Franco Bechis, Libero 6/6/2014, 6 giugno 2014
MA PER I PRIVATI NON CAMBIA PROPRIO NULLA
Da ieri il costo del denaro è sceso al livello più basso che sia mai esistito in Europa. La Bce di Mario Draghi lo ha portato allo 0,15% dal già basso 0,25%, e lo ha fatto varando un pacchetto di misure e annunci di misure che secondo il governatore della banca centrale del vecchio Continente, dovrebbero scongiurare l rischio deflazione. I mercati hanno subito reagito bene, gli indici di borsa sono saliti, anche lo spread italiano è sceso. Con questa manovra il cosiddetto tasso di interesse overnight è diventato negativo, e quindi alle banche non converrà più impiegare la propria liquidità presso la Bce. Se ne andranno di lì, e ovviamente la speranza è che mettano in circolazione quei soldi per tornare a fare quello che da tempo non fanno più: erogare credito, concedere prestiti alle imprese che ne hanno bisogno per il loro sviluppo e quindi mettere benzina nel motore della crescita del vecchio Continente e anche dell’talia. Draghi ha annunciato anche un programma di aste (un po’ fumoso) di liquidità a lungo termine e operazioni preparatorie all’acquisto di titoli (gli Abs) che saranno al sostegno delle imprese.
Il pacchetto Draghi era quello già scontato dagli operatori, e i mercati non è che siano stati presi da vera e propria euforia. Sono cresciuti però i titoli bancari, e proprio questa è la spia più genuina sull’efficacia di quelle misure. Perché i famosi titoli agganciati al sostegno delle imprese hanno uno scopo preciso: trasferire alla Bce attraverso quella operazione i crediti incagliati delle banche, ripulendone per l’ennesima volta i bilanci dalle scorie. Banche più sane possono anche essere utili al sistema in generale. Ma per la vita dei singoli cittadini, dei piccoli imprenditori, dell’Italia, la mossa Bce servirà a qualcosa?
Spiace dirlo, ma la risposta è negativa. Non cambierà nulla o quasi per i singoli cittadini. I mutui sono espressamente esclusi dalla liquidità che la Bce fornirà alle banche. Per chi ha già un mutuo casa l’effetto sarà impercettibile: solo un italiano su cento ha fatto contratti espressamente legati al tasso Bce. Gli altri mutui variabili sono legati all’Euribor, il cui tasso è già vicino allo zero, quindi la variazione sarà di fatto impercettibile e come sempre registrata solo dopo alcuni mesi dalla decisione ufficiale di Draghi. Stesso discorso per i prestiti che i cittadini chiedono alle proprie banche: si risparmierà qualche centesimo per rata di restituzione, e solo fra qualche tempo. Per i singoli correntisti una sola cosa avverrà in tempi fulminei: la riduzione del tasso di interesse che ancora dovessero percepire sui propri depositi bancari (anche questo comunque è assai vicino allo zero). Condizione questa che si unisce all’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie e sugli interessi percepiti su depositi e conti correnti (dal 20 al 26% appena decisi per finanziare gli 80 euro di Matteo Renzi) e che ormai fa sembrare se non più conveniente certo più sicuro tenere i propri risparmi nel materasso.
Cambierà qualcosa per i piccoli imprenditori che da tempo bussano allo sportello della propria banca chiedendo prestiti? Inutile illudersi: no. Non era quello 0,10% in più che ottenevano ieri le banche a portarle a tenere la propria liquidità in Bce. Il cosiddetto credit crunch, la stretta nella concessione di prestiti alle imprese, ha ragioni più strutturali che finanziarie. È legato alla crisi economica, alle mancanze di prospettive del Paese. Quando un’impresa chiede soldi, le porte vengono chiuse perché il banchiere non crede che quella impresa abbia qualche chance oggi di restare sul mercato. Se deve dare soldi per qualche anno, è convinto che li butterà via. Così non concede prestiti. Diventa negativo l’interesse offerto dalla Bce? Andranno via da lì e impiegheranno la loro liquidità in altro modo: acquisteranno pronti contro termine, titoli di Stato sul mercato, obbligazioni... Le offerte non mancano. E la Bce non può chiudere i mercati per costringere le banche a mettere soldi nel sistema imprenditoriale.
Servirà a poco, e soprattutto a pochi (i soliti noti) il pacchetto Draghi presentato ieri. E per certi versi è inevitabile che sia così. Gli strumenti scelti, forse pure quelli teoricamente a disposizione, non sono in grado di agire per ridurre i disallineamenti all’interno del vecchio Continente. La moneta sarà pure unica, ma i tassi reali di mercato sono tutti disallineati. I problemi dell’Italia sono ad esempio opposti a quelli della Germania, e la Bce non può al momento servire l’economia tedesca e allo stesso modo quella italiana, o spagnola o portoghese. Tutte le armi sono spuntate se non si inventano strumenti finanziari in grado di ridurre quel disallineamento che nella costruzione della moneta unica mai avrebbe dovuto esistere.