Maurizio Molinari, La Stampa 6/6/2014, 6 giugno 2014
L’orizzonte non è infinito: «Due, tre, massimo quattro settimane», dice il presidente Obama. Se Putin approfitterà di questa occasione, riconoscendo e incontrando il presidente ucraino Poroshenko, fermando le milizie che destabilizzano il Paese, e coinvolgendo gli abitanti delle regioni orientali nel dialogo sul futuro della nazione unita, Mosca potrà cominciare a ricostruire la fiducia della comunità occidentale
L’orizzonte non è infinito: «Due, tre, massimo quattro settimane», dice il presidente Obama. Se Putin approfitterà di questa occasione, riconoscendo e incontrando il presidente ucraino Poroshenko, fermando le milizie che destabilizzano il Paese, e coinvolgendo gli abitanti delle regioni orientali nel dialogo sul futuro della nazione unita, Mosca potrà cominciare a ricostruire la fiducia della comunità occidentale. «Altrimenti - avverte il capo della Casa Bianca - abbiamo già indicato il genere di azioni che siamo pronti a intraprendere». OBAMA PUTIN OBAMA PUTIN Alla vigilia delle celebrazioni per il settantesimo anniversario dello sbarco in Normandia, Obama ha scelto di condividere il palco con l’alleato più tradizionale degli Stati Uniti, il premier britannico David Cameron, per emettere quello che suona quasi come un ultimatum. Un mese di tempo per vedere se Putin accetta le tre condizioni: altrimenti sanzioni, per difendere proprio i principi che furono salvati dall’epica sconfitta dei nazisti. La «relazione speciale» fra Londra e Washington si è ricostruita alla fine del G7 di Bruxelles, che ha enfatizzato anche altri punti chiave della strategia. putin obama putin obama cameron tory conference DUEMILAUNO cameron tory conference DUEMILAUNO Per esempio la necessità di diversificare le fonti di energia, includendo possibili nuove esportazioni di gas dall’America verso l’Europa, e l’obbligo di passare dal rigore economico alla crescita, perché altrimenti si perde il consenso della gente che il progetto post bellico continentale ha cercato finora di unire. La sfida russa però resta la minaccia geopolitica più concreta, insieme al terrorismo. Sul palco, David e Barack hanno «litigato» su quale Paese ha inventato più sport, e il britannico ha rimproverato all’americano di aver fatto danni alla purezza della lingua inglese. Poi si sono ritrovati nel comune scetticismo verso la burocrazia europea: «Tra Commissione, Consiglio, eccetera, a volte faccio confusione...», ha ammesso Obama. E Cameron ha colto al volo l’occasione: «Benvenuto nel club...». Anche se poi, su pressione dello stesso Barack che non vuol vedere Londra uscire dalla Ue, ha aggiunto che punta a riformarla, per poi sottoporla a un referendum in cui raccomanderà di non abbandonarla. Dietro agli scherzi, però, c’è anche la concretezza di un’antica alleanza, che secondo le indiscrezioni pubblicate del «Daily Telegraph» si manifesterà a breve con l’invio di mille soldati britannici in Polonia, per partecipare insieme agli americani alle esercitazioni congiunte pensate proprio per frenare le mire russe. UCRAINA SCONTRI A ODESSA UCRAINA SCONTRI A ODESSA La solidità di questa amicizia andava confermata, non solo perché Cameron aveva lasciato solo Obama all’epoca del possibile intervento militare in Siria dopo gli attacchi chimici dello scorso agosto, ma anche perché ieri sera David aveva in programma un appuntamento proprio con Putin, ricevuto a cena pure dal presidente francese Hollande. Doveva dare rassicurazioni, quindi, di essere in linea, pronto a usare l’incontro per fare pressione su Vladimir, dopo che invece l’Eliseo ha irritato la Casa Bianca confermando la vendita al Cremlino di due navi da guerra. UCRAINA SCONTRI A ODESSA UCRAINA SCONTRI A ODESSA È la complessità dell’Europa, dove in Polonia Obama si è sentito chiedere di aprire una base militare per difenderla dalla Russia, mentre a Bruxelles ha dovuto arginare le aperture verso Mosca. Almeno per ora, però, Washington pensa di avere l’unanimità del G7 sulla linea dura, che oggi verrà usata nel probabile colloquio tra il Presidente e Putin per spingerlo a fermarsi.