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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

LE MOSSE BCE E LA LUNGA CODA DELLA CRISI


Gli americani hanno buone ragioni per non disperarsi della contrazione della loro economia nei primi tre mesi del 2014: è il risultato di fattori contingenti e le aspettative per il resto dell’anno indicano crescite trimestrali tra il 3 e il 4%. È però anche il segnale di una certa incertezza: per l’Eurozona, non una notizia da festeggiare. A Francoforte, gli economisti della Banca centrale europea speravano che il 2014 fosse l’anno nel quale l’America si sarebbe tolta definitivamente di dosso i postumi della Grande Crisi, che tipicamente ha creato momenti di stop-and-go. Pare non sia così: la ripresa Usa non è del tutto lineare e questo potrebbe significare che la Federal Reserve (la banca centrale) sarà meno aggressiva nel ridurre la generosità della sua politica monetaria, ancora ai massimi. In aprile, la Fed ha iniziato a discutere i modi nei quali potrebbero in futuro alzare i tassi d’interesse. Ma ora i tempi per intraprendere questo passo potrebbero essere più lunghi. Soprattutto se si rafforzasse — ne ha parlato l’ex segretario al Tesoro Larry Summers — l’idea che l’America del dopo crisi è entrata in una secular stagnation , una stagnazione dovuta a bassi investimenti che deprime ulteriormente il dollaro.
Una valuta americana debole per lungo tempo sarebbe un problema serio per l’Europa. Rispetto alla prima metà di maggio, l’euro si è indebolito rispetto al biglietto verde, da 1,395 dollari a 1,361 di ieri. Una tendenza positiva ma ancora insufficiente per allontanare i pericoli di deflazione, cioè di calo dei prezzi, che preoccupano Mario Draghi e la Bce (una valuta forte non spinge l’inflazione). Dunque, alla prossima riunione del suo Consiglio, il 5 giugno, la Bce procederà probabilmente come previsto, presenterà una serie di opzioni per affrontare il rischio di deflazione: dal passaggio a tassi negativi sui depositi che le banche tengono presso la Bce (per stimolarne l’uso nell’economia) alla riduzione di altri tassi fino all’iniezione di fondi nel sistema accompagnati da misure per favorire i prestiti alle imprese medie e piccole. È che non c’è niente di facile nelle code lunghe delle crisi.