Cristiana Mangani, Il Messaggero 7/6/2014, 7 giugno 2014
COSÌ I SERVIZI SI SCAMBIANO DATI SENSIBILI, AGGIRANDO I VINCOLI DEI SINGOLI PAESI
IL RETROSCENA
ROMA È il numero che fa impressione: 606 mila richieste di “informazioni” o metadati inviati a Vodafone dall’Italia tra il primo aprile 2013 e il 21 marzo 2014. Un record assoluto che ci porta in vetta alle classifiche europee per “ascolti”. Le vere e proprie intercettazioni, in realtà, sono intorno alle centomila, ma nel Belpaese ogni cosa avviene nella regola. Perché come spiegano i servizi segreti italiani: «Da noi non si ascolta nulla senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria». Questo nell’ufficialità, ma se si crede alle rivelazioni fatte non molto tempo fa da Edward Snowden, la talpa dello spionaggio americano, «i rapporti tra l’Nsa e le agenzie di intelligence europee vanno ben oltre la legalità». «L’agenzia Usa ha sempre aiutato quelle dell’Ue a trovare le scappatoie legali più adeguate per infiltrarsi nelle maglie della privacy - ha spiegato l’ex agente in fuga - La connivenza delle agenzie europee di intelligence con l’Nsa, insieme agli accordi di collaborazione siglati con le società Tlc e le web company Usa, hanno consentito di raccogliere milioni di dati relativi a cittadini Ue».
CORRUZIONE E MAFIE
Insomma, c’è poco da rivendicare la privacy, perché in Italia quello che fa impazzire il dato di ascolti è la specificità del reato che si vuole contrastare, ovvero la criminalità organizzata, le mafie, ma anche i numerosi casi di corruzione (come si vede in questi giorni con Mose ed Expò). Uno studio dell’Eurispes parla di ben 181 milioni di intercettazioni eseguite ogni anno. Un fenomeno cresciuto del 22,6 per cento tra il 2006 e il 2010. I distretti giudiziari dove la pratica è più attuata sono Napoli (21.427), Milano (15.467), Roma (11.396), Reggio Calabria (9.358) e Palermo (8.979).
L’altra fonte di intercettazioni legali è quella dei servizi segreti. Ma in questo caso sono poche: solo 12 nel 2013, tutte autorizzate dal procuratore generale della Corte d’appello di Roma, Luigi Ciampoli, l’unica autorità che ha il potere di dare l’ok. La legge consente infatti anche agli 007 di eseguire intercettazioni quando ciò sia ritenuto indispensabile «per l’espletamento delle attività loro demandate», previa autorizzazione della procura generale della Corte d’Appello, l’ufficio dove convergono le richieste degli agenti dell’intelligence su tutto il territorio nazionale. I servizi italiani non partecipano poi ai programmi di spionaggio - come quelli della Nsa americana o del Gchq britannico - che prevedono un accesso diretto ai cavi a fibra ottica che attraversano il pianeta. Sulla vicenda è intervenuto il garante per la privacy Antonello Soro. «Dopo il Datagate - ha sottolineato - sta emergendo a livello globale l’assoluta necessità di riequilibrare il rapporto tra sicurezza e privacy, spostando il baricentro nella direzione della difesa del diritto al rispetto della persona e quindi della sua libertà e della sua dignità».