Marco Liera, Il Sole 24 Ore 2/6/2014, 2 giugno 2014
L’EFFICACIA DEI TITOLI A TASSO VARIABILE
In gennaio il Tesoro Usa ha emesso i primi T-Bonds della storia a tasso variabile (Floating Rate Notes o Frn). Si tratta di titoli biennali con cedola agganciata al rendimento dei T-Bills trimestrali registrato all’asta più recente, ai quali viene aggiunto un piccolo spread. Sul fronte dei titoli pubblici a cedola variabile gli Usa arrivano con ritardo di decenni rispetto all’Italia, che dal 1991 può contare sulle emissioni di CcT settennali (in precedenza c’erano i CcT con durate tra i due e i 10 anni). E che ai CcT con cedola agganciata al tasso dei BoT dal 2010 ha affiancato i CcTeu, con rendimento legato all’Euribor. Il Governo Usa però è stato uno dei primi a emettere titoli legati all’inflazione (Tips) nel 1997. L’Italia ha esordito sei anni dopo nel mercato dei bond reali (con i BTPei indicizzato all’inflazione dell’eurozona) e dal 2012 ha cominciato a emettere anche titoli con cedola arricchita dall’inflazione italiana del periodo (BTp Italia). L’innovazione finanziaria insomma non è mancata tra gli emittenti pubblici, a vantaggio dei risparmiatori. Questo perché proteggersi dall’inflazione e dalle oscillazioni inattese dei tassi è un’esigenza fondamentale. D’altra parte, la variabilità delle cedole rende entrambe le categorie di titoli un po’ più complicate da interpretare rispetto a quelli a tasso fisso come i BTp e i T-Bond, soprattutto se si decidono gli investimenti in base ai rendimenti a scadenza. Eppure, se si intende l’investimento come protezione dei rischi, i titoli a tasso variabile sono molto più efficaci di quelli a cedola fissa, indipendentemente dalla situazione dei mercati. Abituati a una maggiore stabilità monetaria rispetto alla nostra all’epoca della lira, i risparmiatori Usa hanno avuto storicamente meno bisogno di protezione. Il loro Tesoro esce "furbescamente" con titoli a cedola variabile nel momento in cui è massima la fiducia nei confronti della capacità delle banche centrali di controllare i tassi e l’inflazione. Ma sarà sempre così?
@LieraMarco
Marco Liera, Il Sole 24 Ore 2/6/2014