Miska Ruggeri, Libero 6/6/2014, 6 giugno 2014
L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO LE PERLE CONTROCORRENTE DI GULBIS
Se ti chiami come Hemingway, sei figlio di un miliardario e di un’attrice, sei bello, simpatico ed estroverso e puoi rimorchiare tutte le ragazze che vuoi, hai un talento innato che ti avrebbe fatto primeggiare in tutti gli sport con una palla (praticati in abbondanza durante un’infanzia trascorsa a mille km di distanza dalla Playstation e dai computer), ti piace divertirti e non sopporti la banalità e sei allergico alla stupidità, che c’entri con le macchine spara-palline del tennis di oggi? Chi te lo fa fare a vivere per l’allenamento e il sacrificio, a rinunciare alla birra e alle donnine allegre? E così, finora, il lettone Ernest Gulbis, già nei quarti a Parigi nel 2008 a soli 18 anni e oggi atteso da Djokovic in semifinale con tante notti brave nel mezzo («Ah, non gioco fino a venerdì? Beh, allora stasera posso andare a festeggiare», ha scherzato con autoironia appena dopo aver battuto Berdych), ha attraversato il circuito da mina vagante, capace di vincere con tutti e di perdere più spesso, per la verità con tutti, tanto che a febbraio di quest’anno la mamma lo aveva invitato ad appendere la racchetta al chiodo... Disseminando però, nelle varie interviste, “perle di saggezza” meritevoli di essere tramandate. Eccone un florilegio tra quelle riportate dal sito Ubitennis del grande Ubaldo Scanagatta.
Allenamento. «Non mi sono mai allenato molto. Lo odio. Cosa posso farci? Non corro tanto, sono alto. Non posso muovere le mie gambe, ecco perché cerco di colpire forte così non devo muovermi».
Basket. «Ho segnato 18 tiri liberi di fila. Durante l’interruzione (per la pioggia nella finale di Delray Beach del 2010 contro Karlovic, ndr). 18 tiri liberi. Di solito ne faccio 200».
Birra. «Andare fuori e non bere, non lo capisco. Se inizio a bere, bevo fino all’alba. Non posso andare in un club e bere solo quattro birre. Se vado fuori, vado fuori tutta la notte».
Capelli. «Le creme per il corpo, i trucchi sono solo per le ragazze. I ragazzi dovrebbero essere al naturale. Devi ovviamente prenderti cura di te stesso, devi lavarti, così non puzzi. Il resto è naturale. Il sigor Gulbis si fa la doccia e non si pettina mai».
Lanci di racchetta. «Posso lanciarla anche più in alto. Una volta l’ho lanciata oltre la recinzione e mi hanno dato 2000 dollari di multa. Non voglio pagarla più. Così cerco di tenermi entro i limiti del campo».
Il 25enne Ernests Gulbis affronta in semifinale Djokovic: comunque vada a finire il match, entrerà nei top ten [Ansa]
Motivazioni. «Mi stavo proprio incazzando a vedere chi era nella top 100. Ci sono dei ragazzi che non so nemmeno chi siano. Alcuni ragazzi, mi dispiace con rispetto non sanno neanche giocare. Non so come siano arrivati nella top 100. Penso di essere molto meglio di loro».
Nadal. «Lui pensa a come uccidere il suo avversario. Ha una mentalità diversa. La mia è più vicina a quella di Marat Safin».
Nightclub. «Andare fuori e non bere, non lo capisco. Se vai in un nightclub cosa c’è da apprezzare? Niente. La musica è troppo alta, tutti sono sudati, tutti ballano, è buio, tutti spingono, tutti sono ubriachi. E se c’è una persona sobria nel locale, non ti diverti. Preferisco stare in compagnia dei miei amici e invitare le ragazze».
Prigione. «È stato divertente, molto divertente. Ma non
tornerò più in Svezia. Se esci e incontri delle ragazze (prostitute, ndr) ti mettono subito in galera, non è normale. Ma è stato divertente, penso che tutti debbano andare almeno una volta in prigione».
Racchette rotte. «Ne rompo circa 6070 l’anno. Mi dispiace dopo andare nella fabbrica dove le costruiscono e vedo tutto il lavoro che fanno a mano. Sui campi in cemento, dove è più difficile romperle, con un tentativo l’ho rotta in cinque punti diversi.
Terraioli. «Oggi correvo come un terraiolo spagnolo che sta sulla riga di fondo e rimanda indietro la palla. Tennis femminile».