Paolo Manzo, La Stampa 31/5/2014, 31 maggio 2014
DOPO LO JABULANI VOLANTE IL PALLONE CERCA STABILITÀ
Che Mondiale sarà ma, soprattutto, con che pallone saranno costretti a giocarlo gli azzurri? Dopo lo Jabulani - definito «orribile», «soprannaturale» e «imprevedibile» da molti addetti ai lavori per il suo continuo zigzagare non appena s’alzava in volo – come sarà Brazuca, il pallone della Copa brasileira?
Julio Cesar, portiere della Seleção, ha detto che va molto meglio della palla usata in Sudafrica («È quasi perfetta»), mentre la Fifa, che l’altroieri ha presentato Brazuca Final Rio, la variante coi colori verde-oro che sarà usata in finale, ha rassicurato tutti dicendo che il nuovo pallone Adidas, al dodicesimo mondiale consecutivo come fornitore ufficiale, è stato testato per due anni e mezzo, provato da trenta squadre tra cui il Milan e seicento giocatori, Lionel Messi compreso.
Basterà? Di certo si tratta di un modello rivoluzionario perché, per la prima volta, un pallone sarà composto da solo sei pannelli di cuoio. Nelle edizioni precedenti non si era mai arrivati a tanto. Fino al 2002 si usavano i tradizionali 32, tutti cuciti assieme a mano.
La prima modifica radicale fu a Germania 2006, dove i pannelli scesero a 14 e alle cuciture s’affiancò l’incollatura termica. Quando Grosso spedì alle spalle di Barthez il pallone che ci garantì il Mondiale a tutti la palla sembrò «perfetta» non solo per l’immensa gioia ma anche per l’uniformità della sua superficie, liscia come il marmo. Se l’estetica era migliorata, però qualcuno si era già lamentato per i suoi strani movimenti in volo, lamentele che s’accentuarono poi con La jabulani, che di pannelli ne aveva otto.
Adesso Brazuca ne ha sei. C’è da fidarsi o meno pannelli significa più instabilità? A rassicurare e svelare il segreto è Takeshi Asai, direttore dell’Istituto di salute e scienza sportiva dell’Università di Tsukuba, in Giappone, che da tempo studia Brazuca con l’ausilio della galleria del vento: «Il minor numero di pannelli non è un problema perché le cuciture, molto più profonde della Jabulani, sono il segreto della grande stabilità di questa sfera».
La tecnologia usata per camera d’aria e carcassa, poi, sono le stesse del pallone usato in Champions League. Un’altra garanzia che, stavolta, Adidas dovrebbe aver fatto le cose per bene.
Paolo Manzo, La Stampa 31/5/2014