Raphaël Zanotti, La Stampa 6/6/2014, 6 giugno 2014
MAGISTRATI DELLE ACQUE QUEI BUROCRATI DA SIGNORIA AL CENTRO DELLE ACCUSE
Tra le gondole e i turisti a Venezia circolava una battuta: «Il Magistrato delle Acque? Lì puoi anche portare la carta igienica usata che te la firmano». Non è fine, è vero. Se ne scusa anche Pio Savioli, titolare di un contratto di collaborazione con la Coveco, quando la racconta ai magistrati. Ma il giudice non si scompone: «È molto efficace, nella sua definizione».
Ecco, era questa la situazione in uno degli uffici più antichi d’Italia: qualsiasi cosa il Consorzio Venezia Nuova portasse al Magistrato, passava. Controlli zero. E chissà cosa penserebbero oggi quei Savij a le Acque antenati cinquecenteschi dell’odierno Magistrato. Erano nati per tutelare la laguna, superando indenni guerre e governi, carestie e dittature. Entrati nel nostro ordinamento nel 1907, ufficio periferico del ministero dei Trasporti, sono una di quelle figure oscure, sempre in bilico tra l’anacronismo folkloristico e lo snodo burocratico. Fino ad approdare a noi, alle figure di una Maria Giovanna Piva e di un Patrizio Cuccioletta che - a quanto dicono i pm - erano totalmente asserviti al Consorzio.
LA FIGLIA ASSUNTA
Patrizio Cuccioletta, il magistrato che ha ricoperto l’incarico dal 2008 al 2011, già coinvolto nell’inchiesta sul G8 della Maddalena, secondo la procura aveva uno stipendio occulto di 400.000 euro all’anno dal Consorzio. Quando andò in pensione, il direttore generale Giovanni Mazzacurati pensò di fargli un regalo per l’infaticabile impegno: mezzo milione su un conto in Svizzera intestato alla moglie. Poi si sa, i figli so’ pezzi ’e core, e così tra il 2007 e il 2008 il Consorzio pensò bene di assumere con un contratto a progetto la figlia di Cuccioletta. Contratto poi diventato a tempo indeterminato l’anno successivo alla Thetis spa, società controllata dal Consorzio. Interrogato, Piergiorgio Baita, ufficiale pagatore della Mantovani Costruzione, si preoccupa anche della forma: «La cosa era poco elegante, per cui ci opponemmo a un’assunzione diretta». Bontà sua. Anche al fratello del Magistrato, architetto, arriva una prebenda: un contratto tramite Coveco per 38.000 euro nel 2012. E poi: un volo privato Malaga-Venezia per Cuccioletta che voleva partecipare a un convegno organizzato da Giancarlo Galan, una camera al Grand Hotel di Cortina d’Ampezzo per lui e la moglie, un compleanno organizzato all’Harry’s Bar.
In cambio? Totale dedizione. Baita definisce queste retribuzioni «fabbisogno sistemico». È il pagamento di persone, che facciano o non facciano.
LUCROSI COLLAUDI
Anche la Piva sarebbe della partita. Magistrato tra il 2001 e il 2008 avrebbe anche lei avuto il suo «stipendio» da 400.000 euro annui. Più un lucroso collaudo per l’ospedale di Mestre (327.000 euro) ottenuto tramite l’intercessione di Mazzacurati e Baita con Galan.
I Savij di rinascimentale memoria usavano «cacciarsi il cappello» quando si trovavano a decidere su materie in cui avevano interessi personali. Era il loro modo per indicare di rinunciare al voto. I successori sembra vivessero nell’eterno conflitto. Sempre con il cappello in mano, ma pieno di soldi.
L’UFFICIO INFILTRATO
Avere il controllo dell’ufficio, per il Consorzio significava nessuna segnalazione di ritardi e irregolarità, velocizzazione delle pratiche e nessun controllo. Il motivo lo racconta bene Roberto Privatà, segretario personale di Mazzacurati per 21 anni: «Il Magistrato alle Acque presiede il Comitato tecnico che approva le varianti proposte dal Consorzio, velocizza le pratiche, nomina i collaudatori, controlla le prescrizioni contrattuali». E quello del Magistrato delle Acque non era più un ufficio di controllo, era una succursale del Consorzio. Per Mazzacurati, al Mav lavoravano come distaccati 15 dipendenti del Consorzio, senza contare i 30-40 dei laboratori. Durante la perquisizione, nei computer del Consorzio vengono trovati documenti del Magistrato delle Acque: delibere ammorbidite, corrispondenza con i ministeri, pareri. Alcuni sono solo corretti, altri sono addirittura scritti in originale dal Consorzio. Dice ancora Privatà: «Il Consorzio predisponeva fisicamente gli atti del Magistrato, compresi i voti del comitato. Circa l’80% degli atti era redatto dal Consorzio». E qui torna l’efficacia un po’ portuale di Savioli: «Il Mav aveva una sudditanza psicologica e anche operativa dal Consorzio, cioè gli comprava anche la carta igienica. Lo dico perché è vero, non è una battuta».
Raphaël Zanotti, La Stampa 6/6/2014