Gabriele Meoni, Il Sole 24 Ore 4/6/2014, 4 giugno 2014
DAL «PIANO MARSHALL UE» 23 MILIARDI ALLA ROMANIA
Un’occasione unica per la Romania, che può compiere un salto di qualità simile a quello fatto dalla Spagna negli anni Ottanta o più recentemente dalla Polonia. Un’opportunità da non perdere per le imprese italiane, grandi e non solo, che possono aggiudicarsi nuove gare d’appalto, fornire materiali e macchinari, offrire servizi di consulenza.
I finanziamenti europei all’Est Europa per i prossimi sette anni (2014-2020) sono paragonabili a quello che il Piano Marshall rappresentò per l’Europa occidentale nel secondo dopoguerra. Oltre 350 miliardi di euro (senza tener conto dell’agricoltura) destinati ai dieci Paesi della regione, una somma di poco superiore a quella stanziata nel periodo precedente. La fetta più grossa, pari quasi a 78 miliardi, è destinata alla Polonia, che oltre a essere il Paese più grande dell’area è anche uno di quelli più virtuosi nella capacità di spesa.
Non altrettanto si può dire per la Romania, ultima in classifica con una deludente quota del 37,8% di fondi spesi tra il 2007 e il 2013, nonostante l’accelerazione impressa lo scorso anno. Così nel prossimo periodo finanziario Bucarest si dovrà accontentare di 23 miliardi, una cifra inferiore alle attese del Governo guidato da Victor Ponta. La Romania ha ottenuto il più basso importo di fondi europei pro capite: 164 euro all’anno, circa la metà di Slovacchia e Ungheria.
È dunque fondamentale per il Paese convincere Bruxelles che le risorse saranno spese efficacemente. Il 31 marzo, il ministero dei Fondi europei ha trasmesso la proposta di Accordo di partenariato a Bruxelles. Secondo i regolamenti europei, la Commissione ha ora tre mesi per analizzare il documento e chiedere modifiche.
La parte del leone nei piani del Governo verrà svolta dalle infrastrutture, il settore che secondo le simulazioni è in grado di produrre il maggior impatto sull’economia del Paese, con un aumento aggiuntivo del Pil di 15 punti in sette anni. Il documento trasmesso a Bruxelles prevede che il ministero dei Trasporti realizzi entro il 31 luglio 2014 il Master Plan, un documento-chiave che stabilisce la strategia della Romania per la costruzione e l’ammodernamento dei trasporti entro il 2030. «Una rete moderna di strade e ferrovie - spiega l’austriaca Erste Bank in uno studio dedicato ai fondi Ue - ha un impatto positivo non solo sulla crescita del Pil ma anche sulla capacità del Paese di attrarre investimenti esteri. In questo senso l’effetto dei finanziamenti europei si vedrà ancora per molti anni dopo la fine degli aiuti».
Per le imprese l’occasione è ghiotta. Chiedere al gruppo Condotte per avere conferma. La società romana si è infatti aggiudicata, in consorzio con Tirrena Scavi e Cossi Costruzioni, due lotti relativi ai lavori autostradali che fanno parte del quarto corridoio paneuropeo, per un importo di 265 milioni di euro, finanziati per l’85% con fondi dell’Unione europea e per il restante 15% dal governo romeno. «Siamo ormai alla terza gara in Romania negli ultimi quattro anni - spiega il presidente, Duccio Astaldi - in tutti i casi i progetti sono stati finanziati in massima parte dalla Ue. Questa per noi è una garanzia in più sulla certezza dei pagamenti perché quando viene lanciato il bando il pacchetto finanziario è già pronto. I tempi però sono lunghi: sono trascorsi due anni dall’avvio di quest’ultima gara all’assegnazione. La burocrazia in Romania è un problema, gli ostacoli non mancano ma anche grazie al sostegno della Ue noi continuiamo ad operare con successo».
Il modello dell’associazione temporanea d’impresa scelto da Condotte è quello più indicato per le Pmi che da sole non hanno le spalle abbastanza larghe per partecipare a una gara internazionale. Questo vale sia per le infrastrutture che per l’ambiente, l’altro grande capitolo cui sarà destinata una larga fetta dei progetti finanziati dalla Ue e che comprende depurazione delle acque reflue, smaltimento dei rifiuti, risparmio energetico, sviluppo delle fonti rinnovabili e altro ancora.
Senza contare che la Ue può anche co-finanziare direttamente le aziende presenti in Romania. «Abbiamo presentato un progetto nel settore delle lavorazioni meccaniche per aumentare il valore del prodotto finale - racconta Carlo Beltrame, general manager dell’azienda siderurgica Donalam, controllata dal gruppo Beltrame - metà è finanziato dai fondi Ue e l’altra metà da noi. L’iter è stato lungo, non è facile districarsi nella burocrazia, soprattutto per una piccola azienda, ma alla fine ce l’abbiamo fatta».
Gabriele Meoni, Il Sole 24 Ore 4/6/2014