Renato Brunetta, Il Mattinale 6/&&2014, 6 giugno 2014
Mossa decisiva o disperata? E’ in questa domanda che si riassume tutto il dibattito sulle misure di politica monetaria adottate ieri dal consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, che ha deciso per un ulteriore taglio dei tassi d’interesse, per il lancio di nuove operazioni di liquidità condizionate e per il possibile acquisto di titoli cartolarizzati
Mossa decisiva o disperata? E’ in questa domanda che si riassume tutto il dibattito sulle misure di politica monetaria adottate ieri dal consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, che ha deciso per un ulteriore taglio dei tassi d’interesse, per il lancio di nuove operazioni di liquidità condizionate e per il possibile acquisto di titoli cartolarizzati. Nella conferenza stampa a margine della riunione, Draghi ha affermato che “il consiglio direttivo è unanime nel suo impegno ad utilizzare anche strumenti non convenzionali all’interno del suo mandato, dovesse essere necessario per fronteggiare ulteriori rischi derivanti da un prolungato periodo di bassa inflazione”. Una frase che ricorda il famoso “whatever it takes” pronunciato il 26 luglio 2012 che diede avvio al lancio delle misure non convenzionali di politica monetaria della Bce, che a detta di molti economisti salvarono l’area euro dalla sua disintegrazione. Il Mattinale – 06/06/2014 16 La mossa non era affatto scontata, soprattutto per via delle forti resistenze mostrate della Germania, che vede in qualsiasi azione di Draghi un motivo per attaccare i paesi del Sud Europa. Tanto che, ieri, la stampa tedesca si è scagliata contro il governatore definendo la sua scelta una “mossa disperata fatta solo per venire incontro alle esigenze dei paesi meridionali”. Tuttavia, gli ultimi dati sull’inflazione dell’eurozona devono aver convinto anche i falchi tedeschi che diversamente non si poteva fare. In Maggio, infatti, l’indice armonizzato dei prezzi europeo è sceso dal +0,7% al +0,5% e anche la Germania ha vissuto un drastico ridimensionamento (da +1,3% a +0,9%). Davanti ad un sempre più evidente rischio di deflazione generalizzata nell’intera area euro, unito a quello della crescita stagnante e di un mercato del lavoro ancora in grossa difficoltà, Draghi ha deciso di portare in territorio ancora più espansivo la politica monetaria della Bce, con l’obiettivo di riportare il livello di inflazione vicino al 2%, la soglia ritenuta ottimale dalla banca centrale. La speranza è che il costo applicato sui depositi delle banche presso la Bce e la condizionalità delle nuove aste di liquidità possano far ripartire il circuito del credito verso le imprese, evitando di incorrere nell’errore, fatto in passato dalla banca centrale, di concedere liquidità alle banche che veniva utilizzata solamente per acquistare titoli di Stato. Tuttavia, i risultati sperati potrebbero essere completamente disattesi dalle scelte delle banche. Innanzitutto, i maggiori costi sui depositi potrebbero essere addossati interamente sui risparmiatori, attraverso un aumento dei costi dei conti correnti. Secondariamente, le banche potrebbero lo stesso rifiutarsi di prestare denaro alle imprese preferendo di nuovo acquistare titoli di Stato anche a costo di pagare la penalità per la mancata concessione di credito prevista dal regolamento delle aste. Se così fosse, l’eurozona entrerebbe nella situazione di trappola della liquidità ipotizzata dall’economista Keynes, nella quale il Giappone si trova già da diversi anni. Il Mattinale – 06/06/2014 17 Certamente è troppo presto per capire quale dei due effetti prevarrà. Di certo, la mossa di Draghi potrebbe voler raggiungere anche un altro obiettivo, non dichiarato ma per questo non meno importante: quello di indebolire l’euro nei confronti del dollaro. Nonostante la Banca Centrale non possa prefissarsi obiettivi di rapporto di cambio (è imposto dai trattati europei), è altrettanto evidente che l’euro forte sta penalizzando fortemente l’export europeo. Del resto, Draghi si è sempre dimostrato un maestro nel prendere decisioni sul filo del perimetro di operatività concesso dai trattati europei alla sua istituzione. Infine, è giusto considerare quali possano essere i possibili effetti sui titoli di Stato e sulle Borse. Per i primi, la mossa di ieri non è una buona notizia, in quanto i rendimenti del mercato obbligazionario, pubblico e privato, dovrebbero quasi certamente ridursi. Diverso il discorso per i mercati azionari, i quali, proprio a causa della perdita di appetibilità delle obbligazioni, dovrebbero vedere un ulteriore rafforzamento, dopo la corsa al rialzo registrata nei primi mesi del 2014. Il settore bancario dovrebbe registrare un nuovo rafforzamento del valore azionario. Non certamente una cattiva notizia, considerando le necessità di ricapitalizzazione che si trova ad affrontare a breve. 1. TAGLIO DEI TASSI D’INTERESSE. In particolare, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali è stato fatto scendere al nuovo minimo storico (0,15%), quello sulle operazioni di finanziamento marginale allo 0,4% e quello sui depositi addirittura in territorio negativo, -0,1%; dal prossimo 11 giugno le banche che vorranno lasciare il loro denaro in eccesso presso la Bce dovranno pagare un costo anziché ricevere una remunerazione. Tipo di intervento: convenzionale. 2. LANCIO DI NUOVE OPERAZIONI DI LIQUIDITÀ CONDIZIONATE PER 400 MILIARDI (TLTRO). Consisteranno in nuovi prestiti di liquidità quadriennali concessi alle banche ad un tasso agevolato, condizionato però all’utilizzo di tale liquidità per concedere prestiti a famiglie e imprese. Sono esclusi i mutui per la casa per evitare lo scoppio di una bolla in stile subprime. Tipo di intervento: non convenzionale. 3. ACQUISTO DI ASSET-BACKED SECURITIES (TITOLI CARTOLARIZZATI). La Banca Centrale Europea ha intensificato i lavori preparatori del piano per l’acquisto, dalle banche, di “pacchetti” di crediti già erogati. In tal modo, le banche si libereranno dei rischi sui vecchi prestiti di denaro e saranno disposte a concederne di nuovi. Tipo di intervento: non convenzionale.