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 2014  giugno 07 Sabato calendario

CLAUDIA KOLL: «SBOCCIO’ NELLA MIA SCUOLA»

Sarà stato un altro “miracolo” di Gio­vanni Paolo II? Claudia Koll allarga le braccia e sorride. «Perché no?», afferma. La prima de La bottega dell’ore­fice – la commedia di Karol Wojtyla messa in scena mercoledì sera a Roma dalla Star Rose Academy con la regia della stessa Koll – è appena terminata e gli applausi non accennano a diminuire. Bravi i ragazzi del­l’Accademia promossa dalla nota attrice con la collaborazione delle suore orsoli­ne. E brava, naturalmente, suor Cristina Scuccia, la star di The Voice of Italy , che ha partecipato con la sua musica a questo al­lestimento. Il “miracolo” di cui parla Clau­dia Koll è proprio questo.

Lei ha conosciuto suor Cristina quando era una ragazza della sua Accademia. Si aspettava un simile successo?
«Se devo essere sincera, no. Ma sono feli­cissima del suo percorso artistico. Cristi­na stava preparando La bottega dell’orefi­ce insieme con noi. Doveva interpretare Teresa, la moglie rimasta vedova. Poi a un certo punto mi comunicò la sua decisio­ne di entrare tra le Orsoline. Adesso è di­ventata famosa. Per me è un segno».

In che senso?
«La nostra Accademia intende formare professionisti dello spettacolo che non di­mentichino di essere anche dei buoni cri­stiani. Un’Accademia che appartiene a un ordine religioso, perché sono state le Or­soline ad avere il coraggio di avviarla. Per me è un segno che il primo frutto maturo sia propria una consacrata, che in televi­sione non ha mai nascosto la sua identità. Quasi a ricordarci che non dobbiamo a­vere paura di testimoniare la fede in un mondo come quello dell’arte, dove spes­so se sei cattolico vieni messo da parte».

Conosciamo Suor Cristina come inter­prete di cover. Ma è solo questo?
«No, per il nostro spettacolo ha scritto an­che una canzone, che rispecchia la sua personalità. Vivace, ma con il cuore. La sua musica è così, un pop melodico innerva­to di speranza e di apertura ai grandi va­lori della vita. E questo già prima di vesti­re l’abito religioso».

Alla prima rappresentazione dell’opera di Giovanni Paolo II ne seguiranno altre?
«Porteremo La bottega dell’orefice alla Ten­dopoli di San Gabriele dell’Addolorata e poi a Siracusa, al santuario della Madon­na delle Lacrime. È un’opera di grande at­tualità sul matrimonio e sulla famiglia e abbiamo cercato di renderla con un lin­guaggio che fonde cinema e teatro, al fine di far risaltare la sorprendente capacità del suo autore di penetrare l’animo umano, soprattutto femminile».