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 2014  giugno 04 Mercoledì calendario

IL RITORNO DELLE LUCCIOLE

È importante che venga data notizia del ritorno delle lucciole. Perché è una bella notizia, che ha in sé molti significati e che racconta di una memoria non svanita di come è sempre stata la nostra campagna. La segnalazione della loro presenza viene dal bresciano, ma ho fiducia che anche altrove si avvistino in queste tiepide notti di tarda primavera, quando è bello starsene fuori, con la colonna sonora del canto dei grilli e la magia delle lucciole, lumicini volanti che s’accendono e si spengono. Uno spettacolo. Da tanto tempo le lucciole erano praticamente sparite, uccise da un’agricoltura ad alto impatto ambientale che, con loro, avvelena la ricca biodiversità dei campi e delle aree verdi. Ora stanno tornando, se pur un po’ a macchia di leopardo. A volte basta una zona incolta, un po’ di genuina selvaticità. O, ancora meglio, coltivi dove si pratichi un’agricoltura più consapevole e compatibile con l’ambiente. Sono un po’ come le rondini le lucciole: hanno un forte valore simbolico. Da sempre, per San Benedetto, abbiamo cercato nel cielo, ad annunciarci l’arrivo della primavera, lo sfrecciare delle rondini. Parimenti, come preludio dell’estate imminente, abbiamo esplorato il buio della notte, e trovato, il lampeggiare delle lucciole. Poi, l’uso aggressivo e indiscriminato dei pesticidi ha condannato entrambe a un comune destino. Sempre meno rondini e, insieme, niente più lucciole. Brutto segno davvero. Le lucciole, come del resto le rondini, sono penetrate nella nostra cultura. I bambini la sera ne mettevano una sotto un bicchiere sperando di trovare al mattino una moneta al suo posto. In Sicilia era detta la candelina del pastore (cannilicchia di picuraro) perché ne illuminava le notti nei pascoli. Ed essendo la famiglia delle lucciole distribuita un po’ in tutti i Paesi a clima tropicale o temperato, ogni popolo aveva, o ancora ha, proverbi e usanze. Dai Boscimani del Kalahari, che ne raccolgono una ventina per imprigionarle in zucche essiccate che usano come lampade magiche, alle donne amerinde che se ne servono per adornarsi i capelli. Si capisce dunque perché il ritorno delle lucciole sia una buona notizia. Avevamo usanze, proverbi, rituali svuotati, non più alimentati dalla fonte che li aveva fatti nascere. E ora tutto si recupera: le lucciole riprendono il loro posto nella natura restituendo, nel contempo, significato alla cultura che le contempla. È un ritorno rassicurante. Ma c’è di più, perché ciò che di positivo sta accadendo alle lucciole, è verosimile stia accadendo anche ad altre specie, sconosciute, provviste solo del nome scientifico. Però questo esercito di militi ignoti è altrettanto importante, per l’integrità e l’equilibrio dell’ambiente. Perché ogni specie ha il suo ruolo e tutte servono. Quanto alle lucciole, grazie alla loro lampante visibilità, potranno svolgere un loro ingenuo ruolo di indicatori biologici attestanti la salute dell’ambiente riconquistato. Non vorrei però che ci montassimo la testa. Perché per ricuperare un ambiente, la sua biodiversità e gli equilibri naturali c’è ancora molto da fare. Ricordiamoci (saggezza dei proverbi) che una rondine non fa primavera. E nemmeno un po’ di lucciole sparpagliate a macchia di leopardo.