Giuseppe Bottero, La Stampa 4/6/2014, 4 giugno 2014
IN 5 ANNI MAXI-CURA DIMAGRANTE MA PER IL GRUPPO ARABO NON BASTA
Sorpresa, il mito dell’Alitalia mangiatoia di Stato, quella in cui finivano a lavorare amici, amici degli amici e pure elettori da piazzare è, per l’appunto, un mito. Negli anni, infatti, il «corpaccione» della ex compagnia di bandiera è stato messo a dieta e adesso, in tema di efficienza, il gruppo se la gioca con tutte le maggiori società europee. Chiaro, le low cost restano su un altro pianeta, ma con 106 dipendenti per ogni aeromobile l’Alitalia è ben più snella di Air France-Klm (174) e Lufthansa (420), solo per restare nel Vecchio Continente.
Più difficile fare confronti scorporando i numeri: per dire, quanto pesano i piloti sui bilanci? E quanto i vari assistenti di volo, e addetti di terra? Le compagnie sembrano particolarmente gelose di questi dati. O forse il grande turnover, soprattutto nei mesi caldi dell’anno, rende complicato scattare una fotografia nitida.
L’unica certezza è che negli ultimi cinque anni alla Magliana si è stretta parecchio la cinghia. «La riduzione della forza lavoro è stata importante, se si pensa che insieme ad Air One erano oltre 20 mila i dipendenti che lavoravano nelle due compagnie prima della nascita del nuovo vettore», dice Andrea Giuricin, docente all’università Milano Bicocca e fellow dell’Istituto Bruno Leoni. Anche gli stipendi, con gli ultimi accordi, sono stati ridotti. «Alitalia non ha un problema di costi: il principale difetto della nuova compagnia, che ha perso oltre 1,3 miliardi di euro dalla rinascita del 2009 ad oggi, è stato quello di focalizzarsi troppo nel corto e medio raggio». Insomma, di sfidare Ryanair ed Easyjet invece di puntare ai bersagli grossi.
Con l’ingresso di Etihad le cose cambieranno parecchio. «Da un punto di vista salariale, lavorare per Etihad è molto meglio che lavorare per Alitalia» prosegue Giuricin. Ma è chiaro che le mansioni, in molti casi, saranno differenti. «Per tagliare i costi Abu Dhabi sta già mettendo in comune molte funzioni amministrative fra le compagnie controllate in Europa. È prevedibile che voglia fare lo stesso con Alitalia» ragiona Gregory Alegi, docente di gestione delle compagnie aeree alla Luiss.
Qualcosa può cambiare anche nel marketing e - qui i lavoratori coinvolti sono di più - nella manutenzione. Il gruppo guidato da James Hogan infatti ha appena acquisito la società specializzata Adat, a cui sarà affidata non solo la manutenzione degli aerei con la livrea di Etihad ma anche di quelli delle compagnie partner.
I sindacati, per difendere i posti, stanno puntando il dito contro la (mancata) redditività dell’ex compagnia di bandiera rispetto alle concorrenti. E la Uiltrasporti lancia l’allarme piloti che, preoccupati dai tagli e allettati dalle compagnie straniere, stanno lasciando Alitalia in numero crescente: in un anno ne sono usciti almeno un centinaio e negli ultimi mesi si registrano 4-5 dimissioni volontarie a settimana.
Giuseppe Bottero, La Stampa 4/6/2014