Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 31/5/2014, 31 maggio 2014
KIEV PAGA I PRIMI DEBITI DEL GAS
L’Europa non può ancora tirare il fiato di fronte al rischio di un’interruzione delle forniture di gas dalla Russia, che Mosca ha minacciato per martedì. La controversia sui pagamenti dell’Ucraina a Gazprom non si è infatti risolta nemmeno ieri, anche se l’incontro di mediazione che la Commissione europea ha organizzato ieri a Berlino non è propriamente fallito: Kiev ha versato un primo acconto di 786,3 milioni di dollari ai russi, destinato a saldare il conto per il gas ricevuto in febbraio e marzo. E le parti si rivedranno di nuovo lunedì pomeriggio a Bruxelles per un tentativo in extremis di riappacificazione. Ma solo se il denaro arriverà davvero, ha avvertito il ministro dell’Energia russo Alexander Novak. Nel weekend gli estratti conto non potranno ancora provare a Gazprom l’esistenza del versamento, effettuato attraverso una banca di New York. E Mosca non si fida. «Dalla fine di febbraio non ci hanno pagato un solo centesimo», si giustifica Novak, finalmente concedendo però di aver visto un «reale interesse» a risolvere la disputa.
«Non si può parlare di una svolta, ma un passo avanti c’è stato», ha dichiarato Günther Oettinger, commissario europeo all’Energia, che sta lavorando per favorire un compromesso risolutivo, non solo per la gestione dei debiti accumulati da Kiev, ma anche – come recita il comunicato da Bruxelles – per definire «i prezzi e gli schemi di pagamento» da adottare in futuro.
La matassa sembra tuttora difficile da sbrogliare. Ancora ieri il premier ucraino Arseniy Yatseniuk ha ribadito che Kiev «non pagherà mai e poi mai un prezzo di 500 dollari per mille metri cubi di gas» e che «questi negoziati finiranno o con un accordo o con l’avvio di un’azione legale». Nello specifico, come già indicato in passato, si tratterebbe di un arbitrato internazionale a Stoccolma.
Il pagamento effettuato ieri da Naftogaz non a caso è limitato agli arretrati di febbraio e marzo: fino ad allora Gazprom non aveva ancora imposto all’Ucraina il prezzo "punitivo" di 485 dollari per il gas, più alto di almeno 100 $ rispetto a quello praticato ad altri clienti. Le condizioni erano al contrario molto vantaggiose: riavvicinandosi a Mosca (e rompendo con l’Unione europea) Kiev aveva strappato un prezzo di favore di soli 268,50 dollari. Tornare a quel livello è ora un traguardo irraggiungibile: ottenere un prezzo di mercato (ed evitare il prepagamento delle forniture) sarebbe già una grande conquista per l’Ucraina. Bisogna tuttavia risolvere anche il problema di come valorizzare i debiti pregressi: un punto cruciale, che probabilmente attende ancora di essere risolto nelle trattative di lunedì.
Fino a poche ore fa Mosca sosteneva che il debito totale era di 3,5 miliardi di dollari, che sarebbero saliti a 5,2 miliardi ai primi di giugno. Inoltre, con l’avallo di Oettinger, insisteva perché le fossero versati non 786 milioni di dollari, bensì 2 miliardi entro martedì (più altri 500 milioni entro sabato prossimo). Altrimenti avrebbe chiuso il rubinetto del gas.
I soldi Kiev li avrebbe anche avuti, grazie al finanziamento del Fondo monetario internazionale. Questa settimana, inoltre, il governo ucraino ha ordinato a Naftogaz l’emissione di bond per 22,27 miliardi di grivne, pari guarda caso a 1,9 miliardi di dollari. Ma prima di pagare sta lottando per ottenere uno sconto.
@SissiBellomo
Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore 31/5/2014