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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

L’ITALIA VISTA DA FARAGE: UNA COLONIA DELLA GERMANIA

Era il 5 agosto 2013, Europee ancora lontane. E Nigel Farage già guardava con un certo interesse a Beppe Grillo. Tanto da concedergli sul blog una lunga e interessante intervista. Domanda: in Italia il M5S vorrebbe promuovere un referendum sull’euro, è una soluzione rischiosa? Risposta del leader Ukip: «Quando sento che il Movimento 5 Stelle crede che si debba chiedere alle persone cosa pensino posso solo dire: Urrà! Urrà! Bene! I nostri politici impongono il loro volere su di voi in Italia, su di me nel Regno Unito e guarda che disastro hanno combinato».
Forse era passata inosservata o era stata sottovalutata. Così, quando pochi giorni fa Nigel Farage, fresco di trionfo in patria, si è preso il gusto di esternare il suo desiderio di incontrare e «scoprire» Beppe Grillo perché «possiamo avere molte cose in comune» ha detto una piccola bugia. Per carità, comprensibile, da quel politico consumato che è: però, lui Beppe Grillo lo conosceva già bene. Eccome: quella intervista è un ammiccamento, è una prova generale di ipotetiche «larghe intese» fra partiti e movimenti antieuropeisti.
Il Nigel Farage-pensiero trova, il 5 agosto 2013, un palcoscenico nuovo: l’orizzonte comunicativo dell’ex seguace di Margaret Thatcher è limitato ai pub della campagna inglese. E si capisce. Il suo elettorato, ha ammesso di recente, è prevalentemente «middle class, 65% sopra i 55 anni, 35% sotto».
Il ceto medio del pub, appunto, da conquistare col «pinta a pinta». Ma c’è sempre una prima volta per esplorare altre terre di conquista. Allora Nigel Farage si concede al popolo di internet, addirittura al popolo grillino. E così fa mostra di ragionamenti e prospettive alla ricerca di una sponda, e non da poco, in Italia.
Il cavallo di battaglia, ovvio, è l’Europa. «Io non voglio gli Stati Uniti d’Europa. Voglio un’Europa di singoli Stati nazionali sovrani». Questa, invece, è «un’Europa totalitaria», i tedeschi sono i padroni e l’Italia ha un governo (Letta, all’epoca) fantoccio, è «una colonia della Germania» (lo aveva già urlato nell’aula del Parlamento di Strasburgo nel 2011 e 2012).
Nigel Farage ha una sua interpretazione della storia italiana recente e la espone a Grillo. Berlusconi? Parole al miele. «Si potrebbe affermare che il signor Berlusconi era datato, fuori tempo, ma era comunque il primo ministro italiano eletto dal popolo. Berlusconi aveva commentato con scetticismo la posizione dell’Italia nella zona euro e Van Rompuy (il presidente del Consiglio europeo) su tutti lo ha destituito dal suo ruolo».
Ancora in aula nel 2012 aveva accusato anche Barroso (presidente della commissione Ue) di avere tramato e «abbattuto Berlusconi». E Monti, il successore? Fulmini e saette. «È uno degli architetti dell’euro, uno dei responsabili dell’attuazione di tale fallimento che sta rovinando le vite di decine di miliardi (testuale ndr ) di persone.
Monti ha nominato un gabinetto di ministri, nessuno dei quali aveva legittimazioni democratiche (...) ritengo che quanto è successo in Italia sia assolutamente disgustoso». Conclusione, affidata al blog di Grillo: «Rischiamo di perdere le nostre democrazie e, se guardiamo a quello che è accaduto in Italia, sembra che a voi sia già successo».
Insomma, un Nigel Farage in versione grillina, che si appropria delle bandiere grilline. Che cerca un ponte con Grillo, già dall’agosto 2013. E chissà se l’ha trovato o lo troverà. Perché poi ci sono gli altri punti del Farage pensiero che nell’intervista a Grillo non compaiono ma che compaiono in discorsi e comparsate televisive in patria. Le donne? «Le diseguaglianze hanno una spiegazione biologica. Se vogliono avere successo devono sacrificare la famiglia. O l’uno, il successo, o l’altra, la famiglia». Che scelgano.
L’ambiente? «Basta con le ossessioni sui cambiamenti climatici che affossano l’industria». Gli immigrati? «Permessi di lavoro limitati e alla fine rientro in patria, se necessario con le manette, come per i clandestini. Sarei preoccupato se avessi come vicini di casa famiglie di romeni».
La finanza e la City? «Nessuna tassa sulle rendite finanziarie». I matrimoni gay ? «Disgustosi». I locali di lap dance? «Bellissimi». Il lavoro? «Massima deregolamentazione». Il faro dell’economia? «L’ultraliberismo di Milton Friedman». Lo Stato? «Aborro l’invadenza delle leggi». La droga? «Legalizzare». Populista britannico. Né di destra né di sinistra. Si autodefinisce «un classico liberale». Al furbo Farage piace Grillo. E a Grillo piace Farage?