Stefano Righi, CorriereEconomia 2/6/2014, 2 giugno 2014
FIRENZE I BANCHIERI DELL’ERA RENZI IL NODO DEGLI ASSETTI PROPRIETARI NEL CREDITO
La prima possibile incarnazione del renzismo nel potere bancario ha il volto affilato di un avvocato grossetano di 48 anni. Umberto Tombari martedì 27 maggio è stato eletto all’unanimità presidente dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, uno dei più potenti centri di potere della città del premier. L’Ente, la fondazione nata dal conferimento degli sportelli della Cassa di Risparmio, controlla poco meno del 4 per cento di banca Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana per numero di sportelli; il 10 per cento della Cassa fiorentina (il 90 restante è in portafoglio a Cà de Sass) e il 17 per cento dell’aeroporto «Amerigo Vespucci» di Peretola. Un crocevia di interessi che da Firenze arrivano a Milano e, ovviamente, a Roma.
A favore dell’individuazione di Umberto Tombari come protorenzista al potere nel mondo del credito giocano alcuni fattori, che proviamo a elencare.
Studio legale
Anzitutto, i fatti. Tra lo studio Tombari Corsi D’Angelo e associati – sede in Piazza Indipendenza a Firenze e uffici anche a Milano in corso di Porta Nuova – e il governo dell’ex sindaco di Firenze, Matteo Renzi, c’è un rapporto di conoscenza e di condivisione, visto che il ministro (renzista) Maria Elena Boschi, 33 anni e delega alle Riforme e ai rapporti con il Parlamento, ha lavorato negli ultimi sette anni proprio nello studio Tombari, dimettendosi solo contestualmente alla nomina a ministro.
Ma il link con il premier non passa unicamente attraverso la conoscenza e la condivisione delle capacità professionali del ministro Boschi. C’è un riscontro più ampio che testimonia dell’aria nuova che, anche a Firenze, sta circolando in queste settimane. Non solo è evidente la spinta di Renzi a Roma o il nuovo sindaco, Dario Nardella, in riva all’Arno. C’è dell’altro: una precisa volontà di cambiamento.
Dualismi rottamati
L’elezione di Tombari ha infatti riproposto il dualismo di una scelta tra ieri e domani, tra vecchio e nuovo. Nella serrata dialettica che ha anticipato il voto per il rinnovo ai vertici dell’Ente le contrapposizioni si sono ricomposte, ai luminari della medicina e agli esperti di credito con alle spalle una solida carriera nella Cassa si è preferito l’uomo nuovo, relativamente giovane anche per l’anagrafe, che certamente lo è nel confronto con altri presidenti di enti analoghi.
Una scelta tutt’altro che scontata in una città dove le lobby di sangue blu e di solidi patrimoni pesano molto. Eppure, una scelta chiara e non equivocabile. Tombari però prende le distanze dall’etichetta di proto-renzista, che rifiuta nella forma, se non nella sostanza. «Cosa vuol dire essere renzista? Francamente non lo so – sottolinea Tombari –. È vero che conosco il premier, ma ci mancherebbe altro, visto che è stato sindaco della mia città. Ho accettato questo incarico con l’unica intenzione di curare gli interessi dell’Ente e di assicurare nel tempo un flusso di erogazioni sul territorio che, negli ultimi anni, si è attestato sui 25 milioni di euro ad esercizio».
Ad allontanarlo mille miglia dal premier c’è invece il tifo calcistico. Tanto Renzi si sgola per la Fiorentina, tanto Tombari tifa per la prima avversaria dei viola, la Juventus campione d’Italia. Una passione che divide con il presidente della Cassa di Risparmio, l’aretino Giuseppe Morbidelli, attento manovratore di molte operazioni che vedono protagonista la cassa toscana e docente di Diritto amministrativo alla Luiss. Eppure, nonostante l’accesa rivalità sportiva, al momento dell’elezione a presidente dell’Ente, tra Renzi e Tombari c’è stato uno scambio di sms: «due battute secche – ammette Tombari sorridendo – di tipo calcistico…».
In città è arrivato a metà degli anni Ottanta, per frequentare la facoltà di Giurisprudenza. Qui si è sposato (ha tre figli, 13, 12 e 5 anni) e da qui ha iniziato la sua attività di docente. Prima come visiting professor in Germania, all’ateneo di Heidelberg, poi per un semestre a Yale, uno dei più importanti al mondo per lo studio del diritto. Il rientro in Italia è coinciso con un primo incarico di ruolo all’Università di Catanzaro, dove è rimasto due anni e mezzo prima di tornare a casa, a Firenze, dove oggi è professore ordinario di Diritto commerciale. La prima cosa che ha fatto al vertice dell’Ente è stato inviare gli auguri per l’ottantesimo compleanno di Giuseppe Guzzetti, l’uomo forte delle fondazioni italiane, presidente dell’Acri e della Fondazione Cariplo: «Non lo conosco ancora, ma so che ha sempre lavorato d’intesa con l’Ente». Perché il renzismo può andare bene o meno, ma l’interesse della fondazione, secondo Tombari, «sta sopra di tutto».