Alessandro Trocino, Corriere della Sera 7/6/2014, 7 giugno 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - I BALLOTTAGGI
ALESSANDRO TROCINO
CORRIERE DELLA SERA
L’eco degli scandali e de- gli arresti eccellenti rimbalza sul secondo turno delle Amministrative, che vedranno al ballottaggio i candidati a sindaco di 139 città. Una sfida importante non solo a livello locale, perché darà il polso del Paese e dovrà confermare o meno lo straordinario successo del Pd di Matteo Renzi. Tornata che avrà comunque caratteristiche diverse, visto che il primo turno era abbinato alle Europee.
Sarà interessante anche verificare se il Movimento 5 Stelle riuscirà a tenere le posizioni, dopo il risultato poco soddisfacente del primo turno. Alle elezioni precedenti, il centrosinistra portò a casa 14 sindaci dei capoluoghi di provincia su 13. Questa volta, se i ballottaggi confermassero il primo turno (il Pd è in vantaggio 13-4 e ha già 8 eletti) il distacco crescerebbe a 21-5. Per provare a recuperare, ieri è sceso in campo anche Raffaele Fitto, con un videomessaggio che sancisce una tregua interna nell’affaire primarie e che invita Forza Italia all’unità.
IL COMIZIO DI BEPPE GRILLO A PIOMBINO IL COMIZIO DI BEPPE GRILLO A PIOMBINO
Interessante anche il gioco delle alleanze, ufficiali o ufficiose. E così, se a Livorno e Modena la Lega appoggia i 5 Stelle, a Padova, pur senza apparentamenti ufficiali, i grillini contraccambiano le simpatie (pur senza apparentamenti) per il Carroccio. In queste strane geometrie elettorali rientra anche l’appoggio dell’Ncd Carlo Giovanardi ai 5 Stelle di Modena.
IL FEUDO DI LIVORNO
Scuola Livorno con bandiere rosse Scuola Livorno con bandiere rosse
Qui, nel 1921, Amadeo Bordiga fondò il partito comunista italiano. Da allora Livorno, la città anarchica e comunista di Modì e Piero Ciampi, è restata un feudo del centrosinistra.
Ma l’incantesimo si è spezzato al primo turno, quando il Pd per la prima volta è stato costretto al ballottaggio. Marco Ruggeri, in testa con il 39,9%, è costretto a confrontarsi con le forze emergenti dei 5 Stelle, che raggiungono il 19%, con Filippo Nogarin. A complicare le cose per il centrosinistra c’è la terza incomoda, la neonata lista di sinistra «Buongiorno Livorno», che al primo turno ha ottenuto il 16% e che al ballottaggio ha dichiarato l’appoggio ai 5 Stelle, passando disinvoltamente da Tsipras a Farage.
DARIO NARDELLA VIENE PROCLAMATO SINDACO DARIO NARDELLA VIENE PROCLAMATO SINDACO
Nel finale di campagna il Pd ha giocato la carta dei sindaci, mandando in piazza i primi cittadini (e renziani doc) Dario Nardella e Matteo Biffoni (Firenze e Prato). Per i 5 Stelle si schiera la candidata a sindaco per FdI-Lega e Udc Marcella Amadio.
Forza Italia non si esprime, ma il club livornese «Liburni Fides» sì, in direzione di Grillo. Il testa a testa di Padova In una città storicamente vicina alla sinistra, è testa a testa tra Pd e Lega. Si fronteggiano il sindaco reggente del Pd Ivo Rossi e il candidato della Lega Massimo Bitonci, ex sindaco-sceriffo di Cittadella (Padova) e capogruppo in Senato del Carroccio.
Il primo turno si era concluso in sostanziale pareggio: 33,7% Rossi e 31,4% Bitonci. Un eventuale ribaltone, con la vittoria leghista, porterebbe un duro colpo al Pd, che governa Padova dal ‘93, con una pausa tra il ‘99 e il 2004, e consentirebbe una saldatura di potere con il governatore del Carroccio Luca Zaia.
MARIA ELENA BOSCHI NELLO SPOT ELETTORALE PER DECARO SINDACO DI BARI MARIA ELENA BOSCHI NELLO SPOT ELETTORALE PER DECARO SINDACO DI BARI
Aghi della bilancia saranno il Movimento 5 Stelle, che ha preso l’8,6% di voti, e Maurizio Saia, che dirotterà il suo 10,6% in direzione Bitonci.
I VELENI DI BARI
Campagna elettorale al veleno in una Bari distratta dalla lotta per la A della squadra di calcio. Nei giorni scorsi è esploso il giallo della partecipazione di Tommy Parisi, il figlio del boss Savinuccio, alla manifestazione elettorale conclusiva del centrodestra.
MARIA ELENA BOSCHI NELLO SPOT ELETTORALE PER DECARO SINDACO DI BARI MARIA ELENA BOSCHI NELLO SPOT ELETTORALE PER DECARO SINDACO DI BARI
Al primo turno, Antonio Decaro, candidato sindaco del centrosinistra, si era fermato a un passo dalla vittoria, raggiungendo quota 49,4%. Il suo avversario di centrodestra, Domenico Di Paola, aveva ottenuto il 35,8%, staccando di molto l’esponente M5S Sabino Mangano, che non era andato oltre il 7,6%. Le polemiche pre voto riguar- dano il centrodestra, che ha scelto di concludere la campagna con uno spettacolo a base di musica e comicità, oltre che con il comizio di Raffaele Fitto. In calendario, il comico Uccio De Santis e anche il nome di Parisi. Gli organizzatori negano, il ragazzo conferma.
antonio decaro antonio decaro
Ma questo è l’ultimo capitolo di una dura contrapposizione. Solo tre giorni fa Decaro accusava in diretta tv il rivale: «Tu sei indagato per corruzione, se mento querelami». Pronta la replica di Di Paola: «Non sono indagato». pronta la partenza della seconda querela della campagna, dopo quella inviata da Di Paola a al sindaco uscente Michele Emiliano. Stando ai numeri, la partita sembrerebbe facile per Di Paola, ma il rischio astensionismo è dietro l’angolo e non consiglia di dormire sogni troppo tranquilli.
LA SFIDA DI BERGAMO
Sfida interessante quella bergamasca, perché vede schierato sul fronte del Pd, Giorgio Gori, che prova a rubare la poltrona al sindaco uscente Franco Tentorio, sostenuto anche dalla Lega. Il primo turno ha visto prevalere il centrosinistra con il 45,5%, ma a un’incollatura c’è Tentorio, con il 42,1.
CRISTINA PARODI E GIORGIO GORI SAN VALENTINO CRISTINA PARODI E GIORGIO GORI SAN VALENTINO
Gori ha dovuto combattere contro «i tabù della cultura tradizionale della sinistra», come ha spiegato lui stesso, a cominciare dal peccato originale di aver lavorato a lungo a Mediaset. Ma dalla sua ha avuto il sostegno convinto di Renzi, che si speso per il suo ex spin doctor venendo a Bergamo in campagna elettorale. La Lega in città è andata male, prendendo la metà dei voti rispetto alla provincia.
GIORGIO GORI LANCIA LA CANDIDATURA A BERGAMO FOTO CRISTINA PARODI GIORGIO GORI LANCIA LA CANDIDATURA A BERGAMO FOTO CRISTINA PARODI
La battaglia nelle ultime ore tra il Carroccio e l’ex direttore di Canale 5 è stata sui temi dell’Imu e dei rifiuti. Ma la questione più importante sarà capire come si orienteranno gli elettori dei 5 Stelle: congelato, ufficialmente, l’8,2% portato a casa dai grillini. Per il sindaco Tentorio è sceso in campo personalmente Silvio Berlusconi, rimarcando l’unità del centrodestra, da FdI alla Lega, da Ncd all’Udc: «Bergamo è diventato il laboratorio del centrodestra del futuro».
Alessandro Cattaneo Alessandro Cattaneo
IL CASO DI PAVIA
Il sindaco più amato d’Italia da qualche settimana è un po’ meno amato, visto che non ha vinto al primo turno, ma parte comunque con un 46,7% di tutto rispetto. Considerando, però, che la tornata scorsa Alessandro Cattaneo si era laureato sindaco con il 63%, ci sarà forse ancora da lottare. Conseguenza, probabilmente, anche delle difficoltà di FI, nella quale Cattaneo ha sempre avuto un ruolo particolare, avendo formato la corrente dei Formattatori. Il suo sfidante, Massimo Depaoli (Pd, Idv e una lista civica), con il suo 36,4 ci spera.
RENZI CON EZIO MAURO
NAPOLI - "Se nel Pd c’è chi ruba, costui deve andare a casa a calci nel sedere, non c’è Pd che tenga". Parte dagli scandali Expo e Mose - tangenti a pioggia e corruzione ad altissimi livelli - l’intervento del premier Matteo Renzi al teatro San Carlo di Napoli, ospite della Repubblica delle idee. Intervistato dal direttore Ezio Mauro, con il quale all’inizio scherza sulla scia del tormentone #Enricostaisereno (video), il capo del governo spiega perché, a oggi, non ha ancora terremotato l’agenda dell’esecutivo dopo bufere di questa portata. "Il rinvio - dice Renzi - è stata una mia scelta. Qui occorre una duplice risposta: strutturale e culturale assieme. La legalità non è un optional, vale per le guardie e per i ladri. Il problema non sono i provvedimenti spot, il punto è che qui c’è un’emergenza educativa da cui bisogna ripartire. Se do poteri slegati da tutto il resto all’ennesima autorità, non siamo apposto". Il riferimento è a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, e al ritardo sul varo del decreto dedicato ai poteri dell’Autorità. Ma - prosegue Renzi - "sarebbe molto più shock dire diamo i superpoteri a Cantone" e invece il governo è al lavoro per un intervento "strutturale" contro la corruzione: "Su questo mi gioco molto della mia credibilità. L’Italia perbene è pronta a dire basta, ed è maggioranza". Forse involontariamente, lancia un nuovo hashtag quando dice e ribadisce "questa volta sì".
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Dalla corruzione all’evasione fiscale, dalla certezza della pena all’Italicum alle riforme costituzionali passando per risultato elettorale del 25 maggio, Rai, Pd e nomine in Europa, Renzi arriva a dare una tempistica all’attuale legislatura: "Se i rappresentanti in parlamento sanno leggere la politica, devono avere la piena consapevolezza che è finito il tempo della palude. Io non mi metto qui a ragionare e a sostenere che siccome ho vinto le elezioni allora ora vado a votare per avere un parlamento tutto mio. Sarebbe un atteggiamento che tradisce il mandato che mi è arrivato: questo è il momento in cui si parte per arrivare al 2018, ma non per occupare delle poltrone ma per rovesciare il paradigma culturale italiano. Secondo me si va alla fine della legislatura, dopodiché io ho la speranza di non tradire la fiducia di chi vuole cambiare l’Italia".
GUARDA Tutti i video dell’intervista a Renzi a #Repidee14
Poi Renzi chiuderà dicendo: "Ci sarà sempre qualcuno che mi riterrà il papa straniero, ma mentre loro farannno convegni" su questo, "noi cambieremo l’Italia e metteremo la residenza in questo 40% che è il luogo naturale della sinistra italiana".
Le colpe della politica e del Pd. Migliaia le domande per Renzi, arrivate attraverso il sito di Repubblica, per l’intervista a Napoli. E molte riguardano proprio gli scandali che hanno sconvolto il Paese. "Nella vicenda veneziana - risponde il premier - c’è un’evidente responsabilità della politica, anche della mia parte. Guai a chi dice quel sindaco non è iscritto al Pd (presa di distanza da Luca Lotti sul caso Orsoni, ndr)." Sul coinvolgimento del Partito democratico, però, aggiunge: "Al suo interno ha anche persone che commettono reati ma è il partito che autorizza gli arresti quando non c’è il fumus persecutionis", come nel caso di Francantonio Genovese. "Nel Pd chi ruba va a casa a calci nel sedere esattamente come chi è negli altri partiti. Non c’è Pd e non Pd. Ci sono ladri e non ladri".
Il provvedimento anticorruzione nel cdm di venerdì. "La risposta alla corruzione - dice il premier - deve essere strutturale. Educativa". Ma i poteri a Raffaele Cantone - chiede il direttore di Repubblica - arriveranno? "Il problema - risponde Renzi - non è questo. Per dare risposte strutturali possono servire anche una settimana o due settimane in più. Bisogna cambiare radicalmente tutto il meccanismo amministrativo, la procedura pubblica degli appalti. Se le autorità per anni non si sono rese conto che le cose non andavano, vuol dire che il problema è un altro. L’inchiesta riguarda i ladri ma anche le guardie. Dobbiamo porci il problema di come tagliare le autorità che non hanno funzionato perché non hanno più senso che esistano", ha aggiunto. "Poi entra nel merito delle misure anticorruzione, annunciando un provvedimento ad hoc per venerdì in consiglio dei ministri: "La settimana prossima i poteri a Cantone. Poi, due settimane dopo, la riforma più complessiva della giustizia, con misure come quella per cui se un politico ha "violato la legge", ci deve essere "la certezza che in un ufficio pubblico non metterà più piede se non per fare un certificato", dice il premier rilanciando l’idea del ’Daspo’ per i politici, così come per i corruttori.
L’Italicum. Vanno a rilento anche le riforme? Il premier assicura che non ci saranno ulteriori rinvi. "Credo che ci siano le condizioni perché entro l’estate" ci siano l’ok "per la legge elettorale e, in prima lettura quello della riforma costituzionale", ha detto. E nega che da Forza Italia arrivino tentativi di rinvio. "Silvio Berlusconi non ha chiesto di posticipare la riforma elettorale, non ho parlato con lui dopo le elezioni e farò sapere quando lo farò. Ma credo che lui abbia tutto l’interesse a stare in questo patto. Ha l’occasione di chiudere questo accordo, nel rispetto di forze politiche" contrapposte". Poi si dice fiducioso: "Se i rappresentanti in parlamento sanno leggere la politica, devono avere la piena consapevolezza che è finito il tempo della palude. Io non mi metto qui a ragionare in politiche che siccome ho vinto le elezioni allora ora vado a votare per avere un parlamento tutto mio".
Grillo e gli xenofobi. A seguire, l’intervista si sposta sul successo elettorale del Pd alle europee. "La verità? Mi aspettavo il 35%", dice il presidente del Consiglio (video). Scherza sulle accuse di brogli arrivate da Beppe Grillo: "Sono stanco, a furia di fotocopiare le schede". Poi arriva l’affondo: "E’ insopportabile la posizione dei Cinque Stelle che vanno a discutere con gli xenofobi a Londra e non vuole parlare con noi in Italia". "Sappiano lorsignori che il Pd, forte del risultato elettorale, non accetta giochi alla meno sulle riforme". Quanto al rischio che, dopo aver raggiunto il 40,8% dei consensi elettorali alle europee, gli italiani si allontanino dal Pd, commenta: "Il pericolo esiste, per evitarlo nei prossimi due mesi lavoreremo a testa bassa a chiudere tutte le partite che abbiamo aperto".
La Rai. Sul servizio pubblico il premier è netto. "Vanno cambiate la governance e la strategia", dice. E torna sul tasto dolente, quello sciopero proclamato contro il taglio di 150 milioni che ha assunto i toni di una polemica antirenziana: "Anziché annunciare gli scioperi, "possiamo chiedere alla Rai di tornare a fare servizio pubblico e di educare le future generazioni di italiani?". E sul ruolo della tv: "Berlusconi ha cambiato l’Italia più con la presunta sfida educativa degli anni Ottanta, dai telefilm a Striscia a Drive In, proponendo un modello in quel tempo, che non attraverso le leggi".
Sistema del fisco "assurdo". Intanto Renzi conferma la rivoluzione nel rapporto tra la sinistra e le tasse. "C’è una grande questione che riguarda la sinistra: non possiamo dire in Italia nel 2014 (ma chi lo pensava è degno di stima) di essere il partito che dice che le tasse sono bellissime. Perché il sistema fiscale in Italia è quanto di più assurdo, farraginoso e devastante si possa immaginare". E promette: "Venerdì, con calma, il blocco di misure per la semplificazione fiscale. Il prossimo anno a 32 milioni di italiani arriverà la dichiarazione dei redditi precompilata. Non sarà più lo Stato a controllare, ma sarà alleato. E’ un rovesciamento dell’imposizione fiscale".
Le nomine in Europa e il nodo Junker. "Il presidente della Commissione europea deve essere scelto dai cittadini ma nessuno ha avuto la maggioranza in parlamento, quindi bisogna per forza fare l’accordo. Vogliono il candidato del Ppe, Jean-Claude Junker? Bene - sottolinea Renzi -. Dica cosa ne pensa dei prossimi cinque anni. Continuiamo con la politica di questi anni? Può chiamarsi Junker o Paolo Rossi: uno che vuole continuare con la politica di questi anni non avrà il consenso del nostro Paese".
L’arrivo. E’ arrivato a Napoli in treno, Matteo Renzi. Tra la sorpresa dei viaggiatori. Al teatro, prima dell’intervista, ha incontrato il sindaco Luigi de Magistris con cui i rapporti non sono mai stati idilliaci. Ad attenderlo anche un gruppo di manifestanti: 150 disoccupati riuniti sotto la sigla dei ’precari Bros’, gli attivisti del movimento ’No al piano casa’ e dell’Unione sindacale di base.
RepIdee Napoli, arriva Renzi: cartelli di protesta davanti al San Carlo
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Presente anche una delegazione di lavoratori di ’Bagnolifutura’, società partecipata del Comune di Napoli dichiarata fallita dal Tribunale pochi giorni fa. In platea, al San Carlo, anche il cardinale Crescenzio Sepe, il presidente del Napoli Calcio, Aurelio De Laurentiis, l’eurodeputata neoeletta Pina Picierno
REPUBBLICA
ROMA - Una valanga. Alle europee del 25 maggio il Pd di Matteo Renzi ha trionfato. Con il 40,8% dei consensi ha stravinto nelle cinque circoscrizioni italiane e si è trasformato nel primo partito dell’area socialdemocratica europea. E’ arrivato quasi a doppiare i grillini e a stringere all’angolo i berlusconiani. In percentuali, ha battuto il record di Walter Veltroni (era il 2008) e rievocato la Dc di De Gasperi e Fanfani.
Un plebiscito per quel che è stato un test sull’operato dell’esecutivo. Ma che, in qualche modo, ha finito quasi col far passare in secondo piano i risultati delle comunali. O meglio: quei risultati, pochi sul totale ma in taluni casi incisivi, su cui l’effetto Renzi non si è fatto sentire (a Fiesole il Pd è stato sconfitto). Numeri, e divisioni interne a sinistra, che ora trascineranno i democratici al ballottaggio, anche laddove sembrava impossibile. Una sorpresa su tutte: la prima volta di Livorno. Come pure Modena, territori ’rossi’ per storia, sangue e tradizione. E poi un esempio: soltanto in Campania - dove al primo turno il Pd non conquista alcun municipio di rilievo - sono ben 14 i Comuni che viaggiano verso lo spareggio. Non a caso, all’indomani dello spoglio Renzi dirà: "Non bisogna soltanto andare avanti, ma raddoppiare".
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SPECIALE I risultati in Italia / La mappa d’Europa
Tra il primo e il secondo turno, però, è esploso lo scandalo del Mose a Venezia, con l’inchiesta sugli appalti e gli arresti eccellenti bipartisan: avvisi di garanzia e misure restrittive che si abbattono come una bufera sulle ’larghe intese’ e che, a livello locale, rischiano ora di lasciare un segno. In tutta Italia sono 139 i Comuni che domenica prossima - si vota dalle 7 alle 23 - dovranno tornare alle urne per eleggere il proprio sindaco: 17 sono amministrazioni capoluogo di provincia. Tre, invece, sono anche capoluoghi di regione. Si tratta di Potenza, Bari e Perugia a cui si aggiungono Bergamo, Biella, Cremona, Foggia, Livorno, Modena, Padova, Pavia, Pescara, Teramo, Terni, Verbania, Vercelli e Caltanissetta. Al voto andrà anche Urbino, nelle Marche, uno dei centri principali della provincia di Pesaro-Urbino.
Livorno. C’è sempre una prima volta. La sinistra si divide e manda Livorno al ballottaggio: è l’unico capoluogo di provincia in Toscana che domenica dovrà tornare alle urne. La coalizione guidata dal candidato del Pd, Marco Ruggeri, paga le divisioni e lo sfarinamento della sinistra. Si giocherà la poltrona da sindaco con l’ingegner Filippo Nogarin, il candidato del M5S che - seppur in calo rispetto alle politiche 2013, dove avevano raggiunto il 27% - a Livorno riescono dove nessuna delle truppe grilline è riuscita in regione (nella foto in alto a destra, i due candidati).
LEGGI Grillo ci ripensa: "Nessuna Waterloo, presto M5S al governo"
Modena. L’effetto Renzi non è bastato a Gian Carlo Muzzarelli. Il candidato del Pd a Modena si è fermato al 49,7% dei consensi e, per una manciata di voti, non è riuscito a passare al primo turno, indebolito da primarie al veleno e da una forte concorrenza a sinistra. Ora Muzzarelli dovrà vedersela con Marco Bortolotti, candidato del Movimento 5 Stelle. Come per Livorno, anche per Modena si tratta del primo ballottaggio della storia. Ma al candidato della coalizione di centrodestra, Giuseppe Pellacani, non va giù che lo spareggio sia coi Cinque Stelle: "Potevamo esserci noi, di questo dobbiamo ringraziare solo il senatore Carlo Giovanardi", che con la sua lista Ncd ha portato a casa il 4 per cento. Soltanto pochi giorni fa, la mossa a sorpresa dell’ex ministro modenese che ha indicato i pentastellati come il "male minore". Nessun patto, ma un chiaro sostegno (video). Come lui, anche Lega Nord e Fratelli d’Italia.
Bari. Nessun accordo. A Bari il Movimento 5 Stelle ha già fatto sapere che non appoggerà nessuno dei due candidati in corsa. Si tratta di Domenico Di Paola, per il centrodestra, che ha ottenuto al primo turno il 35,7%, e di Antonio Decaro, per il centrosinistra, che ha portato a casa il 49,4 per cento. Un vantaggio notevole - 15 punti di differenza - ma è stato lo stesso sindaco uscente Michele Emiliano (Pd) a invitare a lottare "con il coltello tra i denti" fino all’ultimo minuto. Di sicuro c’è che al ballottaggio Decaro mira a confermare i consensi presi il 25 maggio, e quindi a spingere chi lo ha già votato a tornare alle urne l’8 giugno. Di Paola, invece, vuole convincere ad andare al voto soprattutto gli astenuti e sono stati tanti: si è recato ai seggi il 67% degli aventi diritto contro il 74% delle precedenti amministrative.
Perugia. Ballottaggio a Perugia, dove domenica prossima se la giocheranno Wladimiro Boccali (Pd) e Andrea Romizi (Forza Italia). Il primo ha ottenuto il 46,5% delle preferenze, mentre il secondo si è fermato al 26,3 per cento ma nelle ultime ore ha incassato l’appoggio di due liste civiche.
Terni. Niente apparentamenti e niente confronti pubblici a pochi giorni dal ballottaggio a Terni. Archiviato il primo turno (quando i candidati alla seggiola di primo cittadino erano addirittura dodici), domenica lo spareggio sarà tra il sindaco uscente di centrosinistra, Leopoldo Di Girolamo (che ha incassato il 48,47%) e Paolo Crescimbeni (centrodestra), staccato di 27 punti.
Potenza. Niente apparentamenti in vista di domenica, a Potenza - è stato scritto - vince la diffidenza. Per il turno di ballottaggio che deciderà domenica prossima il nuovo sindaco del capoluogo lucano non ci saranno nuova alleanze: la sfida è tra il candidato del centrosinistra Luigi Petrone (Pd) che ha ottenuto il 47,82% dei voti e Dario De Luca, candidato di Fratelli d’Italia che si è piazzato secondo col 16,79 per cento.
Bergamo. A Bergamo - quarta città della Lombardia, tradizione bianca - il Pd schiera l’ex spin doctor di Renzi, Giorgio Gori, che corre contro l’uscente Franco Tentorio (centrodestra). I bergamaschi hanno votato soprattutto per loro due, i principali contendenti: la coalizione di Gori arriva al 45,9%, l’alleanza a sostegno del secondo tocca il 42,18 per cento. Il grillino Marcello Zenoni si è fermato attorno all’8,24 per cento.
Cremona. A Cremona il Pd ha appoggiato una creatura del mondo civico: si tratta del 45enne ricercatore universitario Gianluca Galimberti, uscito vincente dalle primarie interne alla coalizione, un passato nell’Azione Cattolica. Galimberti è in vantaggio (45,81%) sull’uscente Oreste Perri (33,33%), ex medaglia d’oro ai Mondiali di canoa e dominus - in quota centrodestra - della politica locale. La Lega correva con un proprio candidato, Alessandro Zagni, che si è fermato all’8,4. Per il M5S, Maria Lucia Lanfredi non va oltre il 6 per cento.
Pavia. In Lombardia, tra le sfide più difficili per il centrosinistra c’era quella pavese: una sorta di mission impossible secondo gli stessi vertici regionali dem. Il sindaco uscente, infatti, è il giovane "formattatore" di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, ingegnere di 41 anni, sempre sul podio dei primi cittadini più amati d’Italia secondo le classifiche di gradimento stilate periodicamente dagli istituti di ricerca. Un volto noto anche a livello nazionale, e un ruolo di rilievo nell’Anci. Ma l’onda lunga dei democratici è arrivata anche qui, con lo sfidante Massimo Depaoli - professore di liceo che viene dal mondo ambientalista e che vinse senza problemi le primarie del Pd - che ora dovrà ripartire dal 36,43% contro il 46,68% dell’avversario.
Padova. Inedito il ballottaggio di domenica a Padova tra una Lega che ora punta a prendersi gli elettori di Forza Italia e un Pd che ha governato il capoluogo veneto per 10 anni con l’ex ministro Flavio Zanonato. A contendersi l’eredità ora saranno Ivo Rossi, Pd, e Massimo Bitonci, capogruppo del Carroccio al Senato.
Biella. Con il 36,17% dei voti guadagnati al primo turno, il sindaco uscente di Biella, Dino Gentile (Forza Italia), domenica dovrà vedersela con Marco Cavicchioli (Pd) che ha avuto il 36,62% dei consensi.
Verbania. Sfida al femminile a Verbania dove la democratica Silvia Marchionini supera il primo turno con il 46% contro la candidata di Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, Mirella Cristina, che si ferma al 17,53 per cento.
Vercelli. Domenica i vercellesi dovranno scegliere tra Maura Forte (Pd e liste civiche) che sfiora al primo turno il 36%, e il candidato di centrodestra Enrico Demaria (fermo sotto al 27).
Pescara. Il sindaco uscente in quota centrodestra, Luigi Albore Mascia, il 25 maggio ha cercato la rielezione ma la sua coalizione è spaccata e lui ne ha pagato le conseguenze (col 22,83 per cento). L’ex primo cittadino ora andrà al ballottaggio con Marco Alessandrini del Pd (più Sel e tre liste civiche) che ha ottenuto il 43% dei consensi.
Teramo. Fermento elettorale a Teramo per la scelta del sindaco nel ballottaggio di domenica. Apparentamenti conclusi per la candidata del Pd, Manola Di Pasquale, che godrà di molti appoggi ma non di quello del Movimento 5 Stelle. Il sindaco uscente, in quota centrodestra, è Maurizio Brucchi che correrà da solo, forte delle sei liste in appoggio e del suo quasi 50% di consensi, pari a circa ottomila voti in più rispetto all’avversaria. Al primo turno, l’annuncio del ballottaggio arrivò solo a 20 ore dall’inizio dello spoglio, perché nell’ultima delle 80 sezioni elettorali del Comune abruzzese fu necessario uno scrutinio-bis. La commissione elettorale centrale, infatti, aveva dovuto ripetere lo spoglio a causa della contestazione di una cinquantina di schede tracciate con una matita ’ufficiale’, ma di colore diverso rispetto alle altre e non registrata nell’inventario del seggio.
Foggia. A contendersi la poltrona di primo cittadino a Foggia saranno Franco Landella che, in campo per il centrodestra e sostenuto da 7 liste, è risultato in leggero vantaggio rispetto al candidato del centrosinistra Augusto Marasco, anch’egli espressione di una coalizione di 7 liste. Dietro di loro, Leonardo Di Gioia, assessore regionale al Bilancio nella giunta di Nichi Vendola dopo il rimpasto del 2013, in lizza col sostegno di 5 liste. Decisivo, dunque, il suo ruolo per il ballottaggio di domenica: Di Gioia ha già fatto sapere che starà con Marasco.
Caltanissetta. In Sicilia, Caltanissetta è l’unico capoluogo chiamato, quest’anno, a rinnovare sindaco e assessori. Il 25 maggio il biologo Giovanni Ruvolo, sostenuto da Udc e Pd ma anche da una lista che ha messo insieme i Drs di Cardinale e il Megafono di Crocetta, sfiora la vittoria al primo turno. Domenica sfiderà Michele Giarratana sostenuto da due liste civiche.
Sui territori, la sfida politica è infuocata. Intanto, scatterà sabato 7 giugno il ’silenzio elettorale’, vale a dire il divieto di effettuare, nel giorno precedente e in quelli stabiliti per la votazione, comizi, riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta in luoghi pubblici o aperti al pubblico, nuova affissione di stampati, giornali murali, manifesti e trasmissioni radiotelevisive di propaganda elettorale.