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 2014  giugno 04 Mercoledì calendario

LIQUIDATO

«Si vede che la terra rossa non ha più bisogno di me, sono stato liquidato. Ora passerò un po’ di tempo con la famiglia, poi mi concentrerò sull’erba di Wimbledon» (Roger Federer).

DOMANDE «Una volta a Milanello ho chiesto a Mario se si sentiva di rispondere a qualche domanda. Gli ho detto: andiamo in campo per vincere o per perdere? E per vincere serve o no attaccare e tirare in porta? E poi gli ho detto che per fare questo lui deve stare in area avversaria e non a metà campo, e Balotelli era d’accordo» (Silvio Berlusconi).

REGISTA «Per me Verratti è un regista. Ma nell’ultima amichevole ha cominciato alto, poi basso, poi a sinistra. E per me è stato il migliore dei nostri. Ripeto due parole: sa giocare» (Zdenek Zeman, che ha allenato Verratti al Pescara).

MOSTRA «Ho già vinto un Mondiale a 22 anni, ma vorrei farlo ancora. D’altronde sono tanti anni che non faccio la Champions, mi piacerebbe mettermi in mostra» (Daniele De Rossi).

CASA «Com’è giocare un mondiale in casa? Per noi del ’90 ci furono soltanto dei pro. Eravamo giovani, coraggiosi e con uno splendido rapporto con la gente» (Gianluca Vialli).

CHIASSO «Non è stato facile rimanere concentrati con tutto quel chiasso che facevano i tifosi serbi. Ma io sono stata sempre calma, anche quando l’avversaria ha chiamato il fisio, e non pensavo che avesse granché, sono rimasta concentrata solo sul mio gioco» (Sara Errani dopo la vittoria contro Jelena Jankovic che l’ha portata ai quarti al Roland Garros).

MAI «Qualcuno dice che me la tiro, ma non è così. È che ognuno ha il suo modo di stare in campo e di esultare. Non mi lascio mai andare ai festeggiamenti» (Jiri Kovar, promosso titolare dal ct Berruto nell’Italia 2014).

ANGOLI «Dal mio esordio a oggi c’è stato un cambiamento fisico, estetico. Dal punto di vista del carattere però non mi sento tanto diversa, forse ero più spigolosa e qualche angolo l’ho smussato. Ma la determinazione e la tenacia sono quelle di allora» (Federica Pellegrini).

IMPOSTORE «In fondo ho solo giocato a rugby, ho fatto la cosa che amo. Sono stato in grandi squadre, ho conosciuto campioni e persone eccezionali. C’è gente che nella vita ha fato cose molto più importanti di me. Sono sincero, mi sento un impostore» (il rugbista inglese Jonny Wilkinson, che ha dato l’addio al campo).