Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 07 Sabato calendario

QUANDO LO STATO GUADAGNA PIU’ DI UN HEDGE FUND

Non sempre lo Stato è scarso nel far rendere il patrimonio (citazione d’obbligo i 400 miliardi di immobili che fruttano meno dell’1%). Talvolta i gestori pubblici spuntano rendimenti a due cifre che neanche il più famelico hedge fund riesce a ottenere. La prima storia è inedita. Cassa Depositi e prestiti, che l’anno scorso sottoscrisse 200 milioni di un bond ibrido perpetuo Enel, lo ha ieri rivenduto agli investitori istituzionali.
L’operazione, curata da Goldman Sachs che la originò, sembra piacere a tutti. Di più a Cdp, che in un anno tra capital gain e cedola incassa 33 milioni, con rendimento oltre il 16%. Quel prestito, un ibrido high yield perché Enel poteva conteggiarne metà come capitale, fu infatti emesso alla pari (100), e venduto nelle ultime sedute a prezzi medi di 110. Si aggiunga la cedola del 6,5%: altri 13 milioni. Pare che la banca d’affari Usa, che ha comprato metà dei bond Enel da Cdp, li abbia ceduti a investitori istituzionali, che con i tassi zero cercano alti rendimenti, e pur comprando l’ibrido Enel a 110, fino al 2019 (data di rimborso alla pari) incassano il 6,5% l’anno, con tasso netto del 4,1%.
La seconda storia riguarda i
Monti bond prestati dal Tesoro a Mps e virtualmente rimborsati (l’aumento da 5 miliardi che parte lunedì è garantito). S’è molto gridato al “regalo di Stato”: facciamo due conti per bene. Dopo il 2011 e 2012 a bocca asciutta sui vecchi Tremonti bond erogati ai senesi, l’erario ha incassato 171 milioni di interessi con la loro trasformazione in Monti bond, cui vanno aggiunti i frutti 2013 del prestito, pari a 233 milioni, il sovrapprezzo da 126 milioni legato alla felice vendita di azioni Mps della Fondazione, infine il rateo di interessi 2014 (solo a fine luglio 3 dei 4 miliardi saranno rimborsati). In tutto fanno 697 milioni da fine febbraio 2013, con rendimento annuo del 15,9%. C’era il rischio di nazionalizzare, vero: ma senza rischi non si guadagna.