Filippo Facci, Libero 7/6/2014, 7 giugno 2014
GUERRA DELLE TANGENTI NEL PD
[Le mazzette del Mose date per finanziare le campagne dei partiti] –
Le tangenti del Mose erano per le campagne elettorali dei partiti, erano per i candidati alle elezioni. C’è scritto nelle carte.
Lo dicono gli imprenditori che versavano i soldi. Questo scandalo veneziano è quanto di più simile a Tangentopoli si vedesse da tempo, ed è il contrario perfetto dello scandalo Expo. C’erano anche versamenti presi «per sé» o che finivano nelle tasche di soggetti che c’entravano niente con la politica: ma i nutritissimi consorzi degli imprenditori li citeremo solo in parte, essendo tanti e ripetitivi nelle loro dazioni di base hanno finanziato delle campagne elettorali come ai bei tempi, quando c’erano le quote fisse per i partiti e i costi dell’appalto crescevano sempre a dismisura. Non ci sono «mariuoli» o mele marce, a Venezia: c’era un sistema di mele marce, organico alla politica. «Il consorzio voleva Orsoni sindaco», ha titolato ieri l’Unità. Sì, ma prima ancora lo voleva il Pd, che l’ha candidato e sostenuto.
Va detto che nel caso del forzista Giancarlo Galan i finanziamenti politici appaiono come una minoranza: tuttavia «Galan Giancarlo riceveva in occasione delle campagne elettorali cospicui finanziamenti che gli venivano consegnati dal Baita e dalla Minutillo», si legge a pagina 11 della monumentale ordinanza di custodia cautelare. Restando in zona azzurra, il punto 12B evidenzia che gli imprenditori Mazzi, Tomarelli, Savioli, Baita, Mazzacurati, Sutto e Neri Morbiolo «in concorso tra loro, illecitamente finanziavano la campagna elettorale di Sartori Amalia, candidata per il Partito della Libertà alle elezioni del Parlamento europeo del 2009, versando alla stessa la somma complessiva di 25mila euro». E altri imprenditori, così pure, al punto 12C, si legge che «illecitamente finanziavano la campagna elettorale di Sartori Amalia, esponente di spicco del Popolo della Libertà e di Forza Italia, corrispondendole in più rate la somma complessiva di 200mila».
Poi però si passa al Pd e la questione si fa più sostanziosa. Prima ancora che del sindaco, si parla di Giampietro Marchese, consigliere regionale del Pd ed esponente di spicco del partito. Pagina 14, lettera 11a: «Mazzacurati, Mazzi, Baita, Tomarelli, Morbiolo, Sutto, Rismondo e Neri, in concorso tra loro, illecitamente finanziavano la campagna elettorale di Marchese Giampietro, candidato per il partito democratico alle elezioni regionali in Veneto del 2010, versando allo stesso la somma complessiva di 58mila euro, senza che la medesima fosse stata deliberata e iscritta in bilancio come finanziamento elettorale... senza che comparisse il Consorzio Venezia Nuova quale reale finanziatore». Al punto 11b ci si rifà: «Marchese Giampietro, quale candidato al Consiglio Regionale del Veneto del Partito Democratico alle elezioni del 2010, riceveva i contributi illeciti consapevole del loro illegittimo stanziamento...» e Mazzacurati, Mazzi, Baita, Tomarelli, Savioli, Boscolo Bacheto Mario e Boscolo Bacheto Stefano, e Neri, «illecitamente finanziavano plurime campagne elettorali di Marchese, esponente di spicco del Partito Democratico... una somma oscillante tra 400mila e 500mila...», più una «fittizia assunzione di Marchese presso la Eir studio srl per un importo pari a 35mila euro».
Elezioni, candidature, parlamenti vari: questa è politica, ci pare. Tantopiù quella che riguarda il discusso Giorgio Orsoni, il sindaco di Venezia: al punto 13a si apprende che «Mazzi, Tomarelli, Savioli, Baita, Mazzacurati, Sutto, Falconi, Neri, Boscolo, Morbiolo illecitamente finanziavano la campagna elettorale di Orsoni Giorgio, candidato sindaco del Pd alle elezioni comunali di Venezia del 2010, versando al mandatario del Comitato elettorale del candidato la somma complessiva di 110mila». Altri imprenditori, pure, finanziarono (13c) «la campagna elettorale di Orsoni Giorgio corrispondendogli la somma complessiva di 50mila».
Non bastasse, c’è un interrogatorio datato 3 settembre 2013 (pagina 192 dell’ordinanza) in cui uno degli imprenditori è chiarissimo: «In questo interrogatorio Boscolo Bacheto Mario ha ammesso che una parte dei soldi serviva per i partiti, per cui questo era un altro degli scopi di questo passaggio di denaro». Si parla esplicitamente di «soldi ai partiti» e «per sistemare i partiti». Anche a pagina 217 si elenca «tra i beneficiari il Marchese Giampietro» e più in generale «contributi a soggetti politici». Nella pagina dopo, un teste, un imprenditore, è ancora più chiaro: «In occasione di elezioni amministrative e politiche, Savioli (altro imprenditore, ndr) si adoperava per far giungere ad alcuni esponenti politici finanziamenti elettorali che sarebbero dovuti essere erogati dalle imprese... Mostrandomi i riferimenti bancari dei mandatari elettorali di tali politici... Fu finanziato il candidato sindaco Orsoni Giorgio, confermandosi quindi una delle principali finalità di tale meccanismo di sovrafatturazione». Basta? No, a pagina 275 ci si sofferma su «fondi neri utilizzati nei reati di corruzione e nei reati di finanziamento dei partiti politici, per le dazioni in nero a politici». Nero. Su bianco.