Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 31/5/2014, 31 maggio 2014
LO STAFF CHE NON SI SPIEGA MA LITIGA TRA COACH TIVÙ E FIGURACCE ON LINE
In principio fu il “Codice degli eletti del M5s in Parlamento” a stabilire in dettaglio la questione: “La costituzione di due ‘gruppi di comunicazione’, uno per la Camera e uno per il Senato, sarà definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e scelta dei membri. Ogni gruppo avrà un coordinatore con il compito di relazionarsi con il sito nazionale del M5S e con il blog di Beppe Grillo”.
Erano i giorni convulsi del marzo 2013, i Cinque stelle al 25% e l’invasione di semplici cittadini nei palazzi del potere. Il 18 marzo vennero nominati i due coordinatori: Daniele Martinelli alla Camera e Claudio Messora al Senato, entrambi blogger e attivisti. Martinelli, il giorno dopo, fu intervistato da Repubblica: “Il mio ruolo è difendere i neoeletti, cittadini acqua e sapone, digiuni di stampa – disse –. E poi magari l’ingenuità...”. L’ingenuo fu lui, subito ripreso da Casaleggio e invitato a occuparsi esclusivamente di riprese video, eliminando il profilo facebook per smorzare l’egocentrismo. Martinelli continuò a far di testa sua, e a luglio il contratto non venne rinnovato con la fatidica frase: “Qui sei sprecato”.
Al suo posto andò Nicola Biondo, giornalista dell’Unità, il più metodico nello stabilire procedure e dinamiche via via più ordinate per il Movimento. È stato lui a preparare il documento della discordia, quell’analisi sui comportamenti mediatici dei parlamentari, ma soprattutto sulle strategie dei leader. Una bomba deflagrata grazie alla miccia Silvia Virgulti, la tivù-coach inviata a Roma per allenare i parlamentari e che – interrogata dagli alunni – ha decretato: il cappellino di Casaleggio è stato un disastro.
Biondo, fin qui professionista apprezzato, è finito al centro dell’uragano. Il collega del Senato, Claudio Messora, ieri lo ha pubblicamente bacchettato, rilanciando così: “Quel documento non doveva uscire dalla Camera. Comunque Grillo non si dimette, gli alleati in Europa li decideremo in rete e state tranquilli che nei cessi ci finirà qualcun altro, non noi”. Il riferimento è alle nefaste profezie di Berlusconi, ma ciò che conta è il ritorno saldo sulla scena di Messora, specie in veste europea: le trattative con Farage e la presenza al meeting degli eurodeputati fa ipotizzare un ruolo extraterritoriale per il blogger.
Un passaggio utile a smorzare certe sovrapposizioni. Al Senato lavora anche Rocco Casalino, uomo comunicazione per eccellenza che fin dalla candidatura alle regionali 2012, in Lombardia, ha prestato la sua opera. Diversi M5S hanno periodicamente attaccato l’ex gieffino, tentando di eliminarlo. Momentaccio memorabile fu l’intervista con Daria Bignardi, quando il deputato Alessandro Di Battista si sentì chiedere com’era avere un papà fascista, e Casalino non trovò di meglio che rinfacciare alla conduttrice il “suocero assassino”.
La tempesta fu grande, ma Casalino vanta serie abilità diplomatiche, e ha mantenuto un ruolo di generico responsabile comunicazione per il Movimento. Ora si dovrà decidere se affidargli formalmente il Senato, o se creare un’unica struttura per entrambe le Camere, evitando poteri contrapposti e guerre tra un’aula e l’altra. In più, al Senato si segnalano le incursioni di Nick Il Nero, il videomaker che pochi giorni fa rintuzzava il sindaco di Parma, Pizza-rotti, invitato a camminare da solo anzichè criticare i vertici. Alla nomina di Nick, la deputata (e conterranea) Giulia Sarti minacciò le dimissioni. Ma poi prevalse lo spirito di gruppo. Quello che ora, tra delusioni elettorali e decisioni ferali, comincia a scarseggiare.
Chiara Paolin, Il Fatto Quotidiano 31/5/2014