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 2014  giugno 07 Sabato calendario

L’AREA ROSSA DI ROSI

Una mediateca, o meglio una piccola sala cinematografica per bambini, la donazione di una serie di film e la produzione di un film documentario firmato da Gianfranco Rosi, Leone d’Oro 2013 della Mostra di Venezia con il suo «Sacro G.R.A.», sono le iniziative di Rai Cinema per dare un segno tangibile agli abitanti di Lampedusa. Spunta anche la sala Rai Cinema dove sarà possibile vedere i film prodotti dal «pezzo di servizio pubblico che si occupa di cinema», in un’isola dove non c’è sala cinematografica. Tre film inaugureranno «Lampedusa Cinema 2014 - Il vento del nord» (organizzata da Massimo Ciavarro a inizio agosto e diretta da Giovanni Spagnoletti con Laura Delli Colli): «La mafia uccide solo d’estate» di Pif, «La sedia della felicità» di Carlo Mazzacurati e «Smetto quando voglio» di Sydney Sibilia, con alcuni titoli Disney donati dalla major americana.

Mentre Rosi presto inizierà a realizzare un film su Lampedusa vista da un diverso sguardo, quello suo, cinematografico.

«A gennaio, ho fatto il mio primo viaggio a Lampedusa e mi è stata regalata una chiavetta Usb con del materiale di cui adesso preferisco non parlare ma che, probabilmente, metterò nel film. Però, è come se l’isola mi avesse chiamato. Guardando questo materiale ho capito che non potevo non fare un film su Lampedusa, non ho potuto sottrarmi a questa responsabilità - ha spiegato Rosi - Al momento il titolo di questo film che verrà, perché non so quando inizierò a girarlo nè quando lo finirò, è "Mare Nostrum", ma è molto provvisorio e sbagliato: il titolo dei miei film lo decido una settimana prima di finirli». Tuttavia uno dei titoli più probabili è «Area Rossa», «perché si tratta di un luogo dell’isola dove accadono cose che ho intenzione di mostrare anche nel film», aggiunge Rosi, che racconterà l’isola siciliana «attraverso le storie dei suoi abitanti, al di fuori dell’eccezionalità» degli sbarchi dei migranti, «la cui eco tragica sarà comunque presente».

Il regista per ora non ha certezze: «Come sempre quando approccio ad un film, ho bisogno di immergermi nella realtà che voglio raccontare prima di girare e poi, piano piano, di trovare un processo narrativo. Per questo, a settembre mi trasferirò a vivere sull’isola per un po’ e non so quando inizierò a girare nè quanto dureranno le riprese. Per ora, non so neanche che film sarà. È una sfida molto complessa. Spero di essere all’altezza».

Il nuovo film di Rosi, coprodotto da Rai Cinema con Luce Cinecittà, nasce da un’idea dell’ad di Luce Cinecittà, Roberto Ciccutto: «All’inizio - ha spiegato Rosi - si era pensato ad un cortometraggio ma dopo due sopralluoghi ho capito che sarebbe stato impossibile condensare in dieci minuti delle storie che potessero raccontare l’isola. Di Lampedusa ci sono arrivate tante immagini ma pochissime storie, l’isola rischia di essere vista come un contenitore e i lampedusani come comparse. A settembre, dopo la vittoria a Venezia, avrei voluto fermarmi un anno e dedicarmi all’insegnamento. E invece non mi sono fermato un attimo, tra la promozione, in tutto il mondo,di "Sacro G.R.A."» che proprio ieri ha presentato alla prima di New York con il nuovo progetto lampedusiano.

Al sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, piace «pensare che con il film di Rosi possano venire fuori gli occhi di Lampedusa, il senso di Lampedusa e quelle realtà che nei tg non c’è il tempo di raccontare». Il sindaco ha ringraziato il servizio pubblico, oltre che per il progetto di Rosi, per il contributo a LampedusaCinema e per la creazione sull’isola di una "casetta del cinema", dedicata soprattutto ai giovani che formano una piccola popolazione scolastica: sull’isola nascono in media 75 bimbi all’anno.

«A Lampedusa sono circa 1200 le future mamme costrette ad andare a partorire a Palermo. Ma in pochi conoscono il paradosso che a Lampedusa non nasce nessuno, perchè non c’è un ospedale - ha aggiunto Rosi che, forse, inserirà anche questa storia nel suo film, mentre la politica latita - Non voglio parlarne, lo farò nella mia pellicola. Ma, certo, l’Europa ha fatto poco. Se si pensa che questo fenomeno sia provvisorio, non si è capito niente».