Andrea Elefante, La Gazzetta dello Sport 4/6/2014, 4 giugno 2014
MATERAZZI: «AZZURRI TRA LE PRIME QUATTRO»
Un saluto da padrone di casa, perché Perugia è casa sua ma in fondo un po’ lo è ancora anche lo spogliatoio della Nazionale. Marco Materazzi ci è rientrato ieri pomeriggio prima dell’allenamento degli azzurri — un abbraccio a tutti, in particolare a Balotelli, Cassano e ai «colleghi del 2006» — e ne è uscito ancora più convinto: «Questa Nazionale è da prime quattro, almeno sulla carta».
Addirittura? Allora ha ragione Prandelli quando dice «partiamo per arrivare in finale»?
«L’Italia è vicecampione d’Europa e l’Europeo per me è un Mondiale senza Brasile e Argentina. Poi ci sono tante variabili e sempre qualche sorpresa, per carità: però l’Italia è fortissima, fidatevi».
Perché?
«Perché non vedo punti deboli. A cominciare dalla difesa, che è quella della Juve, con due esterni come De Sciglio e Darmian: giovani, ma anche ottimi giocatori».
Già che parliamo di difesa, togliamoci il pensiero: il suo pupillo Ranocchia lo avrebbe portato fra i 23?
«Sì, e non perché è il mio pupillo: per quello che ha dimostrato negli ultimi due mesi, raduno compreso, lo avrebbe meritato. Paletta fino all’amichevole di Madrid (il 5 marzo contro la Spagna, ndr) aveva giocato benissimo, ma da allora in poi ha fatto meno bene di Andrea».
Passiamo al centrocampo?
«Forse nessuna squadra ha la qualità dell’Italia. Anzi, qualità e quantità: Pirlo, Verratti, De Rossi, Thiago Motta, Marchisio. Chi ce li ha?».
Pirlo e Verratti insieme: sembrava difficile, e invece...
«Perché difficile? Due fenomeni, con la testa e con i piedi, e il pallone lo vogliono lì, sul loro piede: i fenomeni insieme possono sempre giocare».
Così Pirlo sarà anche più libero di esprimersi, no?
«Premessa: non tutti se ne accorgono, ma Andrea ha anche grandi doti di corsa. Detto questo, qualunque squadra che affronta l’Italia e la Juve a cosa pensa? A come togliere spazi e libertà a Pirlo. Verratti può aiutarlo, come all’Europeo lo aveva aiutato De Rossi».
Che è ancora più un uomo chiave, ora che Prandelli chiede anche in corsa un rapido passaggio dalla difesa a quattro alla difesa a tre.
«E’ il pane di Daniele: lo ha già fatto sia in Nazionale che con la Roma. Buona idea tattica: un valore aggiunto per la protezione della difesa».
E là davanti?
«Là davanti mi fido di Balotelli e di Cassano. Di Mario ci si può fidare perché arriva a questo Mondiale non spremuto e adesso deve solo goderselo. E perché nei momenti decisivi lui c’è sempre stato e io ne ricordo sempre uno, quel giorno a Parma quando vincemmo lo scudetto: i gol li fece Ibra, ma lui per 70’ su un pantano giocò da esterno come Garrincha».
E’ vero che a livello di testa il meglio lo dà in Nazionale?
«A me sembra che sia da un po’ che la testa di Mario non fa scherzi: se a voi rubano il telefonino cosa fate, ringraziate il ladro o provate ad inseguirlo?».
E perché fidarsi di Cassano?
«Perché il Mondiale per lui era un sogno e se l’è preso: ora deve pensare solo a divertirsi in campo, e farà divertire».
Meravigliato dalla rinuncia a Rossi?
«Si sarà illuso, lo immagino e lo capisco. Però non si può dire che Prandelli non gli abbia dato tutta la fiducia possibile e mi pare difficile che proprio con lui sia stato indelicato o superficiale».
Perché Prandelli può essere una garanzia?
«Perché non si è mai discostato dalle sue idee e oggi la sua è la Nazionale del possesso palla e della qualità anzitutto. Quella che non eravamo noi nel 2006, perché ogni squadra ha la sua filosofia».
Però magari questa non ha il carattere della vostra?
«Però ha Buffon, Pirlo, De Rossi e loro c’erano anche otto anni fa: questo conta. E poi il carattere si costruisce anche strada facendo, ve lo dico io che un po’ me ne intendo».