Corriere della Sera 6/6/2014, 6 giugno 2014
BANCHE ARRIVANO 400 MILIARDI «VINCOLATI»: SOLO FONDI ALL’ECONOMIA
Ora non ci sono più alibi: le banche devono tornare a prestare capitali a famiglie e imprese, visto che a esse il denaro ora costa pochissimo. La Bce ha espressamente affidato agli istituti europei questo compito mettendo a disposizione da settembre 400 miliardi a un tasso bassissimo, attualmente lo 0,25%. La mossa si chiama tecnicamente «Tltro». E per pungolare ancora di più le banche a non tenere la liquidità in cassa, ha imposto tassi negativi per chi decidesse di depositarla presso la Banca centrale. Il «Tltro» è la replica del «Ltro» varato fra dicembre 2011 e febbraio 2012 che ha inondato con 1.000 miliardi di liquidità le banche europee ad appena l’1% di interesse. La differenza sta nella «T» («targeted»): i soldi non vanno usati per comprare titoli di Stato — finora forma di guadagno senza sforzi, visto che i bond rendono più del costo del finanziamento — ma per aiutare l’economia reale, anche se con l’esclusione dei mutui per le case per non creare bolle immobiliari. Secondo Alberto Gallo di Rbs, il Tltro «in teoria dovrebbe essere sufficiente ad assorbire» il calo di 374 miliardi nei finanziamenti concessi dalle banche dallo scoppio della crisi. E sottolinea che ad avvantaggiarsene dovrebbero essere soprattutto le banche dell’Europa periferica. Mediobanca Securities stima in 200 miliardi l’ammontare che sarà collocato solo in Italia e Spagna. Per le banche ci sarebbe un vantaggio nel minore costo del credito. Tuttavia potrebbe esserci un calo nella raccolta diretta, visto i minori tassi attivi offerti ai risparmiatori. «Pur con una ripresa economica che non si è ancora compiutamente manifestata», commenta Pierfrancesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare, «le decisioni sono molto positive perché consentono al sistema bancario di assolvere in modo più compiuto alla missione di sostegno all’imprenditoria». Per Antonio Guglielmi di Mediobanca Securities la spinta a prestare alle imprese arriva anche dall’annunciato programma di acquisto degli Abs, cioè dei titoli con sottostanti i crediti a imprese e famiglie. Prestare soldi significherebbe dunque creare le condizioni per poter accedere agli ulteriori finanziamenti agevolati della Bce.
Fabrizio Massaro
IMPRESE CREDITI PIÙ FACILI, INTERESSI PIÙ LEGGERI. L’EURO FRENERÀ –
Due cose interessano le imprese. La prima: avere prestiti a buon mercato per finanziare gli investimenti. La seconda: un euro meno forte per esportare con più facilità. Come influiranno le misure introdotte ieri dal consiglio direttivo della Bce? «Sul primo fronte le aziende avranno vita più facile. L’effetto finale sul cambio, invece, non è scontato», risponde Lea Zicchino, responsabile per Prometeia delle analisi sul settore bancario. Ma andiamo con ordine. La prossima settimana Confindustria presenterà la sua agenda rispetto al credito. Ieri le operazioni mirate di rifinanziamento a lungo termine delle banche annunciate dalla Bce sono state accolte con sollievo da viale dell’Astronomia. L’Eurotower parte con 400 miliardi ma altri due Tltro arriveranno a settembre e dicembre 2014. «Il tasso a cui le banche potranno prendere a prestito dalla Bce sarà dello 0,25%. Decisamente più basso rispetto all’1,8 medio con cui gli istituti si sono finanziati fino a oggi», spiega Zicchino. Questa misura incentiverà le banche a prestare di più alle imprese. Compatibilmente con un freno, però: «Non bisogna dimenticare che gli istituti di credito sono sotto la lente dei cosiddetti stress test per quanto riguarda i livelli di capitalizzazione. E questo non incentiva a mettere più risorse a disposizione delle imprese», aggiunge l’analista. Infine va detto che non c’è misura che possa convincere una banca a prestare a un’azienda inaffidabile. Inoltre aumentare l’offerta di credito serve a poco se non c’è domanda. «Le nostre analisi ci dicono che negli ultimi due anni la domanda di credito è venuta a mancare — constata Zicchino —. E i pagamenti degli arretrati della pubblica amministrazione hanno accentuato
il fenomeno. I soldi entrati nelle casse delle aziende sono stati usati per saldare debiti con le banche e non per fare investimenti». Per finire, la questione del cambio. Qui l’impegno dell’Eurotower a tassi bassi nel lungo periodo dovrebbe indebolire l’euro. Ma questo effetto potrebbe essere in parte controbilanciato dal fatto che, se l’economia della zona euro si rafforzerà, allora l’Europa potrebbe attirare nuovi capitali.
Rita Querzé
FAMIGLIE DIECI EURO IN MENO SUI MUTUI CASA, SOFFRONO I CONTI-DEPOSITO –
Se abbiamo acceso un mutuo dovremmo giovarcene, anche se i benefici non saranno immediati e comunque quantificabili in una decina di euro al mese. Se invece siamo piccoli risparmiatori abituati a conti deposito e polizze andiamo incontro a un calo della remunerazione, tale da costringerci forse a ripensare l’allocazione del risparmio verso l’azionario, pur con tutte le accortezze del caso. Ieri il primo segnale positivo, visti i guadagni dei titoli bancari che preludono forse a una stagione di rialzi soprattutto se l’Eurotower darà seguito alle misure di politica monetaria non convenzionale. Presto per dirlo. Certo sui mutui lo scenario che si profila è questo: per chi ha un finanziamento in corso cambierà poco, anche perché i mutui legati al tasso Bce sono l’1% appena e si gioveranno di un assegno mensile di circa 10 euro. Diversa è la questione per chi ha acceso un prestito che segue l’andamento dell’Euribor (tasso variabile) ed Eurirs (tasso fisso), cioè la gran parte dei finanziamenti in essere. Qui è presumibile che i valori si ridurranno di circa un decimale nei prossimi mesi, perché la trasmissione del taglio del costo del denaro non è immediata. Semmai i benefici potranno esserci sugli spread, cioè l’aliquota applicata dagli istituti di credito, e quindi potranno interessare chi stipulerà un mutuo da ora in poi. Secondo Luca Dondi, direttore generale Nomisma, «dipenderà soprattutto dalle banche», la cui dinamica di erogazione del credito potrebbe riattivarsi soprattutto per quelle più patrimonializzate e «che hanno fatto pulizia degli incagli» (leggi Unicredit e Intesa Sanpaolo). Per Pietro Giordano, segretario generale Adiconsum, possiamo attenderci «ripercussioni negative per i piccoli risparmiatori a causa di rendimenti in calo sui conti deposito già gravati da un aumento di tasse e bollo». È lo scenario «perverso» che intravede l’economista dell’università «Bocconi», Giuseppe Ferraguto, perché «gli istituti potrebbero trasferire ai clienti i costi di tassi negativi per i depositi delle banche presso la Bce».
Fabio Savelli