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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

COSTI ALLE STELLE E ATTESE SENZA FINE LE ADOZIONI SONO CROLLATE DEL 30%


ROMA — Mesi di tensione e poi la gioia: sono arrivati i bambini congolesi, ne sono arrivati trentuno tutti assieme e quella felicità che abbiamo visto negli occhi dei piccoli e dei loro genitori ha rilanciato il tema delle adozioni internazionali. Ma non sono tutte rose e fiori. Di bambini in attesa ce ne sono altri sette dal Congo, le pratiche sono ultimate e manca solo il passaggio finale, e 130 che dovranno aspettare ancora, stando ai soli numeri che riguardano il Congo. Ma le adozioni internazionali in questo momento in Italia sono in profonda crisi. Negli ultimi anni le richieste sono crollate del 30 per cento. Il rapporto della Cai, la Commissione adozioni internazionali che dipende dalla Presidenza del Consiglio, realizzato con il contributo dell’Istituto degli Innocenti, ha registrato 2825 bambini stranieri adottati nel 2013. Nel 2010 erano 3241, nel 2006 quasi seimila.
Vero è che c’è la crisi economica e anche la natalità è ai minimi storici ma sembra che le coppie, dice Marco Griffini, presidente di uno dei maggiori enti accreditati, l’Ai.Bi., «non vedano più l’adozione internazionale come una possibilità di diventare madre e padre». I costi sono alti, si va dai 20 ai 30 mila euro, con tempi di attesa dai quasi tre anni della Russia ai cinque anni e mezzo della Lituania. Ci sono le spese vive per restare nel Paese per il tempo richiesto dalle autorità, che può arrivare fino a due, tre mesi, in più l’onorario dell’avvocato, ma soprattutto un «approccio culturale negativo che penalizza i genitori adottivi e li vede non come risorse, ma come gente che desidera egoisticamente un figlio». In Italia ci sono 4 milioni di coppie sterili, il ricorso all’inseminazione artificiale aumenta, l’adozione internazionale cala. Perché?
Il presidente di Ai.Bi. denuncia la «via crucis per ottenere l’idoneità che va dagli infiniti colloqui dei servizi sociali allo sbarramento del Tribunale dei minori»; la «giungla degli enti autorizzati, sono 66 e occorre diminuirli drasticamente»; «la deregulation totale per cui ognuno fa pagare quello che vuole e a volte in nero»; «la mancanza di trasparenza e di controlli». In conclusione: «Renzi ha accennato ad una riforma. Non lo dica soltanto, lo faccia», chiede Griffini.
Se non una riforma almeno alcuni ritocchi sono necessari, secondo Maurizio Sammartin, dell’associazione «I Cinque Pani», che vede nei costi troppo alti («le spese devono essere completamente detratte dalle tasse e non al 50 per cento come avviene ora») e nel taglio di risorse al Welfare («i tribunali sono in sofferenza e i servizi sociali non riescono a star dietro in tempi congrui a tutte le coppie») i due nodi da sciogliere. «Gratuità dell’adozione internazionale» è ciò che chiede anche Cristina Nespoli dell’associazione Enzo B. Era sull’aereo che è atterrato mercoledì, stava in Congo da una decina di giorni a seguire le famiglie. «Esiste la gratuità per il parto in ospedale, per le adozioni nazionali e per l’inseminazione artificiale. Perché i genitori adottivi di bambini stranieri devono pagare di tasca loro? Tutti i genitori sono uguali. La Cai deve tornare ad essere protagonista di una politica di rilancio delle adozioni internazionali».
Si è messa subito al lavoro, in questo senso, lo assicura la stessa Nespoli, la nuova presidente della Commissione, Silvia Della Monica, ex magistrato e parlamentare del Pd. Anche lei era sull’aereo dal Congo. «Ho assolutamente intenzione di ridare alla Cai un ruolo centrale — spiega la presidente —. Ci sono molte cose che vanno riviste e il mio modo di lavorare sarà discutere con tutti. Ma attenzione: la via non è quella dell’abbassamento delle garanzie e delle tutele a protezione del minore. Le procedure vanno snellite, ma non svincolate dai tribunali. I controlli sugli enti vanno aumentati e il loro numero diminuito, ma sulla base della qualità non solo della quantità. Cercherò di lavorare sui tempi morti, di raggiungere accordi più stringenti con i Paesi, tanto più che l’Italia garantisce un’adozione di qualità. Abbiamo aderito alla Convenzione dell’Aja per superare il fai-da-te che c’era prima e in quest’ambito dobbiamo rimanere. Ma per farlo
occorrono nuove risorse per il Fondo, mi batterò per ottenerle».