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 2014  giugno 04 Mercoledì calendario

IL RAGAZZO PARAPLEGICO CHE INAUGURA I MONDIALI CON LE GAMBE ROBOT

«Un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità» è la bellissima frase pronunciata da Neil Armstrong. Sembrava scritta in anticipo, da chissà quale poeta e invece pare che Armstrong l’avesse pensata solo nelle fasi successive all’allunaggio. Sia come sia, il 12 giugno 2014, in occasione dell’inaugurazione dei mondiali di calcio, potremo risentirla, integrata e corretta. Una persona tetraplegica, grazie a un esoscheletro, si muoverà verso il centro campo e simbolicamente, colpirà un pallone, dando così l’avvio sia ai mondiali sia a quella che potrebbe essere una nuova era: il cervello/macchina.
I responsabili di questa storica camminata sono i ricercatori guidati da Miguel Nicolelis, neuroscienziato brasiliano (i nonni sono di origine italiana), appassionato di calcio — non riesce ancora a dimenticare la tripletta di Rossi nel 1982. La rivista Scientific American l’ha classificato tra i 20 più importanti scienziati al mondo. In effetti lui e il suo team sono prima riusciti a far muovere un braccio robotico a una scimmia, Aurora, con la sola modulazione dell’attività celebrale — la scimmia all’inizio era molto dispettosa. Poi — e siamo nel 2008 — per rendere la cosa più spettacolare, hanno situato un camminatore meccanico, cioè due gambe robotiche, costruite per l’occasione, a migliaia di chilometri di distanza dalla scimmia. I segnali neurali di Aurora venivano trasmessi via internet, tornavano poi indietro sotto forma di immagini, così che Aurora poteva veder le gambe meccaniche muoversi. Alla fine, la dispettosa Aurora è stata in grado di pensare con disciplina militare, tanto che il passo di marcia delle gambe meccaniche risultava stabile — l’avventurosa scoperta è raccontata nel libro di Nicolelis, Il cervello universale , Bollati Boringhieri.
In sintesi, grazie a un dialogo ben sviluppato tra varie discipline, si è capito che l’unità di base del pensiero non può essere il singolo neurone, anzi, al contrario il nostro io e il pensiero che lo struttura è costituito da popolazioni di neuroni, molto plastici, flessibili. Le popolazione di neuroni si comportano, secondo una nota similitudine, come un’orchestra nella quali i singoli strumenti (neuroni) lavorano insieme, producendo una melodia che ora sta diventando possibile registrare, ascoltare e soprattutto leggere, dunque utilizzare. Qui entra in gioco la scommessa di Nicolelis. È possibile cogliere le modulazioni dei neuro motori ancora attivi, per esempio in persone con paralisi e gravi malattie degenerative e tramite interfaccia cervello/macchina (BMI, brain-machine interface) permettere il movimento di un esoscheletro? Pare proprio di sì. Per questo il governo brasiliano ha finanziato un progetto, a cui il gruppo di Nicolelis è affiliato, il «Walk Again Project»: 15 milioni di dollari.
Ora, Nicolelis aveva intenzione di impiantare nella testa del volontario una rastrelliera di qualche migliaio di microscopici elettrodi, proprio al limite tra la corteccia parietale e quella sensoriale. Così il volontario avrebbe non solo comandato le gambe meccaniche come se fossero state sue, ma sarebbe persino stato in grado di sentirle come sue. Davvero: molto di più della prima camminata sulla luna. Tuttavia, i finanziamenti sono arrivati troppo tardi. Ma Nicolelis non s’è arreso: l’evento si farà, ma l’esoscheletro sarà comandato tramite EEG, l’elettroencefalogramma. Ci sono un po’ di polemiche. L’elettroencefalogramma è una tecnologia datata: fu inventata nel 1924, insomma niente di nuovo. Anzi, affermano alcuni neuro scienziati, l’esoscheletro camminerà, sì, ma non per l’attività celebrale. Probabilmente sarà del tutto o in parte preprogrammato. Questo per ora, in futuro si vedrà. La tecnologia c’è, e ci sono anche le suggestioni narrative. Pensiamoci: con i suoi 85 miliardi di neuroni e svariati miliardi di connessioni, il nostro cervello è la cosa più grossa dell’universo. Registrare le modulazioni, la musica dei neuroni, è appunto qualcosa in più di una «semplice» camminata sulla luna. Sarà necessario integrare vari linguaggi — chimica, fisica, filosofia, robotica — e imparare nuove lingue e tonalità. Infine, chissà, diventeremo forse post/umani? Libereremo il nostro cervello dalle ristrettezze, dai vincoli della bruta materia?