Fabio Cavalera, Corriere della Sera 2/6/2014, 2 giugno 2014
MAZZETTE AI DELEGATI LA GRANDE ACCUSA SUI MONDIALI IN QATAR
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Tutto sommato non ci voleva una mente geniale per pensare che l’unica ragione valida di organizzare i Mondiali di calcio 2022 nei freschissimi deserti del Qatar fosse il profumo delle tangenti. Di altre plausibili motivazioni non ve ne erano. Solo che adesso la ragnatela della corruzione internazionale, per merito del Sunday Times , viene a galla mettendo i signori che governano il football globale con le spalle al muro. Che i grandi eventi dello sport (e non solo dello sport) siano l’occasione buona per chiedere, ottenere e distribuire mazzette di dollari è noto. Ma i disonesti che pagano e i disonesti che intascano hanno sempre quell’abilità criminale di rendere le prove del vizio pressoché impossibili. Questa volta, il domenicale del gruppo Murdoch ha messo mano, o qualcuno ha consentito che mettesse mano, su migliaia di documenti che raccontano la storia del grande inganno. Nelle prossime settimane, promette il Sunday Times , saranno pubblicati i nomi degli ufficiali pagatori del Qatar e i nomi di chi, fra i gentiluomini della Fifa, ha incassato in cambio del voto favorevole all’organizzazione della manifestazione nell’emirato.
Gli inglesi sono amici del Qatar che punta alle banche (Barclays), che ha i grattacieli, i grandi magazzini (Harrods), gli alberghi di lusso londinesi. E la famiglia Al Thani, che guida il piccolo Stato della penisola arabica, ha con i Windsor un rapporto strettissimo. Ma gli stessi inglesi non hanno mandato giù l’affronto di avere perduto la vetrina più affascinante dello sport che si sono inventati. Li volevano per il 2018 e sono finiti a Mosca. Poi nel 2022, la beffa: addirittura in Qatar. Allora, hanno cominciato a menare fendenti. La Fifa è sotto accusa e la prospettiva di una nuova assegnazione non è più peregrina. Carta canta. Così il vicepresidente del governo del calcio, Jim Boyce, si espone con la Bbc : «Non ho difficoltà a indire una nuova votazione». Dipenderà dal rapporto degli ispettori Fifa. Il Mondiale è stato comperato, dice il Sunday Times . E la storia per ridurla all’osso è che Mohamed bin Hammam, presidente dell’Asian Football Confederation fino al luglio 2011 prima della squalifica a vita per corruzione, ha oliato i delegati africani e dell’Oceania per convincerli a regalare «il sogno» al Qatar, che poi è un sogno da 60 miliardi di dollari, tanti ne ha promessi l’emirato per costruire strutture e infrastrutture. Probabilmente molti sapevano e non parlavano. Anche ai vertici. Le tangenti accertate (5 milioni di dollari) sarebbero per ora una briciola nell’oceano di banconote che muove il Mondiale. Ma quel che conta è che il sistema, con le sue appendici di omertà e di complicità, traballa. E non bisogna credere che della combriccola siano stati parte soltanto i delegati più sensibili al richiamo dell’arricchimento facile. La verità, a suo modo, l’ha rivelata qualche settimana fa lo stesso Blatter, presidente della Fifa, che non è uno stinco di santo: «Il campionato del 2022 è andato al Qatar perché sono state fortissime le pressioni di Francia e Germania». Insomma, i delegati africani hanno avuto la parte degli esecutori. I burattinai politici sarebbero in Europa, con buona pace degli inglesi più che mai comprensibilmente euroscettici e che già si agitano. A Westminster, la Commissione parlamentare dello sport chiede a gran voce che la sede del Mondiale 2022 cambi.
Come finirà nessuno lo può dire. Le tangenti ci sono state. E si aggiungono allo scandalo dello sfruttamento della mano d’opera che è già costato la vita a 400 operai impegnati nella realizzazione delle opere in Qatar. Il calcio meriterebbe un teatro che non sia caldo torrido, morte e mazzette. Ma non è sicuro che alla Fifa condividano o siano capaci di un sussulto di dignità .