Giuseppe Pollicelli, Libero 6/6/2014, 6 giugno 2014
«ASSASSINI NATI», SCOPERTO IL GENE CHE DÀ RAGIONE A LOMBROSO
Se non proprio assassini nati, come quelli del film di Oliver Stone, sembra che si possa essere quantomeno delinquenti nati. Secondo uno studio appena pubblicato dalla rivista statunitense Psychiatric Genetics, infatti, esisterebbe una caratteristica genetica correlabile a un più elevato rischio di adottare comportamenti criminali tra coloro che hanno vissuto un’infanzia difficile. Effettuata sulla base di campioni prelevati da detenuti americani, la ricerca è la prima di una serie che si prefigge di esaminare i potenziali contributi sia genetici sia ambientali alla propensione al delitto.
L’indagine si è incentrata essenzialmente sul ruolo di un enzima denominato monoammino ossidasi A (abbreviato con la sigla Maoa), associate il genotipo Maoa costituisca un «fattore predittivo efficace» (per adottare la terminologia degli specialisti) della tendenza al crimine. «I nostri dati dimostrano che le interazioni gene-ambiente sono importanti nel determinare le differenti inclinazioni al crimine», che da tempo viene all’aggressività, alle abitudini violente e ad altre condotte devianti, e i risultati pare abbiano confermato che ha spiegato il professor Todd Armstrong della Sam Houston State University, l’ateneo presso cui si è svolta la ricerca, «e in futuro potranno aiutarci a sviluppare migliori programmi di intervento per i bimbi a rischio».
Ricapitolando, le cose starebbero nel modo seguente: a parità di infanzia disastrata, c’è chi, per motivi genetici, matura un’indole criminale più facilmente di altri. Non sappiamo se, al riguardo, si potrà mai a una risposta certa, ma una cosa è sicura: sulle origini delle attitudini delinquenziali gli uomini si interrogano praticamente da sempre. Perché in fondo investigare su cosa renda un uomo un criminale o anche solo una persona crudele, dato che tali si può essere anche senza infrangere le leggi significa investigare su quella misteriosa entità a cui diamo il nome di male. Viene il dubbio che i ricercatori texani siano degli inconfessati (o forse solo inconsapevoli) estimatori del massimo assertore del concetto di «criminale per nascita», lo scienziato italiano Cesare Lombroso, controverso esponente del positivismo ottocentesco il quale riteneva addirittura di poter risalire alle inclinazioni criminali di un individuo semplicemente esaminandone i tratti anatomici. Gli studiosi della Sam Houston State University hanno dalla loro oltre un secolo di progressi scientifici, ma le conclusioni a cui per ora sono giunti possono legittimamente essere tacciate di avere un che di lombrosiano.
Appare preferibile, a ben vedere, la spiegazione che della presenza del male nel mondo danno tante tradizioni religiose, le quali rinviano al principio del libero arbitrio, ossia alla facoltà di scegliere tra il bene e il male che Dio ha concesso agli esseri umani. Di sicuro si tratta di una teoria molto più responsabilizzante di quella dei ricercatori texani, per i quali la cattiveria non sarebbe che la conseguenza di un disegno genetico. A prenderla per buona, tutti i malfattori potrebbero d’ora in poi giustificarsi parafrasando la famosa frase di Jessica Rabbit: «Non sono cattivo, è che mi disegnano così...».