Lettera43 4/6/2014, 4 giugno 2014
MOSE, COS’È E COME FUNZIONA
Maremoto in laguna. E a provocarlo, paradossalmente, è proprio l’opera che avrebbe dovuto proteggere Venezia dall’alta marea, il cosiddetto Mose (MOdulo Sperimentale Elettromeccanico).
Nella giornatata di mercoledì 4 giugno, la Serenissima si è svegliata scossa dall’arresto del sindaco Giorgio Orsoni, accusato di finanziamento illecito nell’ambito delle indagini per corruzione, concussione e riciclaggio sugli appalti per la costruzione dell’opera.
Il Mose è un sistema di dighe mobili, ideato per difendere Venezia dalle maree. Il progetto, divenuto prioritario dopo l’alluvione del 1966 e decollato negli Anni 80, consiste in un sistema idraulico di paratoie mobili che stanno appoggiate invisibili sul fondo delle bocche di porto e si alzano con l’alta marea, riempite di aria compressa.
Il Mose, acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico, è costituito da una serie di 78 paratoie (dighe) mobili a scomparsa, posizionate alle bocche di porto (i varchi che collegano la laguna con il mare) di Lido, di Malamocco e di Chioggia, in grado di isolare temporaneamente la laguna di Venezia dal Mare Adriatico durante le fasi di alta marea. È stato progettato per proteggere Venezia e la laguna da maree alte fino a 3 metri, e la sua entrata in funzione è attualmente prevista per maree superiori a 110 centimetri. Le paratoie, tutte in acciaio, sono state costruite a Monfalcone e montate a Marghera.
Il Mose può essere messo in funzione in modi diversi per far fronte alle caratteristiche e all’entità dell’acqua alta. Le paratoie sono indipendenti l’una dall’altra e possono agire separatamente. Vengono svuotate dall’acqua e riempite di aria compressa, per consentirne il sollevamento. È possibile prevedere la chiusura contemporanea di tutte e tre le bocche di porto in caso di un evento eccezionale, oppure la chiusura differenziata delle bocche di porto in base ai venti, alla pressione e all’entità di marea prevista, o anche chiusure solo parziali di ciascuna bocca. Oltre alle paratoie, che sono la parte emersa e visibile dell’opera in funzione, il Mose è fatto di cassoni di alloggiamento in cemento armato posati sul fondo della laguna, che pesano migliaia di tonnellate. Sono parallelepipedi di cemento grandi come un condominio: 60 metri per 36, alti nove, ai quali le paratoie mobili sono aggaciate attraverso apposite cerniere.
L’esecuzione dei lavori del Mose è stata affidata al Consorzio Venezia Nuova (Cvn), che opera per conto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Magistrato alle Acque di Venezia in qualità di concessionario unico.
Ciò significa che non è previsto il ricorso a gare d’appalto pubbliche. La realizzazione dell’infrastruttura è iniziata nel 2003, contemporaneamente a quella delle tre bocche di porto lagunari. Il 12 ottobre 2013, alla bocca di porto del Lido-Treporti, una delle tre che permettono l’ingresso in laguna, sono state per la prima volta sollevate quattro delle 78 paratoie destinate a difendere la città dall’alta marea.
Il costo complessivo dell’opera è di 5.493 milioni di euro, prezzo stabilito nel 2005: lo stato di avanzamento dei lavori è pari all’87% e a ottobre 2013 serviva ancora 1 miliardo di euro circa per la realizzazione completa. L’obiettivo, ricordato anche in quell’occasione, era di concludere l’opera entro il 2016.
Lo scopo del progetto Mose è proteggere la laguna e la città di Venezia. Le acque alte sono diventate sempre più frequenti e intense a causa dell’effetto combinato di subsidenza (abbassamento del livello del suolo) e l’eustatismo (innalzamento del livello del mare), dovuti sia a fenomeni naturali, sia di origine umana. Attualmente le città lagunari sono mediamente di 23 centimetri più basse sull’acqua rispetto dagli inizi del Novecento, e ogni anno decine di allagamenti causano disagi agli abitanti, degrado alle strutture urbane e architettoniche e all’ecosistema.