Luca Liverani, Avvenire 6/6/2014, 6 giugno 2014
MINORI, MENO IN CELLA PIU’ AI SERVIZI
Non è un caso se l’istituto della messa alla prova, adottato di recente nel Codice di procedura penale per desaturare il circuito penitenziario, è stato ’copiato’ dalla giustizia minorile. I tribunali che si occupano di minori confermano un’attenzione tutta particolare ai giovanissimi che infrangono la legge. Un dato su tutti: tra gli adolescenti che delinquono sono sempre meno quelli che finiscono in cella, mentre la stragrande maggioranza sconta la condanna all’esterno del carcere, affidata al servizio sociale. Una tendenza costante da anni e ora in crescita: gli ingressi negli istituti per minori nel 2008 erano stati 1.347, nel 2013 sono scesi a 1.201. E i primi dati di quest’anno fanno ben sperare: 409 ingressi in cinque mesi.
Sono i dati che emergono dal 2 ° Rapporto sulla devianza minorile in Italia, il corposo studio – 567 pagine – curato dal Dipartimento giustizia minorile in collaborazione con Unicef Italia, presentato al ministero di via Arenula. Il 93% dei minori condannato è composto da maschi, il 50% ha tra 18 e 21 anni, il 61% è italiano. Le condanne sono per il 55% per reati contro il patrimonio, il 6% legati agli stupefacenti, il 14% contro la persona. In calo anche gli ingressi nei Centri di prima accoglienza: nel 2012 avevano una media mensile di 183 minori, oggi sono 144, così come i collocamenti in comunità, che dai 2.038 del 2012 erano scesi a 1.894 nel 2013, per arrivare quest’anno a 666 (in proiezione, si prevede si attesteranno nel 2014 a 1.598).
Sale invece il numero dei minori affidati al Servizio sociale: dal 2008 al 2012 sono passati da 17.814 a 20.407. Ma sono solo 350 gli assistenti sociali dedicati: «Così non è possibile una solida presa in carico di tutti i ragazzi» avverte Isabella Mastropasqua, dirigente del Dipartimento per la Giustizia minorile. Se dunque calano i minori in carcere, aumentano quelli affidati al Servizio sociale. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando spiega che sta «pensando a una modifica normativa che consenta di differenziare di più le tipologie di detenuti, consentendo a chi ha cominciato a scontare la pena in un carcere minorile di restare lì oltre l’età attualmente prevista, per non vanificare un lavoro positivo che c’è». Da parte sua il presidente di Unicef Italia, Giacomo Guerrera, sottolinea che oltre alla presa in carico di chi infrange la legge, «urgono politiche di prevenzione».