Luigi Bolognini, la Repubblica 7/6/2014, 7 giugno 2014
SUOR CRISTINA TRA CROCE E TRIONFO “NON RINUNCIO A DIO PER UN DISCO”
MILANO
Quando i fotografi le chiedono di imitare i calciatori e alzare il trofeo della vittoria di The voice of Italy , una brutta scultura di una mano che impugna un microfono, lei brandisce il crocifisso che ha al collo: «Ecco il mio trofeo». Ed ecco suor Cristina Scuccia, in un gesto: non priva di ironia e certezze (in se stessa e nella fede), ma laconica e timida fino quasi al gelo, anche per difendersi da un mondo che potrebbe fagocitarla.
Oltre che dal suo Dio, la 25enne suor Cristina è stata protetta anche dal suo caposquadra al talent. J-Ax anzitutto ha risposto in prima persona agli attacchi su Internet. Anche ieri Twitter ribolliva di commenti urticanti: «Più la vedo cantare, più penso che le suore siano contro natura. A cominciare dalle scarpe», «Se lei ha vinto The Voice, l’Italia può vincere i mondiali». «Ho difeso a priori il suo abito. Non sono religioso, ma sono stato discriminato esattamente come lei. Io sono andato in tv a cantare di legalizzare la marijuana, lei a dire il Padre nostro . Entrambi abbiamo esposto il nostro credo. E questa è libertà di parola». Ma J-Ax — poi vai a dire che i rapper sono brutti e cattivi — nei primi tempi della gara l’ha protetta anche fisicamente, mettendole alle costole un energumeno tatuato del suo staff per tutelarla da curiosi e gente pronta a coglierne momenti imbarazzanti: «Un paparazzo inglese ha offerto al mio amico una gran cifra per poter scattare una foto di Cristina seminuda, durante un cambio d’abito. Respinto con perdite».
L’unione sacro-profano non scandalizza padre Raffaele Giacopuzzi, direttore del Good news festival, rassegna di musica cattolica che nel 2013 suor Cristina vinse con Senza la tua voce, che usa uno spirito alla Bergoglio: «L’accoppiata con J-Ax è stata la vera meraviglia. Quando mai la Chiesa non è andata verso le periferie? E la prima cosa che fa un missionario in un territorio nuovo è tradurre il Vangelo in lingua locale. Anche la musica. Il rock ormai si ascolta anche alle feste parrocchiali. Per il resto in tv ho rivisto la stessa persona: timida, ma solo giù dal palco. L’anno scorso stava ancora valutando se questa passione potesse diventare una difficoltà per lei, ma è sempre stata sospinta dalle consorelle. E direi che ha trovato la strada giusta ora».
In effetti Cristina Scuccia durante tutto il percorso televisivo iniziato il 19 marzo con No one di Alicia Keys ha colpito per varie cose. Certo, la tonaca, che ha probabilmente causato la sua vittoria, ma anche l’interesse del New York Times, tweet di complimenti della Keys e di Whoopi Sister Act Goldberg e un invito da David Letterman. Poi la gran voce. Ma anche il misto di ingenuità e feroce, soave determinazione: dopo la vittoria non c’è stato modo di cavarle una lacrima, e di parole ne ha dette poche — oltre al Padre nostro — e generiche: «Un tour? Vedremo. Il futuro? Lo lascio alla Divina Provvidenza e alle mie superiori». Non è un modo di dire: le Orsoline della Sacra Famiglia — che a Milano operano in zona Lambrate gestendo un pensionato universitario e una scuola materna e impegnandosi nella catechesi — sono un ordine particolarmente gerarchizzato. Tutto è deciso da suor Agata, anche il ferreo silenzio stampa di adesso, «perché siamo ancora scosse, abbiamo paura di tutto quel che sta succedendo. Suor Cristina ha un talento che ha voluto donare agli altri. Ma il resto, il contorno, è qualcosa che non appartiene né a lei né a noi».
Anche questa, volendo, è ingenuità, ovvero scarsa conoscenza di come va il mondo: chiaro che se ci si getta nello show business se ne affrontano onori e oneri. Tra gli onori, il contratto con la Universal per un disco. Cifra ignota, ma suor Cristina non dovrebbe tenerne nulla, avendo fatto voto di povertà, oltre che di castità e obbedienza. Voti da rinnovare: al momento è in fase di juniorato, ovvero non è ancora monaca irrevocabilmente. Dovrà ripetere i voti il 29 luglio, poi nel 2015. Solo dopo saranno perpetui. «Ma io mi sento già suora per sempre».
Ma per poco non ha prevalso l’altra vocazione: la musica. «Dopo la Cresima mi ero allontanata dalla Chiesa, per me contavano solo le lezioni di canto ed esibirmi nelle piazze e ai matrimoni con la band». E dopo cena nella casa di Comiso, provincia di Ragusa, bisognava stare zitti in (religioso) silenzio perché guardasse in santa pace Amici , talent cui ha cercato anche di partecipare (così come X Factor). Fino al diploma in Ragioneria, l’assunzione in un call center e il fidanzamento con Lucio, ex chierichetto. Un giorno la madre legge un articolo su Claudia Koll, ex musa di Tinto Brass che, convertitasi, gestisce la Star Rose Academy, scuola di spettacolo delle Orsoline. «Cristina era molto portata nel canto — ricorda l’attrice — un vero talento. Quando si presentò, le proposero subito di frequentare i corsi, per continuare a coltivare le sue qualità artistiche». Pur interpretando in un musical la parte della fondatrice dell’ordine, non sono momenti facili: «Cadde, si ruppe una caviglia e non poté partecipare allo spettacolo per la Giornata mondiale della gioventù, in San Pietro. Questo le diede tempo e modo di riflettere: non a caso proprio allora maturò la decisione di prendere i voti». Così nel luglio 2010 diventa novizia e va due anni in Brasile ad aiutare i bambini di strada: «La musica mi ha aiutato a entrare in contatto con loro e ho riscoperto il canto come modo per lodare il Signore, e strumento per toccare i cuori».
Certo, non è il primo religioso che va in tv a cantare. Un nome per tutti, frate Giuseppe Cionfoli (anche a Sanremo nel 1983 con Solo grazie), che poi ai voti rinunciò per metter su famiglia. Cristina invece non ha dubbi: «Per fare un disco non rinuncerei mai all’amore più grande della mia vita: Dio».
Luigi Bolognini, la Repubblica 7/6/2014