Corrado Zunino, la Repubblica 31/5/2014, 31 maggio 2014
GLI APPALTI A DUBAI I LAVORI AL SENATO GLI UOMINI DELLA CRICCA NON SI SONO MAI FERMATI
ROMA.
La cosa che colpisce dei “Grandi eventi”, il secondo scandalo nazionale per gravità dopo Tangentopoli, decisivo per affossare la Repubblica cresciuta attorno a Silvio Berlusconi, è che la cricca che lo ha allestito è stata arrestata, disarticolata, i loro beni sono stati sequestrati, eppure non è stata fermata. È ancora in attività, e in molti casi prima dei sequestri preventivi — 13 milioni solo al boss, l’ingegner Angelo Balducci — ha messo via denaro in Lussemburgo o lo ha investito in immobili intoccabili: «L’illecito arricchimento patrimoniale di Balducci è stato rilevantissimo», ha scritto un gip.
Diego Anemone, oggi 43 anni, uno che a ventotto era un palazzinaro di borgata (Fidene, Settebagni) e a trentotto l’assegnatario in esclusiva degli appalti pubblici governati dall’ingegnere (il G8 della Maddalena, i Mondiali di nuoto del 2009), ha ricevuto commesse per 450 milioni e ne ha reinvestiti duecento nel suo Salaria Sport Village. Anemone non ha mai parlato con i magistrati e ha confidato a Enzo Beretta, autore di “Romanzo immobiliare”: «Il lavoro è fatto di rapporti, avrei tante cose da raccontare, ma non lo farò mai».
Anemone, un rete di relazioni impressionante che emerse con il sequestro della sua agenda, oggi ha dieci processi da affrontare per corruzione della pubblica amministrazione — inanellati in soli quattro anni e con gli allegati per le evasioni fiscali —, eppure lavora ancora. Non più appalti pubblici italiani, area dove è sostanzialmente bruciato, ma appalti pubblici in Senegal. E poi lavori, privati e pubblici, a Dubai, in Moldavia. Su queste strade ce lo ha portato, ancora, la politica italiana, che ha scelto di non tradire: «Conosco a memoria le 75 mila pagine del processo Grandi eventi, i faldoni occupano un’intera libreria del mio avvocato, e lì dentro non ci sono soltanto io», è l’avvertimento.
I nonni dell’imprenditore edile romano erano contadini di San Giorgio di Pesaro e abitavano in una casa colonica vicina a quella dei nonni di Balducci. «Molti anni dopo le famiglie si sono ritrovate a Roma e decisero di lavorare insieme». Il grand commis pubblico iniziò a girare appalti all’amico e al fratello Daniele. Di più, posizionò in due società dell’amico i figli, così da ingrassare se stesso. Nei primi giorni di reclusione andò a trovare Diego, matricola 98876 a Regina Coeli, il padre, che in gioventù gli aveva negato il sogno del calciatore (era una promessa dell’Atalanta). Per chiudergli il lucchetto sulla bocca, nella sala colloqui il vecchio Anemone ha detto al figlio prediletto: «Non dimenticare mai chi sei, un uomo con le palle. Pensa a tua moglie, ai tuoi due figli, ai dipendenti e alle persone che ti vogliono bene».
Anche Balducci, recluso nelle sue nove residenze a seconda delle stagioni (una villa l’ha affittata come resort per turisti, altri nove immobili sono intestati alla famiglia), continua a tacere. Del rapporto dell’ingegner Balducci con il geometra Anemone il costruttore Francesco Piscicelli, collaboratore prima della spartizione alla Ferratella e poi della procura, ha rivelato: «Anemone era il falegname inventato da Balducci, gentiluomo di sua santità. Lo metteva dovunque e gli affidava la gestione del denaro da destinare ai politici. Se parla Balducci, viene giù la Seconda Repubblica ». L’ingegnere si è dimesso dalla presidenza del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, ma in carcere sono andati a trovarlo settanta parlamentari. Quattro funzionari della Ferratella, il luogo della Protezione civile dove si costruivano gli appalti truccati, sono invece rimasti all’interno del ministero nonostante rinvii a giudizio e processi. Tra questi, il commissario dei Mondiali di Roma 2009, Claudio Rinaldi.
L’architetto Angelo Zampolini, che a Perugia ha patteggiato undici mesi di reclusione per favoreggiamento, in silenzio ha appena rifatto la facciata del Senato. Un appalto pubblico. Il capo (travolto) della Protezione civile, Guido Bertolaso, è tornato medico tropicalista e dal sud del Sudan ha raccontato la sua storia da vittima: non ha convinto i giudici che gli hanno negato il rito abbreviato per i massaggi della brasiliana Da Silva Medeiros. L’inchiestone “Grandi eventi” si è frammentato in tanti rivoli. A Firenze hanno già sentenziato in primo grado per il Palazzo dei Marescialli (colpevoli Balducci, Piscicelli e Fabio De Santis, che si è dato alla ristorazione). A Perugia sono rimasti quattro indagati. Il grosso del processo è tornato a Roma, dove sono stati già assolti Balducci e Rinaldi per gli abusi edilizi delle piscine mondiali. E dove, tra il 2016 e il 2020, matureranno le estinzioni dei reati.
ROMA.
La cosa che colpisce dei “Grandi eventi”, il secondo scandalo nazionale per gravità dopo Tangentopoli, decisivo per affossare la Repubblica cresciuta attorno a Silvio Berlusconi, è che la cricca che lo ha allestito è stata arrestata, disarticolata, i loro beni sono stati sequestrati, eppure non è stata fermata. È ancora in attività, e in molti casi prima dei sequestri preventivi — 13 milioni solo al boss, l’ingegner Angelo Balducci — ha messo via denaro in Lussemburgo o lo ha investito in immobili intoccabili: «L’illecito arricchimento patrimoniale di Balducci è stato rilevantissimo», ha scritto un gip.
Diego Anemone, oggi 43 anni, uno che a ventotto era un palazzinaro di borgata (Fidene, Settebagni) e a trentotto l’assegnatario in esclusiva degli appalti pubblici governati dall’ingegnere (il G8 della Maddalena, i Mondiali di nuoto del 2009), ha ricevuto commesse per 450 milioni e ne ha reinvestiti duecento nel suo Salaria Sport Village. Anemone non ha mai parlato con i magistrati e ha confidato a Enzo Beretta, autore di “Romanzo immobiliare”: «Il lavoro è fatto di rapporti, avrei tante cose da raccontare, ma non lo farò mai».
Anemone, un rete di relazioni impressionante che emerse con il sequestro della sua agenda, oggi ha dieci processi da affrontare per corruzione della pubblica amministrazione — inanellati in soli quattro anni e con gli allegati per le evasioni fiscali —, eppure lavora ancora. Non più appalti pubblici italiani, area dove è sostanzialmente bruciato, ma appalti pubblici in Senegal. E poi lavori, privati e pubblici, a Dubai, in Moldavia. Su queste strade ce lo ha portato, ancora, la politica italiana, che ha scelto di non tradire: «Conosco a memoria le 75 mila pagine del processo Grandi eventi, i faldoni occupano un’intera libreria del mio avvocato, e lì dentro non ci sono soltanto io», è l’avvertimento.
I nonni dell’imprenditore edile romano erano contadini di San Giorgio di Pesaro e abitavano in una casa colonica vicina a quella dei nonni di Balducci. «Molti anni dopo le famiglie si sono ritrovate a Roma e decisero di lavorare insieme». Il grand commis pubblico iniziò a girare appalti all’amico e al fratello Daniele. Di più, posizionò in due società dell’amico i figli, così da ingrassare se stesso. Nei primi giorni di reclusione andò a trovare Diego, matricola 98876 a Regina Coeli, il padre, che in gioventù gli aveva negato il sogno del calciatore (era una promessa dell’Atalanta). Per chiudergli il lucchetto sulla bocca, nella sala colloqui il vecchio Anemone ha detto al figlio prediletto: «Non dimenticare mai chi sei, un uomo con le palle. Pensa a tua moglie, ai tuoi due figli, ai dipendenti e alle persone che ti vogliono bene».
Anche Balducci, recluso nelle sue nove residenze a seconda delle stagioni (una villa l’ha affittata come resort per turisti, altri nove immobili sono intestati alla famiglia), continua a tacere. Del rapporto dell’ingegner Balducci con il geometra Anemone il costruttore Francesco Piscicelli, collaboratore prima della spartizione alla Ferratella e poi della procura, ha rivelato: «Anemone era il falegname inventato da Balducci, gentiluomo di sua santità. Lo metteva dovunque e gli affidava la gestione del denaro da destinare ai politici. Se parla Balducci, viene giù la Seconda Repubblica ». L’ingegnere si è dimesso dalla presidenza del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, ma in carcere sono andati a trovarlo settanta parlamentari. Quattro funzionari della Ferratella, il luogo della Protezione civile dove si costruivano gli appalti truccati, sono invece rimasti all’interno del ministero nonostante rinvii a giudizio e processi. Tra questi, il commissario dei Mondiali di Roma 2009, Claudio Rinaldi.
L’architetto Angelo Zampolini, che a Perugia ha patteggiato undici mesi di reclusione per favoreggiamento, in silenzio ha appena rifatto la facciata del Senato. Un appalto pubblico. Il capo (travolto) della Protezione civile, Guido Bertolaso, è tornato medico tropicalista e dal sud del Sudan ha raccontato la sua storia da vittima: non ha convinto i giudici che gli hanno negato il rito abbreviato per i massaggi della brasiliana Da Silva Medeiros. L’inchiestone “Grandi eventi” si è frammentato in tanti rivoli. A Firenze hanno già sentenziato in primo grado per il Palazzo dei Marescialli (colpevoli Balducci, Piscicelli e Fabio De Santis, che si è dato alla ristorazione). A Perugia sono rimasti quattro indagati. Il grosso del processo è tornato a Roma, dove sono stati già assolti Balducci e Rinaldi per gli abusi edilizi delle piscine mondiali. E dove, tra il 2016 e il 2020, matureranno le estinzioni dei reati.
Corrado Zunino, la Repubblica 31/5/2014