Giorgio Ponziano @gponziano, ItaliaOggi 31/5/2014, 31 maggio 2014
STRADE, RAMAZZANO I CARCERATI
Strade pulite? Ci pensano i carcerati. Comuni e direttori di istituti di pena cercano di arrangiarsi, i primi sono alle prese con bilanci sempre più magri, i secondi tentano di contribuire al reinserimento dei detenuti anche perché la statistica indica un abbattimento della recidiva quando i carcerati lavorano. In un Paese spesso preda del lassismo e del nonfare meritano attenzione le iniziative che tentano di incidere in qualche modo sulla vita carceraria, tra l’altro senza esborsi significativi. Si tratta anche di una (parziale) risposta alle insoddisfacenti condizioni di vita all’interno delle prigioni. Ovvero in attesa dei piani per nuove carceri e di improbabili (e ingiuste) amnistie si può incominciare comunque a lavorare su progetti in grado di aiutare chi ha sbagliato a non ricadere nell’errore, insegnandogli un lavoro.
Proprio in questi giorni in cui è scaduto l’ultimatum dell’Europa per le cattive condizioni di vita nelle celle senza che sia stata data una risposta, può essere utile alzare il velo su quanto alcune mosche cocchiere stanno facendo. Come a Massa, dove il direttore del carcere, il sindaco e il presidente dell’Asmiu, l’azienda che raccoglie i rifiuti, si sono messi attorno a un tavolo e concordato che i servizi utili fanno bene a tutti. Così i detenuti sono stati dotati di scope e paletta, senza incontrare l’ostilità dei sindacati. «Questi operatori non tolgono lavoro a nessuno - dice l’ad di Asmiu, Federico Orlandi -. Si occupano di attività che, comunque, l’azienda non eseguirebbe come la pulizia di caditoie e tombini, manutenzione dei cigli stradali, e garantiscono un servizio in più per la cura del territorio. In questi mesi di avvio del servizio ho verificato personalmente con quanta serietà e scrupolo gli operatori stanno svolgendo il lavoro». «Lo sforzo - aggiunge il vicesindaco Uilian Berti- è avere una città più pulita, più decorosa e più bella».
L’Anci, l’associazione dei Comuni, e il dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia hanno firmato un protocollo per favorire queste iniziative. Anche il ministro dell’Ambiente e quello della Giustizia hanno sottoscritto nei giorni scorsi un accordo che prevede che i detenuti potranno essere inseriti nei parchi nazionali per attività di pulizia e conservazione dell’ambiente.
Si tratta di passare dalle buone intenzioni ai fatti. «Il lavoro - spiega la direttrice del carcere di Massa, Maria Martone - è importantissimo per il percorso riabilitativo dei detenuti. Questo perché consente l’acquisizione di competenze e conoscenze professionali che sono utilmente spendibili, una volta scontata la pena, per un reinserimento sociale e lavorativo. Ma anche perché è molto più educativo trascorrere il tempo producendo qualcosa, che passarlo in cella. Senza dimenticare che permette pure di accusare molto meno il sovraffollamento delle carceri».
Anche a Gazzi, provincia di Messina, scopa in mano ai detenuti. Le strade non sono mai state così pulite. Tutti contenti, i cittadini, il sindaco, il direttore del carcere: «Noi siamo tutti i giorni costretti a confrontarci con la nostra impotenza rispetto a quello che è il nostro obiettivo: il reinserimento della società dei detenuti – dice il direttore del penitenziario, Calogero Tessitore - Purtroppo siamo costretti ad assistere ad una percentuale preoccupante di gente che rientra in carcere perché non riesce a integrarsi nella società dopo la reclusione. Oggi abbiamo finalmente la possibilità, nel nostro piccolo, di fare qualcosa , iniziando a utilizzare i detenuti per lavori utili alla società a titolo gratuito, solo con la dovuta assicurazione».
Comune e carcere anche a Chiavari hanno siglato un accoro per «il recupero di soggetti in espiazione di pena, che verranno impiegati in attività di pulizia e manutenzione di rivi, strade e spazi verdi cittadini e di pulizia delle spiagge». Sempre il Liguria, a Genova, nel carcere di Marassi è in corso un esperimento che coinvolge 12 detenuti, che in tuta da lavoro e con una pettorina su cui è scritto “Un amico a Staglieno”, tengono puliti, oltre al camposanto monumentale, le gallerie storiche monumentali, i giardini, il campo partigiani e un boschetto. Ricevono 450 euro al mese. A sorvegliarli c’è solo un agente della penitenziaria che li accompagna con un mezzo del carcere. «Sono fermamente convinto», dice il direttore Salvatore Mazzeo, «che implementare i lavori socialmente utili sia la strada da seguire. Ma bisognerebbe che programmi come questi fossero un patrimonio fruibile dalle carceri prima ancora che il detenuto entri in cella. Occorre evitare di guardare al carcere come la soluzione di tutti i problemi. Per la società è un investimento: se faccio lavorare un detenuto, non solo lo pago ma creo i presupposti per il suo reinserimento. È dimostrato che chi usufruisce del regime di semilibertà o di pene alternative delinque di meno rispetto a chi rimane in carcere, che registra una recidiva tre volte superiore».
All’interno del carcere di Marassi ci sono comunque altre possibilità di lavoro: la panetteria, la falegnameria dove si costruiscono biliardi e biliardini, un laboratorio odontotecnico in cui si realizzano protesi, inoltre si stampano le magliette di Fabrizio De André grazie a una convenzione con la fondazione gestita da Dori Ghezzi e Bottega Solidale. Mai così puliti anche i parchi di Novara, a cominciare da quelli delle Betulle e dei Merli. I detenuti hanno incominciato ripulendo i rifiuti tra le siepi e gli arbusti e i depositi di rifiuti sotto i cespugli, pulendo i vialetti e i cordoli dalle erbe infestanti, liberando tutte le griglie di raccolta dell’acqua piovana, coordinati da Assa, la spa del Comune di Novara per i servizi di igiene ambientale.
A Venezia è l’azienda multiservizi Veritas a utilizzare detenuti nel lavoro di pulizia delle calli mentre ad Ancona 20 detenuti lavorano in strada accanto ad ex-detenuti e ai dipendenti della multiutility. Commenta l’assessore all’Ambiente, Emma Capogrossi: «Sono state ripulite alcune zone della città, graffiti, sistemate 260 panchine e rimessi apposto i siti archeologici. In questo modo le esigenze reciproche si trasformano in risorse».Infine a Milano è il cappellano del carcere minorile Beccaria ad avere promosso un’intesa col Comune e l’Amsa: ragazzi tra i 18 e i 21 anni puliscono i cimiteri milanesi di Baggio, Bruzzano, Chiaravalle, Greco e Lambrate, Inquadrati con regolari contratti a progetto della durata di un anno. Ambiente pulito e carceri vuote: un piccolo, grande esempio dell’Italia che funziona.
Giorgio Ponziano @gponziano, ItaliaOggi 31/5/2014