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 2014  maggio 30 Venerdì calendario

PUTIN BATTEZZA L’UNIONE EURASIATICA


Sono partiti in tre, aspettando a giugno l’Armenia, entro fine anno il Kirghizstan e poi chissà, l’Ucraina. Ci spera il presidente bielorusso, Aleksandr Lukash enko. «Presto o tardi» anche Kiev dovrà unirsi all’Unione economica euroasiatica creata ieri da Bielorussia, Kazakhstan e Russia: «Abbiamo perduto dei partecipanti per strada - ha detto Lukashenko ad Astana, capitale kazaka -. Sono sicuro che presto o tardi le autorità ucraine capiranno dov’è il loro destino».
Ma neppure lui sembra convinto del tutto. Sul piano economico, Bielorussia e Kazakhstan hanno delle serie riserve: dal 2010 aderiscono al primo stadio della "rimpatriata", l’unione doganale, ma trovano che la Russia interpreti le regole a modo suo riguardo al grado di apertura dei propri mercati. Sul piano politico, la crisi ucraina e l’annessione della Crimea hanno reso tutti più diffidenti sulle intenzioni di Mosca. La firma di Astana è destinata a evocare nostalgie imperiali in queste terre ex sovietiche.
C’è chi vede nel progetto una sfida, la volontà di creare un baluardo all’influenza di Stati Uniti, Cina, Unione Europea, ma ieri il presidente kazako Nursultan Nazarbajev ha chiamato l’unione «un ponte tra Est e Ovest». Vladimir Putin, il vero motore di questo spazio unico commerciale che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2015, ha definito il significato dell’incontro di Astana «speciale e, senza esagerazioni, epocale»: «Oggi - ha detto il presidente russo a fianco di Lukashenko e di Nazarbajev - abbiamo creato un centro di sviluppo economico potente e attraente, un grande mercato regionale che mette insieme 170 milioni di persone. La nostra Unione ha enormi riserve di risorse naturali, inclusa l’energia, che rappresenta un quinto delle riserve di gas mondiale e il 15% di quelle petrolifere». Il prodotto interno lordo dei tre Paesi è di 2.700 miliardi di dollari, assicurati in gran parte (2.000 miliardi circa) da Mosca.
Il trattato di Astana rafforza le basi dell’Unione doganale nata nel 2010. Sulla carta garantirà la libera circolazione di beni, servizi, capitali e forza lavoro fra i tre Paesi, e li vedrà coordinare le politiche che guidano i settori economici principali. Innescando la rivolta del Maidan, l’ex presidente Viktor Yanukovich aveva avviato una marcia di avvicinamento dell’Ucraina all’Unione euroasiatica, rinunciando alla firma dell’Accordo che lo avrebbe portato in direzione opposta, l’associazione alla Ue.
Ma ora a Kiev tutto è cambiato, e proprio ieri il presidente eletto Petro Poroshenko ha annunciato che la parte economica dell’Accordo con Bruxelles verrà firmata subito dopo il suo insediamento, fissato per il 7 giugno, sottolineando che l’integrazione con l’Europa renderà possibile l’adozione di misure contro la corruzione e altre riforme. «La popolazione dell’Ucraina - è scritto in una dichiarazione dell’ufficio di Poroshenko - non può aspettare». La cerimonia di inaugurazione è stata prevista sul Maidan a Kiev, un modo per commemorare le sue vittime ma anche per ricordare agli irriducibili che ancora occupano la piazza che la loro missione è compiuta: per il 7 giugno il Maidan dovrà essere ripulito.
Per quel giorno, il governo ucraino avrà dovuto prendere un’altra decisione cruciale: il rimborso di una parte dei debiti nei confronti di Gazprom, che minaccia di interrompere le forniture a partire dal 3 giugno. La speranza di evitare l’ennesimo confronto sul gas è in una proposta europea di pagare entro oggi 2 miliardi di dollari, e 500 milioni entro il 7 giugno. Mosca sembra d’accordo: l’incontro decisivo è fissato per oggi, russi e ucraini insieme ai mediatori della Ue, a Berlino.

Antonella Scott, Il Sole 24 Ore 30/5/2014