Alessandro Trocino, Corriere della Sera 4/6/2014, 4 giugno 2014
LA GAFFE A 5 STELLE SUL GRANO SARACENO
«La pasta italiana è prodotta per un terzo con grano saraceno». La difesa del made in Italy, contenuta nella relazione di una proposta di legge dei deputati 5 Stelle, precipita in una gaffe, con il fantomatico «grano saraceno» (che di regola non si usa per fare la pasta, pizzoccheri a parte) che diventa il nemico straniero da combattere. E con la Rete che sghignazza, tra annunci di crociate contro le antipatriottiche «insalate russe» e «zuppe inglesi», sconforto per l’ennesimo svarione a 5 Stelle e indignazione contro l’enfatizzazione mediatica di un «refuso». In effetti, il primo firmatario, Filippo Gallinella, lo chiama così: «Volevamo scrivere grano straniero. Abbiamo preso la frase dalla Commissione sulla contraffazione: un refuso». Vero. Come il successivo «reati perseguitabili». La relazione incriminata è del 2011, a firma Giovanni Fava (Lega) e Luca Sani (Pd). Avete fatto un copia incolla? E gli altri 14 firmatari non si sono accorti di nulla? «Non so se sono stato io o i collaboratori. Succede. Ce ne siamo accorti e abbiamo chiesto che venisse cambiato agli uffici, ma non è avvenuto». Gallinella — che già ebbe gli onori della cronaca per aver scritto alla voce «stato civile» «italiano», invece di «celibe» — non è esattamente un esperto di bioagricoltura: «Sono laureato in ingegneria meccanica. Ma sono curioso e mi sono divorato tomi da 800 pagine. Ho anche fatto una proposta sul chilometro utile, diverso dal chilometro zero. E comunque lo so: il grano saraceno non è neanche grano, è una specie di cucurbitacea».