Federico Rampini, la Repubblica 4/6/2014, 4 giugno 2014
OBAMA SFIDA LA RUSSIA “DAGLI USA PIÙ JET E SOLDATI PER LA SICUREZZA EUROPEA”
VARSAVIA
Un miliardo di dollari alla «Iniziativa per rassicurare l’Europa» perché «la vostra sicurezza è sacrosanta, è la pietra miliare anche per la sicurezza degli Stati Uniti». Un miliardo per finanziare più jet militari Usa, più soldati, più tecnologie belliche, più manovre di esercitazione e più navi da guerra nelle acque del Baltico. Barack Obama inizia il suo tour di quattro giorni in Europa con una tappa che esprime un messaggio forte: la Polonia, nel 25esimo anniversario della sua liberazione dall’autoritarismo comunista e dalla sfera d’influenza sovietica. Appena sceso dall’Air Force One all’aeroporto di Varsavia, passa in rassegna i caccia F-16 che compiono missioni di pattugliamento sui cieli dei paesi baltici: operazioni varate di recente, in collaborazione con la Luftwaffe tedesca, dopo l’escalation di tensione con la Russia per l’annessione della Crimea e le violenze in Ucraina.
La crisi con Vladimir Putin dominerà anche la seconda tappa, oggi, quel G7 di Bruxelles che sostituisce il G8 di Sochi, cancellato dopo l’espulsione della Russia e le sanzioni decise dagli alleati atlantici. Infine Parigi e la Normandia, per il 70esimo anniversario dello sbarco e quindi della disfatta nazifascista. In Normandia ovviamente anche Putin ci sarà, e Obama non farà nulla per evitarlo: «Certo che ci incontreremo. Io ci sarò» e lui pure: non si può ignorare il ruolo che la sua nazione ebbe nella seconda guerra mondiale». Ma dopo l’omaggio alla storica alleanza Usa-Urss contro Hitler, il presidente americano precisa quello che dirà a Putin: «Con lui nel corso di questa crisi ho sempre mantenuto una “business relationship”, non abbiamo smesso di parlarci. Mantenere buone relazioni con un grande paese come la Russia è importante. Ma questo non ci deve far dimenticare le lezioni della storia. Non si sacrificano i principi: la libertà, la sovranità, l’integrità territoriale. Nessuno lo sa meglio dei polacchi».
Obama diffida Putin dal «sostenere milizie armate che destabilizzano l’Ucraina», perchè deve essere il popolo ucraino a decidere il proprio futuro. E dunque al G7 si parlerà di nuovo delle “ulteriori sanzioni” contro interi settori dell’economia russa, qualora Mosca non receda dalle interferenze destabilizzanti. Si parlerà anche delle “potenziali” esportazioni di energia dall’America verso l’Europa, per ridurne la dipendenza dal gas russo.
Primo, rassicurare i polacchi e gli altri ex-membri del Patto di Varsavia, che per l’America «non c’è differenza tra vecchi e nuovi membri della Nato», tutti hanno diritto alla stessa difesa comune. Ma mentre Obama annuncia il rafforzamento della presenza militare Usa, e la richiesta al Congresso di quel miliardo di dollari aggiuntivi, non perde occasione per applaudire lo sforzo della Polonia che s’impegna ad aumentare le proprie spese militari fino al 2% del Pil. E’ un livello dal quale molti altri paesi della Nato, Italia per prima, sono lontani. Obama non li nomina uno per uno, ma li striglia lo stesso: «Ciascun alleato deve fare la sua parte, deve sopportare la sua quota dell’onere di difesa. Oggi la Nato dipende troppo dal contributo americano. La Polonia è un’eccezione, altri paesi hanno fatto il contrario, hanno ridotto le spese per la difesa comune».
A riprova della tensione provocata in tutta l’Europa orientale dalle mosse di Putin, questa tappa a Varsavia si è trasformata in un vertice allargato tra il presidente americano e i leader di tutti i paesi dell’Est: sono arrivati qui per incontrare Obama i leader dei tre paesi baltici, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Croazia. Alcuni vogliono molto di più da Obama.
La Polonia desidera avere delle basi permanenti della Nato, come esistono in Italia o in Germania. «Non accettiamo restrizioni alle forze Nato sul nostro territorio», dice il presidente polacco Bronislaw Komorowski. È un’allusione all’accordo del 1997 con cui la Nato per rassicurare la Russia s’impegnò a non stazionare «forze da combattimento ingenti e permanenti» negli Stati che furono parte del blocco sovietico. Quello stesso accordo però comportava da parte della Russia l’impegno «ad astenersi dalle minacce o dall’uso della forza, che violerebbero la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza politica dei paesi vicini». La Polonia vede nelle gesta di Putin in Crimea e Ucraina valide ragioni per insediare basi Nato che non siano una presenza simbolica. La Casa Bianca finora preferisce un aumento di truppe «a rotazione».
Federico Rampini, la Repubblica 4/6/2014