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 2014  giugno 08 Domenica calendario

Ci sono azioni apparentemente piccole che possono fare grandi differenze. Nei giorni scorsi, in tutto il mondo si è cominciato a parlare seriamente dell’importanza di fornire bagni e toilette ai milioni di abitazioni indiane che non li hanno: la discussione è partita dal caso delle due giovani cugine violentate e poi impiccate in una campagna dello Stato dell’Uttar Pradesh mentre cercavano, nell’oscurità, di trovare un luogo all’aperto in cui fare i loro bisogni

Ci sono azioni apparentemente piccole che possono fare grandi differenze. Nei giorni scorsi, in tutto il mondo si è cominciato a parlare seriamente dell’importanza di fornire bagni e toilette ai milioni di abitazioni indiane che non li hanno: la discussione è partita dal caso delle due giovani cugine violentate e poi impiccate in una campagna dello Stato dell’Uttar Pradesh mentre cercavano, nell’oscurità, di trovare un luogo all’aperto in cui fare i loro bisogni. In India il problema è serio. Circa 600 milioni di persone — il 50% degli abitanti — vivono in case che non hanno servizi igienici degni di questo nome: quota che sale al 65% nelle campagne, mentre nelle città è del 12,3%. Non si tratta però di un’esclusiva indiana. Le Nazioni Unite calcolano che 2,5 miliardi di persone — un terzo dell’umanità — vivano senza servizi igienici domestici, quasi tutte concentrate nei Paesi in via di sviluppo. E che di queste un miliardo non abbia altra scelta che defecare all’aperto, esposta a ogni vulnerabilità. Con conseguenze drammatiche. La mancanza di igiene è una delle maggiori cause di diarrea (prevenibile) che provoca la morte di un bambino ogni due minuti e mezzo; ed è una delle cause che facilitano la diffusione di colera, epatite, tifo, poliomielite e limitano la crescita fisica. Quest’anno provocherà infezioni da vermi in 44 milioni di donne incinte. Espone a violenze sessuali. La mancanza di servizi igienici nelle scuole è una anche delle ragioni principali per le quali molte ragazze decidono di abbandonare gli studi quando entrano nella pubertà. Il costo della mancanza di strutture sanitarie e di acqua potabile, calcolato dall’Onu per i Paesi poveri, è di 260 miliardi di dollari l’anno. Per quanto possa risultare non gradevole, la questione è insomma di importanza enorme. Tanto che a fine maggio le Nazioni Unite hanno lanciato una campagna chiamata «End Open Defecation» che dovrebbe portare all’inserimento tra i Development Goals che verranno rilanciati l’anno prossimo l’obiettivo di ridurre a zero il numero di famiglie senza servizi igienici entro il 2025. Non sarà facile. Spesso gli ostacoli culturali da superare non sono da poco. Molti indiani, ad esempio, considerano le toilette una cosa sporca, non le associano all’igiene ma al fatto che la pulizia delle latrine sia da sempre affidata alle caste intoccabili. Qualcosa dunque da non mettersi in casa. In più, anche nelle nuove costruzioni spesso non viene realizzato il bagno nell’attesa che siano i programmi sanitari del governo a sostenerne il costo, quasi fosse un’imposizione. Ci sono però segni incoraggianti. In tutta la sua campagna elettorale, il nuovo primo ministro indiano Narendra Modi ha agitato lo slogan «toilette, non templi», nonostante egli sia un devoto indù. E ha promesso di ripulire il Gange, nel quale ogni minuto entrano 1,1 milioni di litri di scarichi umani. Sembra un obiettivo da poco: dare un bagno a tutti sarebbe però un grande risultato per l’umanità. E si può fare.