Domenico Palmiotti, Il Sole 24 Ore 7/6/2014, 7 giugno 2014
A PIERO GNUDI IL TIMONE DELL’ILVA
TARANTO
Piero Gnudi alla guida dell’Ilva come commissario. Come era previsto, ieri il governo ha definitivamente chiuso la gestione di Enrico Bondi e affidato all’ex ministro del governo Monti ed ex presidente dell’Enel il compito di tirare fuori dalle secche l’azienda siderurgica che a Taranto ha l’impianto più grande d’Europa. «Non è un compito facile. L’Ilva non è solo un’azienda, è un pezzo del patrimonio industriale italiano che coinvolge 15mila lavoratori» dice lo stesso Gnudi. «La cosa più importante da fare - aggiunge - è trovare nuovi azionisti perché in questo momento Ilva non ha un azionariato. Tutte le proposte al tavolo verranno esaminate» sottolinea ancora Gnudi riferendosi alle manifestazioni di interesse di Arcelor Mittal, Arvedi e Marcegaglia.
Oggi l’Ilva è assediata da tre problemi: la mancanza di risorse, la crisi del mercato, l’imponente risanamento ambientale di cui necessita il complesso industriale pugliese. Ed è stata proprio l’emergenza sul fronte della liquidità a spingere il governo ad agire in contemporanea con la scadenza di Bondi, nominato commissario un anno fa dal Governo Letta. «L’Ilva è vicina al fallimento» dice Antonio Gozzi, presidente di Federacciai. «Perde 80 milioni al mese» aggiunge Claudio Riva, il cui gruppo rimane proprietario dell’azienda. L’Ilva ridimensiona queste cifre. Per le perdite dichiara che nel primo trimestre 2014 ammontano a 110 milioni complessivi, ma ciò non toglie che la situazione sia molto critica. Bondi, nel piano industriale stoppato dal gruppo Riva e dalle banche, stima infatti perdite per oltre un miliardo nel periodo della gestione commissariale e nella sua ultima relazione (20 maggio) segnala, relativamente ai ricavi di vendita, una «diminuizione di oltre il 3 per cento nel primo trimestre 2014 rispetto ai già sacrificati valori dell’ultimo trimestre 2013» e annuncia che «ulteriori effetti negativi sulla prima linea del conto economico (ricavi) sono da attendersi nel secondo trimestre».
Il nodo finanziario è quindi tra i primi che Gnudi dovrà sciogliere. Inoltre c’è da mandare avanti il piano dei lavori dell’Autorizzazione integrata ambientale, sapendo che su questo, oltre al fattore risorse, gioca anche il fattore tempo in quanto il Dpcm che ha approvato il piano ambientale dell’azienda dice che tutti gli interventi devono concludersi nell’estate del 2016. Poi c’è da decidere come riassestare il piano industriale. Bondi aveva previsto un impegno complessivo di 4,185 miliardi sino al 2020 divisi tra 1,8 di Aia, 1,750 di investimenti tecnici, 635 milioni per interventi relativi a salute, sicurezza e ambiente. Aveva anche previsto un aumento di capitale di 1,8 miliardi, di spingere sull’uso del preridotto di ferro in alternativa all’agglomerato di minerali e alle cokerie, e un intervento delle banche per 1,5 miliardi tra il 2015 e il 2016. «Bondi è un professionista espertissimo - commenta Gnudi -, credo quindi che le sue stime non siano molto lontane dalla realtà».
«Per noi si riparte dal piano industriale di Bondi - dice Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl - perché l’Ilva non è assolutamente nelle condizioni di permettersi ulteriori ritardi. Aspettiamo quindi Gnudi e il governo al confronto. Ci spiace per l’evoluzione del caso. Pensiamo che Bondi abbia mostrato rigore professionale, competenza industriale ed equilibrio rispetto ai poteri dello Stato. È stato boicottato dal gruppo Riva e dai siderurgici anche perché, per riconquistare il mercato, aveva temporaneamente abbassato i prezzi».
«Gnudi deve stabilizzare l’Ilva nel più breve tempo possibile e il governo assicurargli le risorse - sostiene Rocco Palombella, segretario generale della Uilm -. Il nuovo commissario ridia sicurezza all’azienda e lavori per costruire una cordata e un nuovo assetto societario. Non deve esserci una seconda svendita dopo quella dell’Iri del 1995 ma l’azienda va comunque messa sul mercato. Eppoi Gnudi si apra a Taranto: siamo ad un passaggio delicatissimo anche per l’avvicinarsi del processo». E ai sindacati e ai lavoratori di Taranto che temono un futuro di tagli, il neo commissario lancia un messaggio rassicurante: quella dei cancelli chiusi dopo le ferie «è un’ipotesi mai adombrata e mai ipotizzata da nessuno. Non è un’ipotesi assolutamente presa in considerazione».
Nessun commento da Bondi se non un brevissimo messaggio di saluto a tutto il personale dell’Ilva: «Dopo un anno di lavoro comune - scrive - desidero ringraziarvi tutti per il supporto e la collaborazione ricevuta». E resta intanto aperto il ruolo del sub commissario Edo Ronchi che il governo ha invitato a rimanere. «Non ho sciolto le riserve» commenta Ronchi.
Domenico Palmiotti, Il Sole 24 Ore 7/6/2014