Federica Colonna, pagina99 31/5/2014, 31 maggio 2014
IL CODICE A BARRE DEL CARO ESTINTO
Finché morte non ci separi. E pure oltre. Il caro estinto, infatti, sarà sempre con noi: online e grazie a un semplice codice a barre. Posizionato sulla lapide, e non più solo su merci, manifesti e installazioni artistiche, l’inflazionatissimo QR Code permetterà a parenti e amici del defunto di geolocalizzare l’urna, guardare le immagini di una vita, leggere le memorie dei figli e ri-vivere l’esperienza della commemorazione funebre sempre, ovunque e con un semplice gesto.
Se i cimiteri, insomma, stanno diventando luoghi connessi – dove la lacrima è a portata di app e il selfie vicino alla bara “cool” – le compagnie funebri non possono che adeguarsi e adottare un competitivo piano di marketing da obitorio. Per farlo non mancano i consigli – come quelli di FuneralFuturist.com, il sito che promette di trasformare ogni becchino in una rock star del funerale – e nemmeno gli esempi. Numerosissimi. A partire da Philadelphia, dove Lorie Miller, fondatrice di Digital Legacy, ha sperimentato il primo codice a barre sulla tomba del padre, o da Seattle, la città in cui Living Headstones promette di «unire la tradizione senza tempo delle lapidi in pietra con le più nuove tecnologie disponibili». L’applicazione della mattonella con il codice, inoltre, non prevede costi aggiuntivi, a meno che non si tratti di modernizzare una vecchia lapide silente, al prezzo di soli 75 dollari. Una cifra adatta a un mercato destinato a espandersi: solo il 2% delle famiglie, infatti, non si accontenta delle memorie analogiche e paga per l’urna online.
Anche in Italia, però, il trapasso può essere cool e economico insieme. L’iscrizione a Rest In Memory, piattaforma di commemorazione tramite QR code, costa solo 60 euro, mentre con 130 euro è possibile collegare fino a 10 persone. M&G, Marmi e Graniti, invece, fornisce il QR Ricordo, la placchetta removibile, per garantire eterna memoria anche qualora la salma fosse spostata. Le informazioni contenute nel codice non cambierebbero: nessuno può modificarle.
Eppure c’è chi pone un tema di protezione dati. Post-mortem privacy, l’hanno chiamato Lilian Edwards e Edina Harbinia, ricercatrici della Università Strathclyde di Glasgow, esperte di Internet Governance e autrici di un paper sui rischi connessi alla digitalizzazione della morte. Un problema di fronte al quale le imprese funebri si sono però attrezzate, per esempio restringendo l’accesso al codice a pochi utenti e impedendo l’intervento sui contenuti nessun commento, per capirsi, come avviene su Facebook.
Il caro estinto, insomma, può riposare in pace, almeno fino alla prossima scansione con smartphone e con la speranza che un QR Code non sia per sempre. Come ogni tecnologia, infatti, ha una sua obsolescenza. Non è eterna. Proprio come il cordoglio e la commemorazione digitale. (Federica Colonna)