Mario Pirani, la Repubblica 2/6/2014, 2 giugno 2014
GLI OTTANTA EURO E LA RICOSTRUZIONE DELLA SOLIDARIETÀ
Qualche riflessione sugli ottanta euro che lo Stato ha donato agli italiani. Si tratta di un avvio, piuttosto elementare, di redistribuzione del reddito o di un primo passo di equiparazione salariale? Hanno una qualche ragione di lamentarsi quei sindacati che si sentono tagliati fuori da un aumento generalizzato raggiunto al di fuori di ogni tradizionale trattativa? O, forse, non corrisponde ad alcuna definizione perché fuoriesce da ogni formalismo preesistente ed è meglio ricercarne, in via di fatto, la genesi che ne ha prodotto l’apparizione? Rimettiamoci, quindi, alla natura degli eventi che in questo quadro fanno ricadere al di fuori di ogni qualsivoglia sintesi una iniziativa che evidentemente trova la sua spinta non motivata da una richiesta esplicita pressante. Allora ci troveremmo di fronte a un dato di fatto, sospeso tra un ritorno del passato e un recupero di future speranze. Qualcosa che non nasce da una tradizione recuperata né da una attesa in progress . Per cui il bisogno di far quadrare gli eventi ci è dato dallo squilibrio sempre meno sopportabile tra agiatezza e povertà che legittima nuove forme di protesta politica e di conquista di spazi perduti di ricchezza reale. Di qui il tradursi nell’iniziativa di un governo che si afferma con più del 40% dei voti nell’assegnare quegli 80 euro ad un gruppo definito dei più poveri senza particolari motivazioni. Il silenzio del pensiero storico o dell’analisi matematica è, però, oggi colmato dalle statistiche che proprio in questi giorni l’Istat comincia a diffondere, ad esempio, sul sempre più difficile equilibrio tra i vincoli di spesa e l’efficacia dell’azione del Servizio sanitario nazionale. È questo il crinale principale e decisivo dell’equilibrio tra ricchi e poveri; gli 80 euro non sono, quindi, un’azione di beneficenza “propagandistica”.
«Negli scorsi anni, l’attenzione è stata distratta dalla crisi finanziaria e dalla recessione», afferma il professor Alan Krueger, capo degli economisti di Barack Obama, in un’intervista su l’Espresso, «adesso che l’economia è in ripresa ci si può concentrare sui problemi causati da una diseguaglianza crescente, che ha continuato ad aumentare durante la crisi ed è ormai giunta a livelli così alti da costituire una minaccia per il Paese».
Gli aspetti più gravi si riscontrano sul fronte dell’equità che vede sempre più difficile l’accesso alle cure sanitarie e la sempre maggiore difficoltà delle famiglie nel farvi fronte con mezzi propri. Un indicatore importante al riguardo è costituito dall’abbandono di approfondimenti sulla propria salute da parte dei cittadini. Nel 2012 la quota che vi ha rinunciato si attesta all’11,1%, in maggioranza donne (13,2%, uomini 9%) e, a livello territoriale, la quota è più elevata nel Mezzogiorno (14,8%). I Comuni svolgono un ruolo sempre più gravoso nel sistema di sostegno alle famiglie, con una disomogeneità crescente nella distribuzione dei servizi come gli asili nido, l’assistenza sociale ai disabili, agli anziani, ai non autosufficienti. Il Mezzogiorno continua ad emergere come la zona con maggiori bisogni e minori servizi su tutti i fronti. «L’amministrazione americana — prosegue Krueger — sembra oggi più sensibile a questo tema rispetto ai governi europei, pare un paradosso, visto che l’eguaglianza è uno degli ideali alla base del modello europeo di welfare. Su questo conta il fatto che gli Usa sono usciti prima dalla crisi. Hanno risposto in modo più incisivo e immediato, con provvedimenti che hanno prodotto effetti concreti e una modesta ripresa. L’Europa è rimasta in recessione più a lungo poiché le politiche di austerità imposte ai Paesi del sud hanno peggiorato la caduta della domanda. Queste politiche possono esacerbare le diseguaglianze». Queste ed altre analisi sul disfarsi delle reti di solidarietà ed aiuto ridanno concretezza alle esigenze e al rinnovamento dell’intervento politico, liberandosi dalle vecchie formule sindacal-burocratiche, come stanno cercando di fare i nuovi gruppi che emergono dalle ultime elezioni. Uno sforzo difficilissimo ma meritevole d’appoggio.
Mario Pirani, la Repubblica 2/6/2014