Stefano M. Torelli, Sette 30/05/2014, 30 maggio 2014
CARCERI PIENE DI FUMO
Le carceri tunisine scoppiano? Uno dei problemi alla radice della questione è legato a una controversa legge che stabilisce le pene per la detenzione e l’uso delle droghe, anche quelle leggere: la legge 52 del 18 maggio 1992. Secondo tale legge, i consumatori e i possessori di droghe sono soggetti a una pena quantificabile fino a 5 anni di prigione e una multa che può superare i 1.500 euro (in un Paese in cui uno stipendio medio è inferiore anche di sei volte rispetto a tale cifra). Secondo un report rilasciato da poco dalle Nazioni Unite, in Tunisia vi sarebbero circa 13.000 persone in carcere e in attesa di giudizio: di queste, più della metà sono persone accusate di reati connessi alle droghe leggere. Allo stesso modo, dei circa 11.000 detenuti, un terzo sarebbero coloro che sono dietro le sbarre per reati di questo tipo. Il dibattito politico – e nella società – intorno a questo tema è diventato molto sensibile negli ultimi mesi, dal momento che sono in molti a strumentalizzare la questione per fini politici, così come vi sono posizioni molto diverse circa la necessità di abrogare o meno la legge che definisce le pene per il possesso di marijuana. Da poco è stata fondata un’associazione, il cui nome è Al-Sajin 52 (“Il prigioniero 52”, appunto con riferimento al numero della legge in questione), che è nata grazie all’attivismo della società civile e il cui scopo è quello di arrivare a una revisione della legge e riaprire il dibattito sulle dure pene che vengono inflitte ai consumatori di droghe leggere. L’associazione specifica che il suo obiettivo non è quello di incitare al consumo delle droghe leggere, ma piuttosto di far riflettere su come le misure detentive – e repressive – previste dalla legge per i trasgressori possano essere fin troppo sproporzionate al tipo di reato. La polemica si è riaccesa lo scorso maggio, dal momento che Aziz Amamy, uno dei leader di Al-Sajin 52, è stato arrestato alla Goulette, quartiere di Tunisi, proprio con l’accusa di consumo di marijuana. Dopo il suo arresto, si sono moltiplicati gli appelli (foto) al primo ministro Mehdi Jomaa affinché si renda disponibile a ridiscutere la legge e sono nati diversi appelli anche online, tra i quali due dei più seguiti sono gli hashtag su Twitter #loi52 (“legge 52”) e A_BAS_LOI52 (“giù la legge 52”). In un momento così delicato e dinamico come quello che sta attraversando la Tunisia, in pieno processo di transizione democratica, anche questo tipo di battaglie possono avere più eco.