Nino Sunseri, Libero 7/6/2014, 7 giugno 2014
NON BASTANO 5 MILIARDI DE BENEDETTI AFFONDA MPS
Il gruppo De Benedetti affonda il Montepaschi che, probabilmente, sarà costretto a un altro aumento di capitale dopo quello da cinque miliardi in partenza lunedì. Alla notizia che forse i soci dovranno rimettere mani al portafoglio il titolo ha perso quasi il 2%. Il piccone che ha scavato gran parte del buco si chiama Sorgenia, l’azienda elettrica di proprietà della famiglia dell’Ingegnere. Nel prospetto arrivato da Siena, nell’ambito delle informazioni obbligatorie da fornire al mercato, è emerso che la banca è pesantemente esposta nei confronti del gruppo: si tratta di 710,6 milioni che ben difficilmente torneranno indietro. In sostanza l’istituto toscano sostiene da solo una grandissima parte del debito della società di casa De Benedetti che ammonta a 875 milioni. Un’altra bella eredità lasciata dalla vecchia gestione dell’istituto toscano che proprio ieri ha conosciuto ancora una volta i rigori della giustizia. Il pm ha chiesto la condanna a sette anni per l’ex presidente Giuseppe Mussari. Sei per il direttore generale Antonio Vigni e per il responsabile dell’area finanza, Gianluca Baldassarri. Il processo è quello relativo alla gestione dei derivati. Insomma per il gotha della finanza rossa i guai ormai non finiscono più. Non avevano combinato solo pasticci acquistando Banca Antonveneta ad un prezzo proibitivo. Avevano fatto di peggio. Avevano messo da parte ogni prudenza sostenendo in maniera avventurosa le aziende guidate da Rodolfo De Benedetti. Per le piccole imprese il credito arriva sempre con il contagocce. Per i grandi gruppi, soprattutto se considerati amici, invece non manca mai. Poi capita che i prestiti divengano sofferenze.
A pagare il conto sono gli azionisti di minoranza. Non solo quelli di Mps, ma anche quelli di Cir, la finanziaria guidata dal figlio dell’Ingegnere. Ieri sera il consiglio d’amministrazione ha licenziato un bilancio da brivido. La perdita del 2013 ammonta a 230 milioni ed è dovuta quasi per intero all’azzeramento del valore di Sorgenia. Né potrebbe essere altrimenti visto che la società elettrica, lo scorso anno, ha perso la bellezza di 783 milioni. Inevitabile azzerare i valori di carico. Pochi mesi fa la stessa chirurgia era stata utilizzata dagli austriaci di Verbund, socio di minoranza. Un taglio doloroso che ha mandato in cenere investimenti milionari. Né il futuro si presenta facile.
Ora la parola passa alle banche per il piano di salvataggio. Dovranno trasformare i loro crediti in capitale e sperare che i conti migliorino. La trattativa con la famiglia De Benedetti è in corso e incontra non pochi ostacoli. La vecchia gestione pur avendo provocato perdite colossali non vuole uscire di scena consegnando le chiavi ai creditori. In queste condizioni non sarà molto semplice trovare una soluzione condivisa. Né la nuova dirigenza di Mps sembra intenzionata a fare regali. Il presidente Profumo e l’amministratore delegato Fabrizio Viola hanno già abbastanza guai per i fatti loro. Nel prospetto che hanno inviato al mercato hanno dovuto ammettere che i problemi sono tutt’altro che vicini alla soluzione. In autunno, infatti, la banca verrà sottoposta agli esami della Bce. Se dovesse arrivare una bocciatura non ci sarebbero alternative alla soluzione più dolorosa: i soci dovranno mettere mani al portafoglio per rimpolpare il patrimonio. L’aiuto pubblico sembra a questo punto impossibile. Né è gradito. Non a caso l’aumento di capitale in partenza lunedì servirà a rimborsare tre dei quattro miliardi ottenuti due anni fa dal governo Monti. Il saldo, se non ci saranno sorprese, arriverà alla fine dell’anno. Sempre che dalla Sorgenia non arrivino ancora brutte notizie.