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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

PERISCOPIO


Bene, bravo, grazie. L’odg della Direzione del Pd. Jena. La Stampa.



Renzi è diventato il simbolo del Pse. Monti del Wwf. Spinoza. Il Fatto.



La foto di gruppo del nuovo Stato Maggiore in versione Pellizza da Volpedo, scattata la Notte della Vittoria, cela alcuni renziani dell’ultim’ora, folgorati sulla via di Pontassieve fra il secondo exit poll e la prima proiezione: l’efebico ex bersaniano Roberto Speranza, lievemente scolorito per via della trielina usata per svaporare le ultime macchie di giaguaro; il batrace ex bersaniano Nico Stumpo, opportunamente nascosto dietro una stangona. In prima fila si spellano le mani i giovani turchi, ora neorenziani di mezz’età, Orfini, Verducci e Fassina. Il terzo, non è la moglie di Fassino, ma l’impavido dissidente antirenziano che dava a Matteo «dell’ex portaborse» un po’ «berlusconiano», secerneva «vergogna per l’incontro Renzi-Berlusconi»; e lasciò il governo Letta quando Renzi lo chiamò «Fassina chi?». Ora, opportunamente sedato, esalta «Renzi valore aggiunto», «la chiara leadership» del caro Leader. Marco Travaglio. Il fatto.



Come può un intellettuale (qualsiasi cosa questo sostantivo significhi) prendere una posizione etica e persino pratica, per esempio pro o contro l’utilizzo di un embrione, pro o contro gli Ogm, pro o contro l’energia nucleare, se ignora cosa sia una cellula, un gene o un atomo? Edward Wilson, Lettera a un giovane scienziato. Cortina.



Alle auto blu su eBay io rispondo con delle proposte molto più radicali: veri costi standard nella sanità, passaggio da 9 mila anagrafi a una sola su cloud, eliminazione degli incentivi regionali a pioggia (parliamo di circa 15 miliardi) per liberare risorse vere per la crescita. Corrado Passera. Corsera.



Non si rafforza il paese più debole, indebolendo il paese più forte (la Germania, ndr). Draghi all’ex cancelliere tedesco, il 94enne Helmuth Schmidt. Der Spiegel.



C’è ancora chi riduce lo scontro titanico fra comunisti e socialisti in Italia a una questione di tradimento e di coerenza, di moralità e di immoralità, di difesa e di abbandono di irrinunciabili posizioni, con Craxi dalla parte del diavolo e Berlinguer in quella del santo, con il primo relegato nel girone infernale dei reietti e il secondo innalzato nel paradiso degli incorrotti. Marco Gervaso, La guerra delle sinistre. Socialisti e comunisti dal ’68 a Tangentopoli. Marsilio.



Le prossime manovre finanziarie dei Paesi arriveranno direttamente via fax da Bruxelles, mosse solo dagli interessi dei colossi economici. Questa cosa non mi va bene. Francesco Barana, La Nuova Europa.



Abbiamo visto Holgaland, bellissima ma rovinata dai marciapiedi di cemento tutto in giro nell’isola e una folla di tedeschi che, come arrivano, si mettono a marciare, fanno il periplo, comprano un gabbiano di stoffa e se ne tornano alle lance, felici e cretini. Luigi Serravalli, critico d’arte e scrittore.



C’è il rischio di banalizzare la misericordia divina dando l’immagine, sbagliata, seconda la quale Dio non potrebbe far altro che perdonare. Gerhard Ludwig Muller, responsabile dell’ex Sant’Uffizio. Kronadsblatt, settimanale online della diocesi di Friburgo.



Io sono interessato ai cavalli solo quando si presentano nel piatto sotto forma di pesto, carne cruda macinata e condita. Camillo Langone. Il Foglio.



Quali e quanti variabili di tenerezze e morbidezze e delicatezze milanesi e lombarde, alla incantevole mostra di Bernardino Luini e i suoi figli... Quante dolci e soavi espressività, fra le copiose e adorne Annunciate, Addolorate, Consolate, Incoronate, Intemerate, Beate o Desolate. Magari Oblate o Monacate o Beneficate. Mai però flagellate o sdraiate (come Gesù). Anzi, rigide e trasportate dagli Angeli, tipo Santa Caterina. Ammalate? Attempate? Miracolate? Giammai! Alberto Arbasino. la Repubblica.



L’altra sera a tavola uno schizzo di sugo, maldestramente partito dalla mia forchetta, è decollato e ha raggiunto con scientifica precisione il golf, nuovo, che avevo addosso. Mi è sembrato di sentire l’eco di un «ahhhh!» di costernazione e altri accidenti pronunciati con un netto accento emiliano. Quell’«ahhhh!» di raccapriccio, mille volte l’ho sentito, quando mio padre era vivo; direi quasi ogni volta che ci si sedeva a tavola, e nonostante il suo tovagliolo, generosamente schierato a fare scudo alla camicia. Non c’era niente da fare: mio padre, inviato di guerra ma figlio di gente semplice, a tavola tradiva, dopo tanti giri del mondo, le sue radici popolari. A volte mi portava a cena con i suoi colleghi, e io, bambina, notavo che, alla fine, solo il risvolto della sua giacca portava una «padella» di sugo d’arrosto. Un giorno poi in casa scoprii, nascosto in un cassetto come una reliquia, un libretto dal titolo eloquente: «Smacchiare è facile». Dove si spiegava come con benzina, trielina o candeggina opportunamente dosate, nessuna macchia resista (non si spiegava, però, come reagissero la seta o la lana a simili procedure. Io sospettavo che la macchia sparisse, per lasciar posto a un buco). Così oggi, tanti anni dopo la sua morte, con quella macchia sul golf, mi è sembrato proprio di sentire il suo costernato «ahhhh!». Tanto che mi sono commossa, e ho sorriso, e quasi avrei voluto guardarmi alle spalle. Ma lo so, certo, che non avrei visto niente. Sono invisibili, quei volti cari che silenziosi, ignorati, ci camminano accanto. Marina Corradi. Avvenire.



Un tempo i filosofi sapevano cucinare, oggi gli chef fanno i filosofi. Eva Cantarella, Catone faceva ricette. Feltrinelli.



A Livorno c’è, o c’era, una cappa di chiasso difficilmente sopportabile. Trovandosi l’uno a cinquanta centimetri di distanza dall’altro, vociano come se fossero separati da una montagna, dev’essere l’usanza della gente di mare, ma io ho bisogno di silenzio. Purtroppo io non sono affatto sordo. Afferro il suono del passo di una formica (o magari quello di un indio messicano che è ancora più silenzioso) a trecento metri di distanza. Per me, l’inferno è rumore. Carlo Coccioli, Tutta la verità. Rusconi, 1995.



Il cavalier Impellizzeri Gioacchino avrà avuto un’ottantina d’anni e se li portava benissimo, magro come un chiodo e vestito come un ragioniere. Domenico Cacopardo, Il delitto dell’Immacolata. Marsilio.



C’è un momento della vita in cui devi dire basta anche al tuo orgoglio. Roberto Gervaso. Il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 30/5/2014