Mario Baudino, La Stampa 6/6/2014, 6 giugno 2014
LA SIFILIDE DI JAMES JOYCE E LE BUONE AZIONI DI LUCARELLI
L’AVVELENATO
Il tema non sarà proprio centrale per la lettura dell’Ulisse, ma uno studioso di Harvard, Kevin Birmingham, è comunque sicuro d’aver messo un punto fermo all’antico dibattito sulle malattie di James Joyce: aveva davvero contratto - come altri illustri predecessori, che però quasi se ne vantavano, mentre lui taceva - la sifilide? Gli indizi sono parecchi, sulla base delle dichiarazioni dello stesso scrittore, e delle patologie che soffrì nell’arco della vita. Mancava però la prova. Ora il docente di letteratura, in The Most Dangerous Book: The Battle for James Joyce’s Ulysses (Penguin Press), libro dedicato peraltro alla storia dell’Ulisse e non solo alla biografia dell’autore, esibisce la pistola fumante: un farmaco di cui lo scrittore parla in due lettere del 1928 e di cui faceva uso già nei suoi ultimi anni triestini, fra il ’14 e il ’15: Si chiamava «Galyl», poi rimpiazzato dal «Salvarsan» e dal «Neosalvarsan». Erano intrugli devastanti; che curavano la sifilide, ma avevano gravi effetti tossici. Il problema è che curavano anche altre malattie a trasmissione sessuale, e quindi anche in questo caso il dubbio, a ben guardare, rimane.
PRONTO SOCCORSO
In ogni caso, se non riuscite a liberare il Joyce che c’è in voi, e non potete aspettare un minuto di più, niente paura: a Bologna c’è il «pronto soccorso narrativo» , ideato dalla Bottega Finzioni (Carlo Lucarelli, Giampiero Rigosi, Michele Cogo e Beatrice Renzi). Risolve gratuitamente problemi improvvisi nella stesura di un romanzo o di una sceneggiatura. Sadica filantropia.
Mario Baudino, La Stampa 6/6/2014