso all’amministratore delegato, Fulvio Conti, qualche perplessità, preoccupato per il forte indebitamento che si era reso necessario. È diventato ministro per Affari regionali, sport e turismo in un governo di assoluta emergenza, quello di Mario Monti. Ma, soprattutto, ha sempre avuto capacità di relazioni, e di mediazione, notevoli, a cui si aggiunge una dose non trascurabile di sensibilità sociale, a cui contribuiscono l’origine bolognese e gli stretti rapporti di amicizia con l’ex presidente del consiglio e della Commissione europea, Romano Prodi, con cui condivide la passione per la bicicletta, coltivata in gite domenicali piuttosto impegnative.
Dialogo
Un’origine bolognese che spiega anche i legami con un politico di segno diverso: Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc. In Ilva la grande esperienza al dialogo servirà nei rapporti con la magistratura, ma anche per convincere la famiglia Riva dell’opportunità di continuare a fare la sua parte, per tessere la tela della ricerca di alleati nel mondo dell’imprenditoria siderurgica italiana e internazionale, per convincere le banche a concedere altre linee di credito. Punto di partenza, con ogni probabilità, dovrà essere la revisione del piano industriale presentato da Bondi cercando di conciliare la necessità di non sacrificare la produttività dell’acciaieria con il rispetto dei vincoli ambientali e riconsiderando la scelta di ricorrere in misura massiccia al cosiddetto preridotto, cioè all’utilizzo nel ciclo produttivo di semilavorati che permettono di ridurre l’utilizzo del più inquinante coke ma a costi molto, molto elevati.
Le capacità di manovra del nuovo commissario sono confermate dall’avere conquistato nella tranquilla ma operosa città delle Due torri, da parte degli addetti ai lavori, l’appellativo di «Cuccia bolognese». Per Gnudi è stato il trampolino di lancio verso gli incarichi romani, di rilevanza nazionale. Dallo studio di Gnudi sono passate le operazioni che hanno coinvolto le famiglie imprenditoriali più conosciute in terra bolognese, dalla cessione del gruppo Gazzoni (alla multinazionale Sandoz) fino alle vicende del Bologna calcio e alla vendita della Ducati energia (di cui era presidente Guidalberto Guidi, il padre del ministro) alla Tecnekomp. Di sicuro ha affinato una capacità non banale di valutazione degli uomini che gli servirà, tra l’altro, per ricostruire una prima linea manageriale adeguata alle necessità dell’Ilva. Ma dovrà farlo in fretta perché quando nelle casse aziendali non c’è più la liquidità necessaria significa che il tempo è scaduto.