varie, 9 giugno 2014
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 9 GIUGNO 2014
Dopo 36 anni il Mondiale di calcio torna in Sudamerica. Calcio d’inizio giovedì alle ventidue italiane per la partita fra il Brasile, Paese ospitante, e la Croazia. Sabato, a mezzanotte, toccherà agli Azzurri contro l’Inghilterra. Gianfrancesco Turano: «Per un mese milioni di italiani si adatteranno ai fusi orari di oltreoceano, vivranno di notte, dormiranno poco, produrranno ancora meno e si chiederanno se la cresima del ragazzino o la gita al mare con la suocera sono davvero più importanti di Costa d’Avorio-Giappone (stadio di Recife, ore 3 antimeridiane) o di Honduras-Ecuador» [1].
Le nazionali in gara sono 32. Le città che ospiteranno il torneo 12. La finale si giocherà il 13 luglio a Rio de Janeiro, al Maracanà ristrutturato per l’occasione. Per garantire la sicurezza, il governo brasiliano schiererà 150 mila agenti dell’esercito e della polizia, oltre a 25 mila guardie private. Per scongiurare scioperi, il governo martedì scorso ha concesso alla polizia federale un aumento di stipendio del 16% [2].
Il match inaugurale si giocherà in uno stadio non ancora terminato, l’Itaquerao, a Sao Paulo: mancano le tribune vip, le aree commerciali i maxi-schermi. «Gli stadi di Brasile 2014 sono più costosi di quelli realizzati in Germania nel 2006 e in Sudafrica nel 2010 messi insieme: almeno 2,6 miliardi di euro, tre volte più del previsto. L’ex presidente Lula aveva promesso che tutti i progetti per il Mondiale sarebbero stati finanziati con fondi privati. Oggi sappiamo che quasi tutto è stato pagato dallo Stato» (Peter Burghardt) [3].
Paolo Manzo: «Quando la Fifa scelse il Brasile come sede per il Mondiale, sette anni fa, tutti dall’estero guardavano al Paese con grande ottimismo, il boom economico era appena iniziato e, grazie ai programmi assistenziali di Lula, milioni di poveri erano passati nella cosiddetta classe media. Oggi alcune agenzie di rating hanno abbassato il voto del Brasile (Fitch e S&P) o stanno pensando di farlo, sono all’ordine del giorno le manifestazioni contro gli sprechi del Mondiale e sono apparsi i black-block» [4].
Per i lavori nei 12 stadi che ospiteranno le partite sono morti nove operai e sono state sfollate 250 mila persone. Un operaio guadagna in media 3,90 real l’ora (1,26 euro) [5].
Dal giugno 2013, quando si giocò la Confederations Cup, sono esplose le proteste dei movimenti contro le spese per la realizzazione degli stadi e delle infrastrutture collegate. Il conto complessivo, a oggi, è di 26 miliardi di real (circa 8,5 miliardi di euro). «Una cifra che avrebbe permesso a milioni famiglie di entrare a far parte del progetto “Bolsa familia”, il programma sociale introdotto dall’ex presidente Lula, che garantisce 70 real al mese (circa 20 euro) per chi ha un reddito mensile inferiore ai 140 real» (Lorenzo Simoncelli) [6].
Rocco Cotroneo: «Nonostante tutto, appena il pallone comincerà a correre, i mugugni contro le spese eccessive e il governo passeranno in secondo piano. Nove brasiliani su dieci assisteranno alle partite in tv e appena uno su dieci ha voglia di scendere in strada a protestare. I dubbi sull’organizzazione persistono, probabilmente il Paese non arriva preparato all’evento, ma è giunto il momento di tifare, organizzare bar, maxischermi e salotti in casa, far scorte di birra» [7].
Secondo i bookmaker, la squadra favorita è il Brasile. Stando alla media delle quote di ventiquattro agenzie censite dal sito oddschecker.com il successo dei verde-oro è dato 3 a 1. «La vittoria della nazionale argentina è quotata 9 a 2. La Spagna di Iniesta e la Germania di Klose vinceranno il Mondiale con una probabilità del 13%. Belgio, Italia, Francia e Inghilterra non sembrano avere buone chance: tra il 3 e il 4,8%. L’Honduras ha soltanto lo 0,04%, la stessa probabilità con la quale un uomo è considerato posseduto dal diavolo» (Giuseppe Ragusa) [8].
«Il Brasile è forte ma non imbattibile. Ha un portiere che negli ultimi due anni ha giocato (poco) con Qpr e Toronto, una difesa “europea”, un centrocampo imbottito di trequartisti e un attacco con una sola stella. Ruota tutto attorno a Neymar, astro nascente che a Barcellona ha fatto fatica a imposri» (Giovanni Capuano) [9].
Il calciatore più atteso è Leo Messi. L’Argentina non vince dal 1986. Maradona si laureò campione del mondo a 26 anni, Messi ne compirà 27 nel corso del torneo. «Non è il caso di girarci troppo intorno: c’è una questione Messi nella Nazionale argentina. Nonostante i numeri siano sempre dalla sua parte (37 gol in 84 partite, più di Maradona, e secondo solo a Batistuta), le sue prestazioni non hanno mai davvero convinto i tifosi. In parte è colpa della sua ridotta “argentinidad”: ha abbandonato il Paese a 13 anni; non ha mai giocato neanche una partita nel campionato argentino. Insomma, è sempre stato poco presente nella vita dei tifosi argentini» (Emiliano Battazzi) [10].
Come sempre prima di un Mondiale, in Italia non sono mancate le polemiche. Questa volta il motivo è stata l’esclusione dell’attaccante della Fiorentina Giuseppe Rossi. Oliviero Beha: «Dicono, ma ti pare che Prandelli ha rinunciato a Rossi per dispetto? Da sempre pesano sulle scelte dei ct altre variabili. Chi spinge chi, quanto pesa il club di appartenenza e via così. Prandelli, dopo aver palesemente illuso il Pepito, lo “tradisce”. Detto altrimenti, se fosse stato – che so – della Juventus, Rossi partiva eccome» [11].
Mario Sconcerti: «Andiamo ai Mondiali con una squadra inedita e molto giovane: Verratti, Insigne, Immobile, De Sciglio abbassano molto l’età media e l’esperienza. Ma si fa un gran parlare di fatica in Brasile, i giovani saranno utili. Aumenta la qualità media, sono diventati addirittura tre i fantasisti (Cerci, Cassano, Insigne). Senza la differenza di Rossi, sarà questa qualità a decidere il nostro posto in Brasile» [12].
Per la prima volta il calcio azzurro manda ai Mondiali una squadra con: due separati (Buffon e Pirlo), un divorziato (De Rossi), un ragazzo padre (Balotelli), due oriundi (Motta e Paletta), tre giocatori emigrati all’estero (Sirigu, Motta e Verratti). Daniele De Rossi: «Le cose cambiano, nella vita, nella società, nello sport. Se la nazionale di calcio è lo specchio di quello che siamo, giusto sia così, senza troppi commenti morali. Forse ai tempi di Bearzot un divorziato non sarebbe stato considerato una brava persona, io a un allenatore che oggi mi facesse un commento del genere riderei in faccia. Anzi gli direi pure: fatti ricoverare» [13].
Tre gli allenatori italiani in questo Mondiale: oltre a Prandelli, Fabio Capello con la Russia e Alberto Zaccheroni con il Giappone. In precedenza sei tecnici italiani guidarono altre nazionali: lo stesso Capello (ottavi di finale con l’Inghilterra nel 2010), Filippo Pascucci (Argentina, 1934), Mario Pretto (Bolivia, 1950), Sandro Puppo (Turchia, 1954), Alfredo Foni (Svizzera, 1966) e Cesare Maldini (ottavi di finale col Paraguay, 2002) [14].
Il pallone che sarà usato ai Mondiali l’ha fatto la Adidas (fornitore ufficiale dal 1970) e si chiama Brazuca. Per la finale sarà usata una variante coi colori verde-oro. Testato per due anni e mezzo, è il primo pallone composto da soli sei pannelli di cuoio: fino al 2002 si usavano i tradizionali 32 [15].
Mai come stavolta si arriva al torneo più atteso con un numero elevato di campioni in dubbio. Paolo Condò: «La Spoon River di Brasile 2014 conta già una nutrita pattuglia di stelle (Strootman, Benteke, Gundogan, Walcott, Thiago, Montolivo, da ultimo Ribery...), ai quali vanno aggiunti i recuperi mancati di Falcao, Jesus Navas e Giuseppe Rossi. L’iscrizione di Cristiano Ronaldo non è in discussione, ma la tendinite rotulea ammessa dagli stessi medici portoghesi lo sta tenendo praticamente fermo dalla sera della finale di Champions» [16].
Note: [1] Giuseppe Turano, Esp 6/6; [2] Paulo Lins, El Paìs 6/6; [3] Peter Burghardt, Südd. Zeitung 6/6; [4] Paolo Manzo, Pan 6/6; [5] Inter 6/6; [6] Lorenzo Simoncelli, Pag99 7/6; [7] Rocco Cotroneo, Cds 2/6; [8] Giuseppe Ragusa, Pag99 7/6; [9] Giovanni Capuano, Pan 6/6; [10] Emiliano Battazzi, Ultimouomo 15/5; [11] Oliviero Beha, Fat 3/6; [12] Mario Sconcerti, Cds 2/6; [13] Emanuela Audisio, Rep 6/6; [14] Massimo Perrone, SpW 7/6; [15] Paolo Manzo, Sta 31/5; [16] Paolo Condò, Gds 6/6.