Ilaria Maria Sala, La Stampa 4/6/2014, 4 giugno 2014
CINA, UN TETTO ALL’INQUINAMENTO
Per la prima volta la Cina accetta di limitare le sue emissioni inquinanti di CO2, fissando un tetto massimo che sarà effettivo a partire dal 2016.
Si tratta di una conquista storica per quanti, ormai da tempo, cercavano di convincere Pechino a bilanciare il suo sviluppo rapidissimo con un maggiore rispetto per il pianeta, una richiesta che fino ad ora la Cina aveva ignorato, adducendo tanto le sue necessità in quanto Paese in via di sviluppo, quanto le responsabilità, a suo giudizio ben maggiori, di Paesi inquinanti come gli Stati Uniti.
Ora che anche gli Usa hanno accettato di limitare le proprie emissioni e fissare un tetto Pechino rischiava un imbarazzante isolamento. Ecco così che He Jiankun, il presidente del Comitato sul Cambiamento climatico cinese, ha annunciato ieri che non solo sarà stabilito un limite che la Cina si impegna a rispettare, ma che questo sarà introdotto nel prossimo Piano Quinquennale e misurato sia per intensità che per valori assoluti. Oggi, le emissioni cinesi sono pari a 9,5 miliardi di tonnellate, che secondo He raggiungeranno l’apice massimo di qui al 2030, arrivando a 11 miliardi di tonnellate di CO2.
Il limite alle emissioni nocive è urgente e necessario anche per la Cina stessa: questa non solo è diventata il primo Paese per quantità di emissioni al mondo, sorpassando nel 2006 anche l’America, ma si ritrova quotidianamente alle prese con un’emergenza ambientale senza confronti. Le giornate in cui l’aria è irrespirabile al punto da costituire un pericolo per la salute si moltiplicano - e non solo a Pechino - portando, secondo alcune stime, a più di 4 milioni di morti all’anno.
Per diminuire l’inquinamento atmosferico la Cina ha anche intrapreso un piano ambizioso per limitare la sua dipendenza dal carbone – attualmente la prima fonte di energia – che oltre a potenziare maggiormente le energie rinnovabili e cercare di limitare gli sprechi, si affiderà anche alle centrali nucleari.
Quest’ultima, pur essendo una proposta capace di limitare in modo diretto le emissioni inquinanti, non è una strategia priva di detrattori, dati i rischi legati alla sicurezza, ma il fabbisogno energetico della popolazione cinese (un quinto dell’umanità) è in continuo aumento, man mano che i consumi pro-capite diventano paragonabili a quelli dei Paesi industrializzati.
Ilaria Maria Sala, La Stampa 4/6/2014