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 2014  giugno 04 Mercoledì calendario

BOOM DI FURTI E RAPINE ALLARME AL CENTRO-NORD


Un ladro non torna mai sul luogo del delitto. O quasi mai: lo scorso mese a Bolzano, in meno di dieci giorni, un notaio ha ricevuto per due volte la visita di un topo d’appartamento. Tra orologi e gioielli si è portato via un bottino di oltre 500 mila euro. Non a caso in Trentino-Alto Adige i furti in casa sono aumentati del 132% negli ultimi 4 anni.
Nei borseggi, invece, è il Lazio a farla da padrone, con una crescita che supera il 110 per cento. Eccola la mappa del crimine ai tempi della crisi, col Centro-Nord pronto a strappare molti record al Sud Italia.
I numeri non mentono, anche se possono cozzare con il senso comune. I quattro reati più in crescita negli ultimi anni fotografano un’Italia criminale a due velocità. Dal 2009 al 2013, nel Centro-Nord i borseggi sono aumentati del 48 per cento, i furti in abitazione del 69, le rapine in casa del 90, quelle per strada del 75. Nel Sud e nelle isole la crescita è stata invece più contenuta (borseggi +20 per cento, furti in abitazione +55, rapine in casa +66) o addirittura c’è stata una retromarcia (con le rapine in strada diminuite del 12 per cento). «Sono differenze di segno opposto a quello che ci potremmo aspettare — spiega il sociologo e professore emerito all’università di Bologna Marzio Barbagli, che scopre i dati inediti di una sua lunga ricerca — la crisi economica infatti ha colpito tutto il Paese, ma riguardo all’occupazione ha avuto conseguenze maggiori nelle regioni meridionali. Anche l’aumento dei reati dovrebbe allora essere più forte nel Mezzogiorno. Le cose invece non sono andate così».
Dal 2009 a oggi, la frequenza dei borseggi è cresciuta soprattutto in Lazio, Trentino-Alto Adige, Veneto, Emilia e Toscana. Quella dei furti in abitazione inTrentino, Veneto, Emilia e Toscana. Il numero delle rapine in casa è salito specialmente in Piemonte, Liguria, Friuli, Lombardia, Emilia e Toscana. Quello delle rapine in pubblica via in Toscana, Trentino, Friuli, Emilia, Lazio e Lombardia. Come si spiega? Per lo più con il ruolo degli stranieri che delinquono: «Questa sorprendente tendenza — si legge infatti nella ricerca — è dovuta al ruolo che alcuni strati della popolazione immigrata, seriamente colpita dalla crisi economica, hanno avuto per questi reati; alla crescita negli ultimi anni della percentuale degli stranieri sulle persone denunciate per furti e rapine e al fatto che questa popolazione vive più frequentemente nelle regioni centro-settentrionali ». Qualche numero: gli stranieri sono il 63 per cento del totale delle persone denunciate per borseggi, il 54 per cento per furti in casa, il 47 per le rapine in abitazione e la metà per le rapine in strada. Nelle banche invece solo sei rapinatori su cento parlano straniero.
A livello nazionale, emerge comunque una crescita generalizzata di furti e rapine, che invece diminuiscono nel resto d’Europa. Il numero dei furti, dopo aver raggiunto il livello più basso nel 2009 (con 1.318.076 colpi), ha ripreso ad aumentare raggiungendo 1.547.769 casi nel 2013, con un incremento del 17 per cento. La crescita maggiore si è avuta con i borseggi (+43%) e i furti in abitazione (+86%). Anche il numero delle rapine negli ultimi quattro anni è cresciuto, passando da 35.822 a 43.510: un aumento del 28 per cento.
Più nel dettaglio, le rapine agli uffici postali sono aumentate del 15 per cento, così come quelle contro i negozi. Le rapine per strada sono cresciute del 31 per cento, quelle in abitazione addirittura dell’83. Le rapine in banca, invece, sono crollate del 67 per cento e continuano a calare: nei primi tre mesi del 2014 sono state solo 136, con un calo del 52 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nell’intero 2013 le rapine consumate agli sportelli bancari si sono fermate a 941 (1.200 se si aggiungono anche quelle solo tentate). Per capire: sia nel 1998 che nel 1999 ne furono compiute ben 2.900. E una spiegazione c’è. Nelle rapine bisogna infatti tener conto del rapporto fra i rischi che corrono coloro che le commettono e il denaro che ne ricavano. La redditività varia molto: si va da un bottino medio (nel 2013) di 250 euro in strada, ai 3mila euro per le rapine alla grande distribuzione; dai 6mila euro sottratti alle tabaccherie fino ai 23mila euro per i colpi alle poste e ai 24mila alle banche. Quanto ai rischi, nell’ultimo anno è fallita una rapina su quattro agli sportelli bancari (il 25 per cento). Simili le performance agli uffici postali (24 per cento di flop). È andata meglio solo contro la grande distribuzione (16 per cento i fallimenti) e i tabaccai (solo il 2 per cento si dà alla fuga senza un euro in tasca).
Insomma, le rapine in banca rendono oggi la metà di quanto rendevano nel 1990 (44mila euro contro i 24mila attuali). Non solo. I colpi falliscono sempre più spesso: solo il 6 per cento nel ‘90, ben il 25 per cento oggi. Investendo in sistemi più avanzati di sicurezza, le banche hanno infatti reso sempre più difficile e rischioso compiere una rapina ai loro sportelli. Il risultato? Molti rapinatori hanno visto bene di spostare la loro attività: dalle banche agli esercizi commerciali, abitazioni e strade cittadine. Certo, c’è ancora chi tenta il colpo grosso, ma sono pochi e ben organizzati: l’anno scorso 105 tir pesanti carichi di merce sono stati rapinati e 15 furgoni portavalori sono stati presi d’assalto. Un lavoro riservato a bande iper-specializzate.

Vladimiro Polchi, la Repubblica 4/6/2014